Ogni volta che un rapporto finisce serve un periodo di silenzio, rispetto e tranquillitàdi Pamela Camocardi
È quasi automatico: ogni volta che finisce una relazione appare un/a amico/a animato dalle migliori intenzioni che ci consiglia di curare il vecchio amore con uno nuovo. La cosa peggiore è che ci sono persone che credono che funzioni davvero.
La routine di chi finisce per rimanere solo è crudele, e se non si ha grande autocontrollo si entra in una spirale psicotica nell’arco di qualche secondo.
Il calendario subisce un cambiamento così brusco da pensare che l’anno sia cambiato senza avvertire: non si ha più chi andare a prendere al lavoro, non si ha compagnia per andare al cinema, i progetti per le uscite serali svaniscono e la domenica sembra non finire mai.
In quei giorni si cade nella disperazione e si vuole trovare una compagnia a tutti i costi, per riempire le giornate che diventano troppo lunghe (quando, nella peggiore delle ipotesi, non si può cercare la riconciliazione e tornare alla relazione precedente).
La paura di rimanere da soli è così grande che fa sì che le persone prendano le decisioni sbagliate, senza capire che quella solitudine è uno stato provvisorio e dura poco tempo (è un peccato, perché può essere molto divertente).
L’idea per la quale i momenti di solitudine sono associati allo sconforto e al vuoto esistenziale è ingannevole. È nella solitudine che si scopre che piacciono il vino, le serie televisive e mangiare sul divano. È nei momenti di solitudine che si scoprono i propri valori e si impara che nessuno dovrebbe trattarci male.
Imparare a rispettare se stessi e a esigere lo facciano anche gli altri è una cosa che si scopre nella solitudine. È nella solitudine che scopriamo noi stessi. Come diceva Herman Hesse, “non ti posso dare nulla che non esista prima in te stesso. Non posso aprirti un altro mondo di immagini al di là di quello che c’è nella tua anima. Non posso darti nulla se non l’opportunità, l’impulso. Ti aiuterò a rendere visibile il tuo mondo, e questo è tutto”.
Non siamo macchine. Ogni volta che finisce un rapporto serve un periodo di silenzio, rispetto e tranquillità. Non è bene concatenare le storie tra loro, perché le persone sono diverse e si portano dietro pesanti fardelli. L’anima ha bisogno di essere ordinata, pulita e organizzata.
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Non è bene ricevere subito visite in casa propria. Ordinate prima la vostra vita. Chiarite i temi rimasti pendenti. Chiudete le crepe della nostalgia. Curate le tracce del passato. Lasciate cicatrizzare le ferite ancora aperte. C’è tanto disordine in quel cuore, e già volete ricevere una nuova visita…
Curarsi richiede tempo, e quindi dovete aspettare. Prima di aprire la porta della vostra vita a qualcuno, guardate dal buco della serratura. È più facile non lasciar entrare che poi far uscire qualcuno.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]