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“Senza la fede, la convinzione che un giorno rivedrò mio figlio Niccolò, non ce l’avrei fatta”

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 16/01/17

Così l'ex calciatore Giovanni Galli racconta il suo tremendo lutto a Tv 2000

Lo scorso 12 gennaio, Giovanni Scifoni su Tv2000, l’emittente dei vescovi italiani, ha intervistato Giovanni Galli, ex portiere della nazionale di calcio. Un grande campione nel calcio, ma soprattutto – come dice il commento del video che vi proponiamo – nella vita. Ricorda come ha “restituito” a Santa Rita suo figlio Niccolò, nato il 22 maggio, morto a 17 anni. “Se non avessi avuto la fede, la convinzione che un giorno rivedrò mio figlio Niccolò, non ce l’avrei fatta. So che reincontrerò mio figlio Niccolò, anche se non so dove o come. Speriamo di riconoscerci”.

“Dopo l’incidente di Niccolò due cose sono state fondamentali nella mia vita: il grande amore della mia famiglia e la fede. Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio. Se non avessi avuto questa grande fede e la convinzione di ritrovare e rivedere mio figlio sarebbe stato difficile convivere con questo dolore. Il dolore non passa mai, ci si può solo convivere”. È la toccante testimonianza di Giovanni Galli, ex portiere e campione del mondo con l’Italia nel 1982, ospite del programma Beati Voi-Tutti santi in onda ogni giovedì alle 21.05 su Tv2000, ricordando il figlio Niccolòmorto nel 2001 in un incidente stradale.

Galli racconta della sua fede anche durante la sua carriera: “la domenica mattina dovunque fossi a giocare andavo a messa, mi sentivo di doverci andare, era una chiamata più forte di me. La fede è un qualcosa che ti senti dentro e andare a messa mi faceva sentire bene. Con la mia famiglia non siamo stati mai superficiali. Abbiamo sempre dato valore alla vita, alle cose e alle persone ma dopo la scomparsa di Niccolò qualcosa in più c’è stata”. “Davanti a mia moglie e alle mie figlie volevo essere la persona alla quale loro potessero aggrapparsi e cercavo di non farmi vedere piangere. Mi è mancato poter piangere, lo facevo di nascosto sotto la doccia perché non volevo farlo davanti a loro. Ma è stato comunque un errore perché sia il dolore che la felicità devono essere condivise con tutti. A distanza di tempo mi sto portando dentro ancora tante ferite”.

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