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Quando Buffalo Bill incontrò papa Leone XIII

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Valerio Evangelista - Aleteia - pubblicato il 12/01/17

Cento anni fa moriva William Frederick Cody, noto come "Buffalo Bill". Una vita intensa e avvincente, culminata in un avvicinamento al cristianesimo

William Frederick Cody – passato alla storia come “Buffalo Bill“, il cacciatore di bisonti americani più famoso di sempre –moriva il 10 gennaio 1917, nella città di Denver.

Nato in una fattoria dell’Iowa nel 1846, la sua infanzia fu segnata dalla violenza dei sostenitori dello schiavismo. Il padre di William morì quando lui aveva undici anni, accoltellato dopo un suo discorso a favore dell’abolizione.

Combatté la Guerra di secessione americana con gli Stati dell’Unione, nel 7º Cavalleggeri del Kansas, durante la quale incontrò l’italo-americana Louisa Frederici, che sposò nel 1866. Finita la guerra ricevette la Medaglia d’Onore del Congresso, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti.

In questo periodo gli fu dato il soprannome che l’avrebbe consegnato alla storia. Si dice che tra il 1868 ed il 1872 uccise circa 4mila bisonti. Qui sotto potete vedere un raro video di William Frederick Cody a dorso di un cavallo durante il suo “Buffalo Bill Wild West Show”, uno spettacolo da lui ideato composto da rappresentazioni western e battaglie storiche (tra cui l’importantissima Little Big Horn).

 Diventato un affermato showman internazionale, fece spettacoli anche in molte città italiane. In occasione della tappa torinese il cantastorie Eugenio Veritas compose la canzone Buffalo Bill a Torino. Nell’edizione de La Stampa del 5 aprile 1906 fu scritto che gli indiani erano in parte cattolici e che l’istituto delle Missioni Cattoliche di Roma aveva provveduto alle loro cure religiose incaricandone padre Strikland, della casa dei Gesuiti di Fiesole.

La figura del celebre cacciatore di bisonti ha ispirato, in modo più o meno diretto, tantissimi film. Basti pensare al celebre Buffalo Bill e gli indiani (1976) di Robert Altman, interpretato da Paul Newman o al più recente Hidalgo – Oceano di fuoco (2004).

Entrato nella storia grazie alla sua attività di soldato e cacciatore, c’è un aspetto della sua vita che spesso non viene citato.

Noto massone, Buffalo Bill si convertì al cattolicesimo prima della morte, avvenuta all’età di 71 anni. E il 3 marzo 1890 avvenne un incontro personale con papa Leone XIII. Su Avvenire è stato pubblicato un bellissimo intervento di Marco Roncalli che ne racconta le dinamiche:

La prima richiesta d’incontro con Leone XIII fu rigettata perché la Compagnia era numerosa. Poi però si permise a Buffalo Bill e a un gruppo ristretto di presenziare al passaggio del pontefice nella Sala Ducale, mentre si sarebbe recato nella Sistina per le cerimonie dell’anniversario dell’incoronazione.

Sul ‘New York Herald‘ dell’epoca si leggeva:

«Uno degli spettacoli più strani che siano mai stati contemplati tra le mura austere del Vaticano è stato l’ingresso sensazionale compiuto questa mattina da Buffalo Bill alla testa dei suoi indiani e cowboy […] Tra affreschi immortali di Michelangelo e di Raffaello e in mezzo alla più antica aristocrazia romana, apparve improvvisamente una banda di selvaggi con le facce dipinte, coperti di piume e di armi, armati di accette e coltelli […]. Improvvisamente, una bella e cavalleresca figura apparve. Tutti gli sguardi si volsero verso di lei. Era il colonnello William F. Cody, detto Buffalo Bill. Salutò i camerlenghi con un largo gesto e avanzò tra i ranghi delle guardie».

Su Avvenire Roncalli menziona un singolare aneddoto che ha come protagonisti alcuni indiani:

Un’altra scena più bizzarra riportata dalla stampa, quella degli indiani che prima salutarono l’arrivo del Papa con le loro urla, quindi si prostrarono per la benedizione e, rialzandosi, tornarono a urlare. Quanto bastò secondo alcuni cronisti «per far impallidire lievemente il Papa», secondo altri «per strappargli un sorriso incuriosito ».

Buffalo Bill portò in regalo a Leone XIII un bouquet e un cuscino di fiori che disegnavano il suo stemma. Il Papa gli fece invece dono di rosari e medaglie del pontificato (attualmente conservate al museo di Denver).

Sulla conversione di William Frederick Cody – che ricordiamo essere stato massone – si è discusso più volte. Continua a scrivere Roncalli:

Ovviamente anche la presenza in Vaticano sarebbe finita sui manifesti pubblicitari e pompata ad arte, mentre sarebbe stata immediatamente rimossa la sconfitta subita da Buffalo Bill e i suoi cow boy in una sfida con alcuni butteri di Cisterna di Latina nello stare in sella a puledri non domati. L’indomani Cody era già verso Firenze per un nuovo spettacolo. Appena arrivato un città una signora gli fece arrivare un crocifisso d’argento per congratularsi di essersi fatto ricevere dal Papa: altra notizia finita sui giornali. […] Nel 1913 la fine dello spettacolo e quattro anni dopo la morte del Numero Uno, il 10 gennaio, appunto. Nel pomeriggio del giorno precedente, padre Christopher Walsh, della cattedrale dell’Immacolata Concezione di Denver, città dove Francesca Cabrini aveva fondato orfanotrofi, lo battezzò, benché massone, nella Chiesa Cattolica. Una conversione tardiva? O maturata ai tempi della benedizione di Leone XIII? Qualcuno scommette che sia stato Toro Seduto (amico di celebri missionari) l’artefice del passo in limine vitae. Per altri, l’esempio di qualche cowboy. O di un altro indiano.

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