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“Vie più umane possono avvicinare in modo nuovo tanta gente in parrocchia”

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© Iglesia en Valladolid / Flickr / CC

Carismáticos

Vatican Insider - pubblicato il 17/01/17

Don Centofanti riflette sul discernimento spirituale e umano personalizzato

di Don Giampaolo Centofanti

Una rinnovata pastorale complessiva, sulla via del discernimento spirituale e umano personalizzato, a misura, può avvicinare in modo nuovo tanta gente in parrocchia, in un clima rinnovato per ciascuno. Ma certo la scoperta di vie per alcuni aspetti più umane può cominciare ad aiutare anche subito, in mille modi.

Mentre ci si può avviare, nel tempo, a una sempre rinnovata, a misura, formazione spirituale e umana dei formatori, si possono parallelamente creare a livello diocesano luoghi dove la preparazione al matrimonio viene proposta appunto secondo queste nuove linee. Ciò, dove possibile, transitoriamente, perché non di rado è bene poter trovare nel tempo adeguati riferimenti sul proprio più vicino territorio.

Dunque, tra l’altro, non solo indicare in generale le vie spirituali e umane di una maturazione a misura, del cuore nella luce serena e non di una ragione indottrinata, moralista, schematica. Ma anche stimolare, a misura, a cercare le possibili vie reali della crescita in quel momento della vita di quella persona. E ciò anche in un possibile, adeguato, riferimento alla vita della coppia. Cosa che potrebbe già così talora generare nelle persone stimoli nuovi di ricerca. Dunque l’incentivo a un dialogo personale ed eventualmente di coppia col formatore (che potrebbe magari utilmente continuare anche dopo il matrimonio). Piste che tra l’altro possono con naturalezza orientare gradualmente a un discernimento più ponderato, più pacato, a un cammino spirituale e umano più approfondito, a misura. Per esempio perché ci si può avvedere concretamente, proprio nell’urgenza del rapporto di coppia, che la vita non è scontata, specie se si cominciano a trovare risposte nuove, adeguate.

Potendo tra l’altro così arricchire poi anche gli incontri di gruppo, tra nubendi, nei quali per esempio possono su queste scie più facilmente emergere questioni più vive, autentiche, concrete. Per esempio non variamente spiritualistiche, psicologistiche, ma adeguate, umane, dunque in modo nuovo spirituali e psicofisiche. Facilitando allora un dialogo più sentito, più vicino, concreto, variamente aperto a luci nuove.

Invento.

Due giovani vivono da un paio di anni il loro amore reciproco. È stato sinora un po’ un barcamenarsi. Difficoltà, incomprensioni, ferite personali, timori, sono stati in vario modo subiti, non così tanto affrontati, superandoli col desiderio, che tutto sommato si è confermato, di restare assieme. La decisione di sposarsi in Chiesa li indirizza in una parrocchia dove scoprono opera un prete psicologo, don Edo, che tra le altre cose segue i corsi di preparazione al matrimonio. La coppia presto cerca colloqui più ravvicinati con quel sacerdote per cercare consiglio. Questo pastore, ascoltando i due nubendi, elargisce alcuni suggerimenti spirituali non così rigidi ma in vari frangenti un po’ prefabbricati. Sul piano psicologico rileva alcune ferite, qualche umana distorsione, nell’uno e nell’altra. Da poter superare guardando in modo nuovo la propria storia passata e anche con la preghiera, con alcune operatività rinnovate, etc.. Spunti sotto certi aspetti in qualche modo utili ma che nella vita dei due rimangono un po’ all’esterno, come piste da seguire in varia misura volontaristicamente, pragmaticamente.

Un punto di tutto ciò è che il sacerdote è cresciuto con una formazione in varia misura razionalistica. Di conseguenza frammentando i vari aspetti della propria stessa crescita. Da un lato una spiritualità un pochino disincarnata, schematica; da un altro lato una conoscenza culturale in varia misura intellettualistica, da tavolino; da un altro lato un certo tecnicismo psicologistico… Il nostro, insomma, non è stato aiutato a trovare più pienamente le vie adeguate, personalissime, ben al di là degli schemi, della maturazione della propria coscienza spirituale e umana.

