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Sei riuscito a vedere nel video il ragazzo che sta per fare una strage?

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Catholic Link - pubblicato il 13/01/17

Silvia Ordóñez

Il video che presentiamo fa parte di una campagna di prevenzione della violenza armata negli Stati Uniti ed è stato prodotto dalla Sandy Hook Promise, un’organizzazione senza scopo di lucro fondata dai familiari di quanti hanno perso la vita nella scuola primaria Sandy Hook il 14 dicembre 2012. La sua missione, oltre a “onorare chi è stato vittima della violenza armata”, è “rendere la tragedia un momento di trasformazione, offrendo programmi e pratiche per difendere l’infanzia ed evitare la tragica perdita di vite umane”.

La storia ruota intorno alla corrispondenza amorosa tra Evan e una ragazza, che comunicano scrivendosi messaggi sul tavolo della biblioteca di una scuola secondaria. Questa è la parte bella del video, quella su cui ci si concentra quando lo si guarda per la prima volta. Passa inosservato, tuttavia, il ragazzo dietro Evan, vittima di bullismo e che sta preparando un attacco armato all’istituto. Sembra che quello che richiama la nostra attenzione sia solo ciò che è piacevole, mentre preferiamo ignorare le cose tristi o sgradevoli, omettendole per evitare sofferenze vane.

In una

, la fondatrice della Sandy Hook Promise e madre di Dylan, un bambino di sei anni morto nell’attentato alla scuola, racconta come sia riuscita a canalizzare il dolore per la perdita del figlio aiutando a evitare che altre famiglie soffrano per una tragedia simile. Il suo lavoro consiste nell’offrire consulenze gratuite sulla prevenzione della violenza con armi da fuoco in scuole e comunità, mostrando i segnali visibili che aiutano a prevenire eventi di questo tipo. Il metodo di prevenzione utilizzato è assai efficace, e consiste nell’offrire aiuto e assistenza a chi presenta segnali in base ai quali potrebbe essere il futuro autore di un attacco.

Richiama fortemente l’attenzione da due punti di vista: il modo in cui ci relazioniamo con chi ci circonda e l’amore che offriamo. Come si può vedere nel video, il ragazzo che pianifica l’attacco subisce atti di bullismo e canalizza la sua ira nella violenza nei confronti degli altri, pubblicando anche sulle reti sociali foto allarmanti di cui nessuno tiene conto. È assai comune che questi ragazzi “scomodi” o “strani” siano quelli che mettiamo da parte e che tuttavia hanno più bisogno di affetto e attenzione.

Nell’aprile di quest’anno, nella sua omelia per la Messa per il Giubileo dei Giovani, papa Francesco ha detto ai ragazzi che la loro felicità “non è una ‘app’ che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore”. Essere emarginati è una minaccia che non li fa crescere bene, e per questo devono basarsi sull’amore di Gesù, che ci solleva quando cadiamo e ci aiuta, allo stesso tempo, a tendere la mano alla nostra famiglia e ai nostri amici. Il pontefice ha quindi dato ai giovani un suggerimento perché questo sia più facile da mettere in pratica: chiedere a Gesù “il segreto della tenerezza: prendersi cura dell’altra persona, che vuol dire rispettarla, custodirla e aspettarla”.

Come ci chiede la madre di Dylan – e Gesù stesso in varie occasioni -, non laviamoci le mani come Ponzio Pilato, ma avviciniamoci di più a chi riceve meno attenzione, a chi non ha molti amici e che forse non ci sta neanche simpatico, perché potremmo cambiare la direzione della vita di queste persone. Con semplici gesti di preoccupazione e tenerezza ci saranno meno violenza e meno depressione.

Attività suggerita: avvicinatevi a una persona con cui non andate molto d’accordo o che è un po’ esclusa da qualche gruppo di cui fate parte e avviate una conversazione. Se siete voi a sentirvi esclusi o emarginati, cercate una persona di fiducia che vi possa aiutare.

Silvia Ordóñez è ecuadoregna e comunicatrice sociale. Ama la comunicazione per lo sviluppo e i viaggi.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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