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La Chiesa filippina: la polizia uccide invece di tutelare i cittadini

Vatican Insider - pubblicato il 01/02/17

«Il rapporto di Amnesty International sulle uccisioni compiute dalle polizia e sui sicari a libro paga delle forze dell’ordine nelle Filippine porta alla luce la verità orribile degli ‘squadroni della morte’ che uccidono impunemente, con l’incitamento e il sostegno del Presidente Duterte. Migliaia sono le esecuzioni senza un giusto processo e tanti innocenti sono uccisi solo perchè sospettati di avere a che fare con la droga»: così Shay Cullen, missionario di San Colombano, che vive nelle Filippine dal 1969, noto per il suo impegno sociale e pastorale nella fondazione “Preda”, commenta a Vatican Insider il nuovo rapporto di Amnesty dal titolo «Se sei povero vieni ucciso: esecuzioni extragiudiziali nella guerra alla droga della polizia delle Filippine».  

«Gli agenti – osserva padre Cullen – compiono reati di estorsione, ricatti, omicidi con il pretesto di condurre raid di droga. La situazione è molto grave. Come battezzati, crediamo nella sacralità della vita e della dignità umana e tuteliamo i più poveri. Prendiamo nelle nostre case-famiglie molti giovani per proteggerli e salvarli. Stiamo protestando contro questi omicidi e speriamo che le voci di denuncia abbiano un certo impatto».  

«Il presidente ha detto di voler purificare le forze di polizia dai criminali. Tuttavia è evidente che la polizia è fuori controllo ed è in atto un business su queste esecuzioni dei presunti criminali. È spaventoso e speriamo che questa tragica scia di sangue si fermi al più presto». 

Voci di denuncia e richieste di rispetto di diritti umani si sono alzate nei mesi scorsi da numerosi esponenti della Chiesa filippina, che ha espresso grave preoccupazione per il deteriorarsi dello stato di diritto. Ora il nuovo rapporto di Amnesty, grazie a una serie di circostanziate ricerche e testimonianze raccolte a livello capillare in oltre 20 città filippine, conferma che «negli ultimi mesi la polizia delle Filippine ha ucciso direttamente o attraverso sicari remunerati migliaia di persone per presunti motivi di droga, in un’ondata di esecuzioni extragiudiziali che potrebbero arrivare a costituire crimini contro l’umanità».  

Il documento spiega in dettaglio come la polizia prenda sistematicamente di mira persone povere e indifese in ogni parte del paese falsificando le prove, pagando sicari, derubando le persone uccise e producendo rapporti falsi su scontri a fuoco mai verificatisi. «Persone accusate di consumare o vendere droga sono uccise per soldi in quella che è diventata un’economia degli omicidi», ha spiegato Tirana Hassan di Amnesty International. «La polizia sta violando le leggi che dovrebbe far rispettare e trae vantaggio dalle uccisioni di persone povere che dovrebbe tutelare», prosegue Hassan.  

In una campagna che dura de sette mesi, sono state uccise nel complesso oltre 7.000 persone, al ritmo di mille omicidi al mese, nell’ambito di quella che è stata definita la «campagna nazionale contro la droga», promossa e annunciata di persona dal neo presidente Rodrigo Duterte che, salito al potere, aveva promesso di liberare le Filippine dalla piaga della droga e della criminalità ad essa legata.  

Il rapporto di Amnesty International spiega come la polizia, sulla base di liste di presunti consumatori o spacciatori di droga, entri nelle abitazioni private e uccida persone non armate, persino pronte ad arrendersi. Falsificando i successivi rapporti, la polizia sostiene regolarmente di aver risposto a colpi d’arma da fuoco. I testimoni ascoltati da Amnesty hanno contraddetto questa ricostruzione, spiegando che la polizia compie raid notturni e apre il fuoco. In alcuni casi la polizia ha piazzato droga e armi sulla scena del delitto, utilizzandole poi come prova. 

Altre persone hanno denunciato il trattamento inumano dei loro familiari, uccisi in modo spietato, portati via e nemmeno seppelliti. «In stragrande misura le persone uccise appartenevano ai settori più poveri della società, minorenni compresi: uno degli uccisi aveva appena otto anni», rileva Hassan.  

Inoltre, denuncia il rapporto, «le uccisioni ad opera della polizia sono favorite dalle pressioni dall’alto, che comprendono l’ordine di neutralizzare presunti criminali, e da incentivi economici che hanno creato un’economia informale degli omicidi». Gli agenti vengono remunerati per ogni ‘singolo scontro’, usando il termine esatto con cui le esecuzioni extragiudiziali vengono presentate come operazioni legittime». Si va da 8000 a 15.000 pesos (da 151 a 283 euro) a persona. Si parla anche di un «racket dei funerali», per cui le famiglie che rivogliono indietro i corpi devono pagare funzionari corrotti. 

Negli ultimi sei mesi, oltre 4.100 uccisioni per motivi legati alla droga sono state commesse da sconosciuti, ovvero sicari che hanno confessato ad Amnesty International di prendere ordini da un agente di polizia che li paga 5.000 pesos (95 euro) se le persone da uccidere sono consumatori o da 10.000 a 15.000 pesos (da 190 a 285 euro) se sono spacciatori.

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