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Il prete che trasforma la povertà estrema in spirito imprenditoriale e opportunità

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Esther Núñez Balbín - pubblicato il 31/01/17
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Si tratta di José Chuquillanqui Yamamoto, premiato con la “Medalla de Lima”Ha le scarpe impolverate. È appena tornato da una visita a una famiglia in cima ad una collina, a Manchay. Lui è José Chuquillanqui Yamamoto, che da più di 20 anni ha dedicato la sua vita a far crescere il prossimo.

“Quando manca l’autorità, il ruolo della Chiesa è quello di accompagnare il processo di sviluppo di un popolo. Ai miei figli cerco sempre di dare il meglio”, è così che chiama i suoi parrocchiani il sacerdote, giunto a Manchay nel 1996 quando, a 34 anni, fu mandato dal cardinale Augusto Vargas Alzamora.

Manchay – situato nel distretto di Pachacamac, nella città di Lima – è popolata da immigrati provenienti dalle regioni di Ayacucho, Huancavelica, Apurimac e Abancay. Sono tutti scappati dalla violenza, come ha spiegato il sacerdote peruviano alla Revista Velaverde.

L’opera sociale svolta da Chuquillanqui è un lavoro congiunto, che sta dando i suoi frutti: “Manchay è diventata una città imprenditoriale, la sua gente cerca di migliorare la qualità della vita”, ha detto il sacerdote, dopo aver ricevuto la Medalla de Lima, riconoscimento concesso dal Presidente della Repubblica Pedro Pablo Kuczynski.

Una ricompensa per il suo sforzo

Questa città emergente, in cui abitano 100mila persone, vive in condizioni di estrema povertà. Raggiungibile attraverso un ripido sentiero, si va lì solo per dormire. Una città/dormitorio dove la sua gente vive senza acqua né condutture. Un posto sulle pendici di una collina, dove forse si compra l’acqua più costosa al mondo.

In questi anni Padre José ha seminato il progresso, nonostante la violenza, tra pietre e sabbia. Ha realizzato un ritiro per anziani, due centri medici, un policlinico, nove asili nido, due scuole e persino un istituto tecnologico. Il prossimo sogno è quello di costruire un ospedale per più di 450 famiglie che vivono nella zona collinare, conosciuta come Los Cedros II.

“Questo è un riconoscimento per tutta l’opera dell’Arcidiocesi di Lima nella zona di Manchay”, perché nel progetto sono coinvolti più di 40 religiosi, 10 congregazioni femminili che lavorano con i poveri, più 4 sacerdoti diocesani che condividono questo lavoro con Padre José.

Alcuni traguardi della sua opera

Nella zona il traffico di esseri umani è un reato molto diffuso, e il 75% della popolazione non ha alcuna proprietà. Ma Chuquillanqui non si ferma mai; sta lavorando su un progetto per dare formazione alle persone che sono state salvate dal traffico di esseri umani, alle donne schiave della mafia e della prostituzione.

La sua opera ha a che fare con l’aspetto educativo, con la salute e con i diritti umani. E porta avanti, in prima linea, una battaglia contro la violenza sessuale (anche domestica). “Vogliamo che i giovani abbandonino la povertà, fornendo loro strumenti per essere imprenditori. Siamo stufi di piangere per questa povertà. Vogliamo che Manchay sia conosciuta per il suo spirito imprenditoriale”.

Quelle nell’industria alimentare, nella ristorazione e nella grafica sono alcune delle carriere offerte dall’Istituto Trentino Giovanni Paolo II ai giovani della zona. I migliori studenti di informatica, per esempio, hanno ottenuto borse di studio per studiare a Trento a Roma. Il programma “Formazione per il lavoro dei giovani a rischio” sta dando i suoi frutti: oltre 500 giovani hanno ricevuto una formazione adeguata.


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La Medalla de Lima, una delle più alte decorazioni della città, è stata consegnata al sacerdote nel 482esimo anniversario della fondazione della città di Lima.

Con questo sforzo i giovani di Manchay sono riusciti a rafforzare la loro autostima. Sono loro che, dando il massimo, hanno fatto di questa città emergente una terra di opportunità. “Questo traguardo è un onore per me, soprattutto perché in questo modo è la Chiesa a diventare ponte per il progresso“.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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