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Dove e quando è morta Maria?

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FRANCISCANOS.ORG - pubblicato il 05/02/17
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Sia chi parla di morte naturale che chi parla di sonno profondo ha buone argomentazioni

Sia chi parla di morte naturale che chi parla di sonno profondo ha buone argomentazioni

Di Fra’ Clarêncio Neotti, OFM

Nel corso della storia, sia i teologi che la pietà popolare si sono divisi sull’idea che Maria sia di fatto morta o si sia solo addormentata e sia stata portata in cielo in corpo e anima dagli angeli. La basilica in suo onore a Gerusalemme si chiama proprio Dormitio Mariæ, e anche uno dei documenti più antichi che abbiamo sugli ultimi giorni di Maria riporta questo titolo. Il dogma dell’Assunzione di Maria, proclamato nel 1950, non è servito a dirimere la questione, affermando che “l’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Il corpo di Maria, elevato al cielo, poteva già essere un corpo glorificato, come quello di Gesù dopo la resurrezione.

Sia chi parla di morte naturale di Maria che chi parla di sonno profondo della Madre di Dio ha buone argomentazioni. I secondi si riferiscono all’Immacolata Concezione di Maria. Se la morte è conseguenza del peccato, Maria, senza peccato e senza ombra di peccato, non poteva morire. I sostenitori di questa teoria ricordano anche che l’immortalità è una caratteristica della Chiesa. Essendo Maria il prototipo della Chiesa, Dio poteva benissimo compiere in lei ciò che farà con la Chiesa alla fine dei tempi, ovvero risuscitare coloro che sono morti. “Noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore” (1 Ts 4, 17).

Chi sostiene la sua morte naturale ricorda che anche Gesù era immacolato e santissimo ed è passato per la morte, destino di tutti i figli di Adamo, porta e parto necessari per l’immortalità. Maria è il modello di tutti coloro che sono stati riscattati da Cristo attraverso la sua morte e resurrezione. Anche Maria, che si è unita a Lui sul Calvario, si sarà configurata a Lui nella morte nella resurrezione. Come lei, senza peccato, è passata per dolore, angoscia e persecuzione, sarà passata anche per la prova più grande, la morte corporale, senza che con questo si affermi che il suo corpo ha subito la decomposizione.

Le due tradizioni sono antichissime. Ai giorni nostri prevale la tesi per la quale Maria è passata per la morte a imitazione di Gesù, ma è ancora e continuerà ad essere una questione aperta. Non siamo neanche certi di dove e quando Maria abbia chiuso il suo percorso terreno. Si sa che nella dispersione degli apostoli Maria ha accompagnato Giovanni, come aveva raccomandato Gesù sulla croce (Gv 19, 16-27). L’apostolo Giovanni migrò verso Efeso, oggi nella zona sud-orientale della Turchia, a circa 600 chilometri da Istanbul. Maria avrebbe terminato i suoi giorni a Efeso. Questa tradizione ha preso corpo dal XVIII secolo con le visioni della tedesca Anna Caterina Emmerick (1774-1824), che in sogno o in una rivelazione “vide” sulla cima della montagna chiamata popolarmente Collina dell’Usignolo, distante 7 chilometri dall’antica città portuale di Efeso, la cappella Meryem Ana Evi (Casa della Madre di Dio), che sarebbe la casa in cui Maria avrebbe vissuto i suoi ultimi giorni. La Emmerick vi si recò, trovò tutto come aveva “visto” in sogno e iniziò a restaurare l’antica cappella-casa di Maria, che ancora oggi i pellegrini possono visitare. Le madri turche, cattoliche e musulmane, visitano continuamente quel santuario per avere un buon parto e fortuna nell’educazione dei figli. Non ci sono ad ogni modo documenti storici che favoriscano questa tradizione, e gli scavi archeologici hanno dimostrato che la cappella è sicuramente successiva al VI secolo.

Un’altra tradizione fa finire i giorni terreni di Maria a Gerusalemme, sul Monte Sion, e la vede sepolta nel luogo in cui oggi si trova la basilica della Dormizione, nella zona della Valle del Cedron, luogo tradizionale di sepoltura. Gli studi archeologici e altri indizi fanno risalire il tumulo all’epoca romana, ovvero al primo secolo della nostra era. Sono stati anche trovati graffiti dei primi cristiani che andavano a onorare il luogo della tumulazione di Maria, così come alcune sepolture giudaico-cristiane. C’è poi la tradizione orale bimillenaria: i cristiani sono sempre andati in quel luogo per venerare il tumulo della Madre di Dio. Non mancano poi resoconti di pellegrini che passavano di là e registravano le proprie impressioni sulla visita e la liturgia celebrata sul posto. Maria sarebbe tornata da Efeso a Gerusalemme, dove abitavano i suoi parenti, quando l’apostolo Giovanni tornò per partecipare al primo Concilio Ecumenico della Chiesa (At 15, 6-29).

