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È vero che noi cattoliche siamo sacerdotesse e regine?

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© El Observador

Julio de la Vega-Hazas - pubblicato il 27/01/17

Risposta alla domanda di una lettrice

Se mediante il Battesimo siamo sacerdoti, re e profeti, è giusto – parlando in termini femminili – dire che come donne siamo sacerdotesse e regine?

Nella Chiesa ci sono due sacerdozi distinti, che vengono conferiti mediante i sacramenti del Battesimo e dell’ordine sacerdotale.

Il primo è noto come sacerdozio dei fedeli; è una definizione migliore di “sacerdozio dei laici”, perché in realtà lo ricevono tutti coloro che hanno ricevuto il Battesimo, siano essi laici, religiosi o sacerdoti.

Il secondo dà luogo a quello che si conosce come sacerdozio ministeriale. Tra altri requisiti, bisogna essere maschi.

Il sacerdozio, ogni sacerdozio, è una partecipazione al sacerdozio di Gesù Cristo, nei suoi tre aspetti: sacerdotale, profetico e reale (o regale).

Per quanto riguarda il sacerdozio dei fedeli o sacerdozio comune, non c’è distinzione tra questi, perché tutti lo ricevono allo stesso modo. Non c’è dunque distinzione tra uomo e donna. Se ha capito un’altra cosa, è perché non si tiene conto del fatto che il plurale generico – quello che serve per tutti – in genere viene declinato al maschile.


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Cosa significano le tre dimensioni nel sacerdozio dei fedeli?

Iniziamo da “sacerdote”. Per definizione, il sacerdote è un mediatore tra Dio e gli uomini, e il suo compito più specifico è quello di offrire sacrifici a Dio per gli uomini.

Ciò non abilita i laici a celebrare il sacrificio cristiano, la Messa, ma a parteciparvi sì (tenete conto delle parole della Messa: “Pregate, fratelli, perché il mio e vostro sacrificio…”), per cui sono chiamati a offrire la propria vita e le realtà terrene che cercano di incamminare verso Dio.

Lo riassume molto bene il nº 901 del Catechismo della Chiesa Cattolica, che conclude con queste parole: “Così anche i laici, operando santamente dappertutto come adoratori, consacrano a Dio il mondo stesso”.

Il profeta, per definizione, è colui che parla agli uomini da parte di Dio (non tanto colui che predice il futuro; questo, quando accade, è per garantire la sua autenticità). Nel caso dei laici, ciò presuppone una chiamata all’apostolato nel luogo in cui si trovano, testimoniando Gesù Cristo con la propria vita e annunciandolo con la propria parola.

Quanto alla funzione reale – o regale –, bisogna tener conto del fatto che nella Chiesa il governo è fondamentalmente guida, condurre gli uomini lungo la via che sfocia in cielo. E anche se è vero che i laici possono svolgere alcuni uffici ecclesiastici, questa dimensione si riferisce soprattutto, nei laici, alla guida che possono svolgere nella vita, conducendo le persone verso la piena comunione con Cristo.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]


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