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Cosa dovete sapere sui millennials

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Francisco Osorio-C

Aleteia Brasil - pubblicato il 01/02/17

Come sarà il futuro che sta delineando questa generazione di giovani?

I giovani cristiani della generazione dei millennials guidano purtroppo un movimento che separa fede e religione, al grido del famoso “Credo in Cristo ma non ho una religione”.

Il fatto è che, al di là del campo religioso, il comportamento di questo gruppo di peresone tra i 18 e i 34 anni influenza i rapporti sociali, economici, politici, familiari e professionali.

I millennials – o generazione Y – sono i giovani nati contemporaneamente allo sviluppo tecnologico e al progresso di Internet. Sono cresciuti in un’epoca di benessere economico, con facile accesso alle informazioni, all’istruzione e al consumo, ma sono giovani che si pongono delle domande, che non vogliono essere come i genitori – appartenenti alla generazione X –, che rispettavano le istituzioni e sognavano la stabilità finanziaria, anche se significava mettere avanti il lavoro a scapito della qualità della vita familiare.


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La generazione Y, invece, vuole tutto ciò che è innovatore, e nel linguaggio che adotta di solito tutto ciò che “rompe”. Si tratta di giovani allevati sotto l’egida della post-verità e dell’infrazione di regole e paradigmi. Per questo, mettono in discussione i dogmi e credono più nelle proprie convinzioni che in argomentazioni verificate o presentate come dogmi.

In Brasile, ad esempio, una ricerca della Pontificia Università Cattolica del Rio Grande do Sul ha verificato che il 6,7% dei millennials ha fede ma non religione. La cosa più sorprendente è che il 25,5% si dice ateo. Gli ideali della famiglia tradizionale vengono messi in forte discussione. Si tratta di una generazione personificata, ovvero non esiste questa o quella religione, ma “la mia religione”. Non esiste il modello ideale di famiglia, ma “il modello di famiglia che io voglio creare”.

Non si è mai parlato tanto di questa generazione per un semplice motivo: i suoi membri sono nell’età economicamente attiva, e il loro comportamento nei confronti del mercato ha sorpreso, per non dire preoccupato, il mondo degli affari. Questo perché i millennials sono stati protagonisti di intense ed enigmatiche alterazioni nei rapporti di consumo.

I millennials preferiscono fare acquisti su Internet, e non sono disposti a spendere molto. Vogliono soluzioni esclusive. Il mondo del marketing si trova ovviamente di fronte all’enorme sfida di creare prodotti per nicchie specifiche con margini di guadagno sempre più ridotti, per soddisfare questa nuova generazione esigente e poco consumista.

Forse la soluzione è investire in quello che cerca questa generazione: innovazione e creazione di valore aggiunto al prodotto. I nuovi clienti cercano prodotti diversi, che “rompono”. Più che consumare, vogliono aiutare a produrre, far parte del processo. Ma per far questo bisogna tener conto di un dettaglio: le marche devono essere socialmente responsabili, e i prodotti ecologicamente corretti. I millennials vogliono anche consumare e condividere prodotti che forniscono benessere e qualità di vita.


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Ma come sarà il futuro di questa generazione che non vuole sapere niente del matrimonio e di tollerare il capo scontroso e altro in nome della stabilità professionale? Cosa sarà di questa generazione che rimanda sempre più l’opportunità di avere figli? Che crea la propria religione? Come sarà il mondo che sta delineando? Alla fine, i millennials saranno i leader del futuro.

Hanno già dato suggerimenti su quello che amano e valorizzano. Spetta alle istituzioni (famiglia, Chiesa, società e lavoro) la sfida di interpretare questi segnali e di stringere i rapporti con questi giovani. Bisogna cercare insieme a loro l’innovazione senza trascurare la verità nei suoi concetti e nelle sue applicazioni più ampi.

Per la Chiesa, un buon inizio sarebbe sperimentare modi di evangelizzazione nuovi e che “rompano gli schemi”. Ma non ci sono formule pronte né risposte su Google. Includere i millennials in questa ricerca e condividere con loro il difficile compito potrebbe essere una buona soluzione. Vogliamo metterla in pratica insieme?

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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