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Cosa non ti dirà sull’elemosina il tuo parroco

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Joanne McPortland - pubblicato il 09/01/17

Troppo pochi donano troppo poco, ma la situazione potrebbe cambiare facilmente

È proprio quel momento dell’anno. Il tuo nuovo set di buste per le offerte domenicali arriva nella cassetta della posta, o lo prendi dopo la Messa. Forse senti ancora l’eco delle richieste dell’autunno scorso a un rinnovato impegno alla donazione settimanale alla parrocchia, o la tua chiesa sta avviando il processo di richiesta per la raccolta diocesana annuale. Si aprono anche le iscrizioni dell’anno prossimo alla scuola cattolica.

Potresti ritrovarti a borbottare: “Soldi! Soldi! Soldi! Il parroco parla sempre e solo di questo!”

Vi svelerò un segreto: il parroco teme tutto questo ancor più di voi. Ed ecco un altro segreto: indipendentemente dal fatto che si tratti solo di una o due volte all’anno (che è lo standard) o sia più frequente (quando ce n’è la necessità), è probabile che se anche il parroco parla di soldi non lo faccia abbastanza.

Pensate alla prima parte. Il vostro parroco vive la sua vocazione sacerdotale di predicare il Vangelo, amministrare i sacramenti e avvicinare la gente a Cristo. A meno che la sua non sia stata una vocazione tardiva e prima fosse nel mondo degli affari, è improbabile che abbia ricevuto una formazione a livello di gestione di imprese no-profit, che è l’equivalente delle responsabilità secolari del parroco. Il sacerdote diocesano medio odia parlare di denaro anche più di quanto voi odiate sentirne parlare.

Fortunatamente, il vostro pastore ha probabilmente più possibilità di ricevere sostegno di quante se ne avessero all’epoca dei nostri genitori o dei nostri nonni. Gli uffici di assistenza diocesana offrono guida e risorse, e molte parrocchie hanno comitati finanziari o consigli pastorali con membri che hanno una formazione a livello di affari e finanza. I parroci sono più aiutati a prendere decisioni finanziarie sagge.

Ma c’è qualcosa che non è cambiato per generazioni, ed è il motivo per il quale il parroco non può mai parlare abbastanza di denaro. La media del reddito che noi cattolici statunitensi offriamo alla nostra Chiesa (includendo non solo la colletta settimanale parrocchiale, ma anche le raccolte speciali e altre offerte collegate alla Chiesa) è solo dell’1%. È la percentuale di donazioni più bassa di qualsiasi grande denominazione religiosa negli USA.

La verità è che meno di un americano su tre che si identificano come cattolici assiste alla Messa in modo “regolare” (intendendo almeno una volta al mese), e solo il 30% di chi frequenta regolarmente la chiesa offre un sostegno alla propria parrocchia. Molti di coloro che danno un’offerta danno lo stesso che offrivano i loro genitori, magari due o tre dollari, ma siamo in un’epoca in cui tenere le luci e il riscaldamento accesi, l’organo in funzione e il parcheggio privo di buche costa più che mai.

Nessuno vuole parlare dei costi operativi di base di una parrocchia, ma se non vi si fa fronte la comunità non ha un luogo in cui adorare Dio e nessun sostegno per molti ministeri e tante altre attività che rendono una parrocchia ben più di un semplice edificio.

Il parroco odia dover parlare di soldi ai fedeli, ma visto che pochissimi di noi sono davvero consapevoli o impegnati a far fronte alle necessità della parrocchia spesso non ha altra scelta. Nelle parrocchie in cui i fedeli sono più coinvolti c’è un impegno maggiore e più ampiamente condiviso a livello di tempo e talenti, che porta a più partecipazione, evangelizzazione di successo e ministeri parrocchiali dalle basi solide. E anche al fatto che il parroco non debba sempre parlare di denaro.

Troppo spesso, però, quando parlano del fatto di mettere a frutto il proprio compito di “amministratori” i pastori ottengono risposte così tiepide da parte dei parrocchiani che finiscono per rivolgersi sempre a quel ristretto gruppo di persone che si offre comunque di fare le cose, e il parroco deve chiedere soldi comun que. Tutto ciò rende il fatto di donare alla parrocchia, che dovrebbe essere una risposta grata ai doni di Dio e una parte normale del discepolato cattolico, un sentirsi braccati e in dovere di pagare un conto, cosa che non è gradita a nessuno.

E allora la dura verità è che le nostre parrocchie vanno avanti con troppo poco donato da troppe poche persone (paradossalmente, è un problema che affligge soprattutto le parrocchie più grandi, forse perché chiunque pensa che sarà qualcun altro a donare). La buona notizia è che non ci vorrebbe molto a cambiare questa situazione. Ecco qualcosa da considerare ora che è appena iniziato un anno nuovo.

Donate in modo consapevole. Inserite la vostra parrocchia nel vostro budget familiare. Che sia su base annuale, mensile o settimanale, rendete la vostra offerta alla parrocchia una cosa regolare. Pianificare eviterà che vi svuotiate le tasche alla ricerca di qualche spicciolo quando passa il cestino delle offerte. Usare buste per le offerte settimanali e partecipare a programmi di donazione online, se la vostra parrocchia ne mette uno a disposizione, sono due buoni modi per farvi donare consapevolmente.

Mettete Dio al primo posto. Quando pensano a quanto donare alla parrocchia, molti di noi cercano quello che avanza dopo aver soddisfatto una serie di altre necessità. Doniamo per paura più che per gratitudine. Cercate (almeno per qualche settimana o qualche mese) di mettere il vostro rapporto con Dio e il suo popolo al primo posto. Tutto ciò che abbiamo è dovuto alla generosità di Dio.

Date più di quanto pensate di poter dare. A volte la gente chiede se ci sia uno stardard biblico di donazione. La decima, o un decimo delle proprie ricchezze o del proprio reddito, viene menzionata spesso nella Bibbia, ma Gesù ha detto al suo seguace ricco di vendere tutto ciò che aveva e darlo ai poveri – il 100%! Ha anche lodato la povera vedova che aveva offerto i suoi ultimi due spiccioli al Tempio. Trovate un equilibrio tra l’1% e il 100% – date ciò che potete donare e forse un po’ di più, e fatelo in modo gioioso e regolare. Non paragonatevi agli altri. La vostra offerta è un patto tra voi e la vostra famiglia e Dio, e nessuno supera Dio in generosità.

Donate voi stessi. Prendete in considerazione dei modi per essere più coinvolti nella vita della vostra parrocchia quest’anno. Mettete all’opera i vostri doni in vari ministeri. Esplorate nuovi modi per usare il vostro tempo e i vostri talenti mettendoli al servizio degli altri, non come sostituto del sostegno finanziario, ma come modo di vivere ciò che simboleggia quel sostegno.

Nella pratica ci vorrebbe ben poco per passare dall’offrire l’1% delle proprie entrate annuali al 2%. Per la maggior parte della gente non farebbe una grande differenza, ma cosa potrebbe fare la vostra parrocchia con il doppio del sostegno finanziario ogni settimana? E non ci vorrebbe molto a far sì che chi dona questa quantità non sia più una persona su tre ma due su tre, arrivando poi a tre su tre.

Potete fare la differenza a cominciare da oggi. E allora forse voi e il vostro parroco potreste entrambi smettere di temere questo periodo dell’anno.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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