Di 10 o oltre 400 nodi, le corde da preghiera sono usate tra i cristiani orientali e i religiosi greco-cattolici almeno dal IV secolo
La tradizione attribuisce a San Pacomio l’invenzione della corda da preghiera (una corda in genere di lana vergine, simbolo della purezza dell’Agnello di Dio, o di fili di seta, intrecciata in nodi per tutta la sua lunghezza) nel IV secolo, nel pieno della nascita del monachesimo.
Quando i monaci e gli anacoreti hanno iniziato ad addentrarsi nel deserto dell’Egitto per condurre una vita dedicata alla preghiera, recitavano quotidianamente i 150 salmi, ma visto che molti di loro erano analfabeti avevano due opzioni: o imparavano tutto il salterio a memoria o sostituivano la recita dei salmi con altre preghiere.
Tra queste, la giaculatoria più famosa è “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, abbia pietà di me peccatore”. L’intenzione di San Pacomio, racconta la tradizione, era che i monaci potessero seguire il consiglio di San Paolo nella prima Lettera ai Tessalonicesi di “pregare incessantemente”.

LEGGI ANCHE:Una città svedese ospita i cristiani mediorientali