Alcuni consigli per dominare i momenti difficiliLa collera è una reazione violenta e passeggera di fronte a un fatto, ma non è il fatto in sé a scatenarla, perché è il risultato di un’interazione tra un desiderio e un evento opposto che impedisce la realizzazione del desiderio stesso. La collera, dunque, a prima vista è l’espressione immediata di una frustrazione facilmente identificabile, ma se andiamo più a fondo nell’origine occulta dell’ira scopriamo anche che è l’espressione di una o di varie necessità: mancanza di riposo, mancanza d’amore, mancanza di autoaffermazione, mancanza di sicurezza.
Mancanza di riposo: il bisogno più facile da soddisfare! Spesso gli attacchi d’ira esplodono quando il bambino è stanco e non ha la forza e l’energia necessarie a gestire le proprie emozioni. Unica soluzione: subito a letto!
Mancanza d’amore: una mancanza di attenzione percepita dal bambino come una carenza affettiva è un terreno propizio per generare irritazione. Il bambino non si sente sufficientemente amato, e quindi alla prima opportunità che ha fa tutto il possibile per attirare l’attenzione su di sé. Un bell’abbraccio e delle parole di consolazione fanno tornare tutto alla normalità.
Mancanza di autoaffermazione: vuole fare tutto da solo, trasgredire i limiti posti dai genitori, rifiuta di obbedire… tutti questi atteggiamenti nel bambino sono un modo per dire che esiste e che ha libero arbitrio. Questo sentimento può degenerare rapidamente in un capriccio se non riesce a fare da solo tutto quello che si era proposto o trova un ostacolo o un’opposizione alla sua velleità di superare i limiti. In realtà, si aspetta segni di riconoscimento, parole gratificanti e di incoraggiamento, cerca responsabilità.
Mancanza di sicurezza: alcuni accessi d’ira derivano dal fatto che il bambino si sente perduto se non ha capito bene il processo o il funzionamento di qualcosa o se non riconosce più i propri punti di riferimento. Può allora nascere un senso di malessere o di angoscia che a volte si traduce nelle grida. È nostro dovere, come genitori o educatori, spiegare cosa succederà, dove si va, come funziona un determinato oggetto, senza dimenticare che i nostri bambini non hanno né l’età né la maturità dei loro fratelli maggiori.
Cosa fare per evitare un accesso d’ira?
- Stabilire regole chiare e ferme.
- Avvertire il bambino in anticipo per evitare negoziati. Esempio: vedi un altro episodio di cartoni animati e poi subito il bagno.
- Essere disponibili e presenti per aiutare il bambino quando ha bisogno del nostro aiuto.
- Dare prove d’amore al bambino in base al suo “linguaggio d’amore” (Gary Chapman ha distinto 5 modi per mostrare l’amore, adattabili alla sensibilità del destinatario: contatto fisico, parole di apprezzamento, momenti di qualità, regali e favori) e alle sue necessità.
Cosa fare per calmare un accesso d’ira?
Non bisogna innervosirsi. Si deve gestire la propria ira prima di quella del bambino, perché se madre o padre e figlio, tutti, entrano in uno stato d’ira, la situazione diventa inevitabilmente un incontro di boxe.
- Non entrare in un circolo di violenza, che non fa altro che peggiorare il capriccio del bambino ed esacerba il suo già presente senso di malessere e ingiustizia.
- Cambiare argomento a volte funziona.
- Guidarlo nel suo attacco d’ira con un dialogo benevolo: “Capisco che tu sia arrabbiato perché… ma non è un motivo per…”, il che non impedisce di lasciarlo per un po’ da solo finché non gli passa la rabbia, lasciandogli sempre una via d’uscita: “È meglio per te che resti nella tua stanza per sfogarti, e quando ti sarai calmato puoi venire da me”. Si può andare a cercarlo di propria iniziativa quando i pianti e le grida si sono ridotti per offrire consolazione; in quel momento in genere si è ben accolti.
Vi sento fin da qui: è più facile a dirsi che a farsi! In effetti la nostra integrità di genitori viene messa a dura prova, ma se decidiamo che per il prossimo accesso d’ira proveremo a mantenere la calma, sarà una prima vittoria che necessariamente aprirà le porte a quelle successive.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]