Negli anni Sessanta, quasi allo stesso tempo in cui il francescano fra’ Bellarmino Bagatti effettuava gli scavi scientifici accanto al tumulo di Maria, è stato scoperto nella biblioteca del Louvre, a Parigi, un documento in greco che ha permesso di arrivare ad altri documenti, principalmente tre, molto vicini tra sé a livello sia di informazioni che di stile: De Transitu Mariæ (in lingua etiope), Dormitio Mariæ (in greco) e Transitus Mariæ (in latino). Questi testi devono essere datati tra la fine del II secolo e l’inizio del IV, e concordano sul fatto che Maria abbia concluso i suoi giorni a Gerusalemme.

L’ultimo riferimento biblico relativo a Maria si ritrova negli Atti degli Apostoli, quando questi ultimi si trovavano nel cenacolo dopo l’Ascensione di Gesù: “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1,14). Fino all’VIII secolo, il testo greco della Dormitio Mariæ si trovava alla fine della Bibbia, dopo l’Apocalisse. Oggi questo testo è considerato apocrifo, ovvero non appartenente all’insieme dei libri della Sacra Scrittura, e quindi non rivelato, ma di tutto rispetto. Ci si potrebbe chiedere perché la Chiesa non abbia accettato questo testo come rivelato. La risposta è che il suo stile è del tutto diverso, e nel IV secolo, quando si è fissata la canonicità dei libri della Scrittura, il testo mostrava molte aggiunte eretiche e tendenziose contro la divinità di Gesù, la maternità divina di Maria e la Santissima Trinità, e già non si sapeva più quale fosse il testo originale. Quello scoperto ora è precedente a queste aggiunte, e per questo merita qualche credito e, direi, una certa venerazione.

Secondo questo testo e secondo quello intitolato Transitus Mariæ, avremmo questi passaggi: Maria riceve l’annuncio della sua morte e la garanzia di protezione al momento del passaggio; gli apostoli si riuniscono miracolosamente intorno al suo letto; Maria muore a somiglianza di tutti gli esseri umani; durante il funerale, gli ebrei promuovono una manifestazione ostile; dopo la sepoltura segue la resurrezione, e viene portata in cielo. Non possiamo dimenticare che non ci muoviamo in un terreno di fede, ma di pia credenza popolare. In realtà, gli ultimi giorni di Maria e il suo passaggio all’eternità sono avvolti da un velo di mistero che difficilmente la storia o la teologia riusciranno a sollevare.

Quanti anni avrà avuto la Madonna quando è finita la sua vita terrena? C’è un testo antico che dice: “Due anni dopo che Cristo aveva vinto la morte ed era salito al cielo, Maria iniziò a piangere nel rifugio della sua stanza”, ovvero visse i suoi ultimi giorni. Il testo racconta questi ultimi giorni, inclusa la sua assunzione al cielo. Se Maria ha concepito Gesù a 14 anni, ha partorito a 15 (età normale all’epoca in Asia Minore per sposarsi) e Gesù è morto a circa 33 anni, al momento della morte Maria avrebbe avuto 50 anni, la vita media delle donne in quell’epoca e in quella regione.

C’è una tradizione che viene dai primi periodi della Chiesa per la quale, arrivato il momento del transito di Maria, Gesù è venuto a prenderla, accompagnato dagli arcangeli Michele e Gabriele. L’arcangelo Michele è quello che ha vinto Lucifero nel paradiso terrestre (Ap 12,7-9) e ha vinto il drago dalle sette teste che voleva divorare il figlio della donna rivestita di sole (Ap 12,3-5).

Al momento del transito di Maria, ora più di trionfo e vittoria che di morte, nella pietà popolare il grande arcangelo ritorna come per restaurare il paradiso perduto e introdurre in esso, ora celeste, l’umanità intera, rappresentata da Maria Immacolata, vergine, sposa e madre, Madre di Dio. Ritorna Michele, il protettore della Chiesa contro Satana, per accompagnare all’ingresso della gloria colei che è il prototipo della comunità cristiana redenta e santificata.

Ritorna anche con il Cristo glorioso l’arcangelo Gabriele, l’ambasciatore di Dio nell’Annunciazione (Lc 1,26), il testimone della scelta della giovane Maria di Nazareth come Madre del Figlio di Dio, il Messia Salvatore. L’arcangelo, presente all’inizio della storia della salvezza portata da Cristo e nella quale Maria si è coinvolta totalmente, torna nel momento in cui ella termina la sua missione e i suoi giorni sulla terra ed entra gloriosa in seno alla Trinità per essere, nel tempo e nell’eternità, la Madre della Chiesa, la tenerissima regina del Cielo e della Terra.

Maria è stata sempre associata a Gesù (i teologi la chiamano infatti “Socia di Cristo”): associata nel corpo, costituendo un’unità con Lui; associata nella missione redentrice, al punto da essere chiamata “Madre della Redenzione”; associata nella morte e associata per tutta l’eternità nella gloria. Passando per la morte, Maria è diventata per l’umanità la “felice porta del cielo, aperta per sempre”.

 

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]