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Il “miracolo” di suor Donatella che prega sfidando soldati e muri

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Public Domain

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 26/01/17

La religiosa a Betlemme ogni venerdì raduna fedeli di tutte le fedi e va a pregare sotto il muro che divide Israele dalla Cisgiordania

Mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu moltiplica gli insediamenti ebraici nei territori palestinesi, aggravando il clima di tensione, c’è chi reagisce con l’arma della preghiera: il caso di suor Donatella Lessio. Una coraggiosa storia di protesta pacifica che si ripete ogni venerdì dal 2004 a Betlemme.

“ARRIVIAMO A 200 PERSONE”

Suor Donatella è una suora francescana elisabettina, ha 54 anni, ed è responsabile della formazione del personale del Caritas Baby hospital di Betlemme, l’unica struttura della Cisgiordania a occuparsi di bambini.

Ma soprattutto ogni venerdì alle 17.30 (alle 18 d’estate) recita il Rosario lungo il muro che divide Israele dalla Cisgiordania. «Lo facciamo dal 2004, ormai abbiamo imparato a cadenzare i passi sulle decine». Con la religiosa pregano le consorelle, i fratelli delle scuole cristiane lasalliane e spesso si aggrega anche una signora palestinese che abita vicino al muro. Altri palestinesi vorrebbero unirsi alla preghiera ma temono ritorsioni. «Poi ci sono i gruppi di pellegrini: capita anche di arrivare a 200 persone», riferisce suor Lessio (Famiglia Cristiana, 25 gennaio).

TRA POSTI DI BLOCCO E MONASTERI

La processione si snoda tra il check point, dove si svolge la “trattativa” con i soldati per consentire il passaggio del corteo; approda al monastero salesiano di Betlemme, e risale fino all’icona della Madonna che l’artista inglese Ian Knowles ha dipinto sul muro. «Lì – racconta suor Donatella – cantiamo il Salve regina. A Betlemme il caldo è impietoso, camminare su e giù per le alture è anche un modo per dire che ci impegniamo, facciamo fatica per la pace».

PERCHE’ E’ NATO IL ROSARIO

La religiosa spiega al settimanale cattolico come è nata l’idea della preghiera. «L’idea del Rosario è nata perché alcuni piccoli che necessitavano interventi delicati sono stati fermati al check point e non hanno fatto in tempo a raggiungere l’ospedale di Gerusalemme. Allora ci siamo chieste cosa potevamo fare: come religiose non abbiamo potere politico ma è nostra responsabilità chiedere il dono della pace, soprattutto in un luogo di divisione».

“PREGHIAMO PER L’ABBATTIMENTO DEL MURO”

La preghiera che si rinnova ogni venerdì è un messaggio di fratellanza. «Chiediamo a Dio l’abbattimento dei muri che sono nel cuore di chi ha la facoltà di decidere per la pace in Terra Santa. Preghiamo e, allo stesso tempo, sappiamo che il muro continua a essere costruito. Invece sarebbe importante venisse abbattuto, così da permettere a israeliani e palestinesi di conoscersi e accettarsi».

“RENDE IMPOSSIBILE L’INCONTRO”

A Betlemme il muro, alto otto metri e sormontato da filo spinato, è ricoperto da graffiti che invocano la pace. «Per me è un insulto alla pace – sentenzia suor Donatella – come lo ha definito il Patriarcato Latino. Inoltre è anche il fallimento dell’essenza dell’uomo che è un essere in relazione. Ogni muro, di cemento armato o di filo spinato o costruito nei nostri cuori, rende impossibile l’incontro, cancella la bellissima affermazione del libro della GenesiNon è bene che l’uomo sia solo“» (letteradonna.it, 24 dicembre 2015).

«E con il termine uomo non credo che l’autore del libro abbia inteso solo il singolo, ma popolo e popolo, nazione e nazione».

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palestinatestimonianze di vita e di fede
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