Questa più confusa, frammentaria, consapevolezza del cuore non lo aiuta a leggere più umanamente, autenticamente, nemmeno la vita delle altre persone. Entra meno in un dialogo spirituale e umano a misura, vede alcune sintomatologie esterne, suggerisce alcune prassi rinnovate ma non coglie problemi, possibili passaggi, più personali, spirituali e umani. Talora tra l’altro questioni per certi versi molto più semplici e meno gravi di quanto superficialmente può apparire.

Per esempio una persona, chiamiamola Eugenio, soffre di scrupoli fino alla nevrosi e le vengono suggeriti percorsi per superare l’ossessività. Con qualche miglioramento. Però nella vita di Eugenio sono presenti in qualche modo le tendenze suddette ma non così gravemente come viene diagnosticato. In realtà il nostro sta vivendo una profondissima conversione che, nella sua intensissima ricerca di coerenza, mette a nudo gli schematismi di una spiritualità in varia misura astratta, squadrata, moralista, efficientista. La scoperta, con don Dario, di una rinnovata spiritualità risolve il problema in relativamente poco tempo.

Conducendo tra l’altro serenamente e abbastanza rapidamente quella persona verso la pienezza di vita in Cristo. Mentre non aveva risolto, almeno velocemente e adeguatamente, l’indicazione, inascoltata, di alcuni di lasciar perdere la religione o altre comunque, genericamente, come aveva tentato, di non spaccare in quattro il capello o di impegnarsi di meno.

Un giovane, Emilio, non riesce a concentrarsi nello studio. Diagnosticato come affetto da forte nevrosi gli vengono somministrate alcune medicine e gli viene spiegato che ha ricevuto un’educazione troppo rigida. Ma il ragazzo non si sblocca. Sì, aiutandolo a fare qualcosa di meno cerebrale, a superare certi schematismi moralistici, sta un po’ meglio. Ma il problema resta. Conosce don Dario, maturato sulla via della coscienza spirituale e psicofisica nella luce serena, come una colomba. Questi ascoltando dettagliatamente la sua storia percepisce a un certo punto che il vero problema è un altro. Emilio è cresciuto in un’ambiente familiare che ha sempre, fin dalla nascita, esaltato le sue capacità e lui si è inconsapevolmente basato sulla forza. Sottilmente dunque non era un giudizio esigente né un amore mancato né un amore condizionato né un ricatto affettivo, da parte di qualcuno, né una sfiducia in sé stesso, né, per esempio, un bisogno di superiorità, la causa profonda del malessere. Ma il dimenticare di fatto, in qualche modo, strutturalmente, l’amore da parte degli altri. Sorprendentemente, pur vivendo, credendo, molto nell’amore, e ora in un amore non moralista, questa consapevolezza era rimasta per certi aspetti sopita.

Un giovane marito e padre di tre figli vuole lasciare la moglie. Consulti col prete, con lo psicologo, col prete-psicologo, non sortiscono risultati. Va da un’anziana catechista, Carla, maturata a lungo sulla via del cuore di cui sopra.. Molti incontri personali, di coppia… Poi Carla domanda ai coniugi se hanno piacere di frequentare quelle altre due coppie con figli coetanei con le quali si erano trovati così bene. Dopo alcune domeniche trascorse insieme, tra famiglie, il marito riluttante si trova rasserenato. Non si trattava di particolare immaturità spirituale, non vi erano insormontabili problemi di coppia. Spiritualismi, psicologismi, non hanno risolto. Vi era bisogno di un po’ di umanità.

Una moglie e madre di tre bambini vuole lasciare il marito perché non lo ama più. Lui, che si era messo un po’ in pantofole, è desideroso di rimediare. Vanno da don Dario. Dopo molti incontri un giorno dice alla moglie che un motivo per restare ci potrebbe essere. Ma se lo avverte come un dovere impostole per forza non servirebbe a nulla. Se lo può sentire come una scelta libera, può restare per amore dei figli. Altrimenti lasci pure il marito, con serenità di fondo: Dio la ama e la comprende. La donna è un po’ spiazzata ma non si sente forzata, incompresa, giudicata. Dopo qualche mese torna raggiante. È rimasta per amore dei figli ma poi con l’animo sereno, positivo, si è innamorata di nuovo del marito.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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