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C’è stato un altro Sessantotto

Padre Gheddo su don Gius

© Archivio CL / F.B

L'Osservatore Romano - pubblicato il 08/01/17

Le origini e l’esperienza di Gioventù studentesca ricostruite nel libro di Marta Busani

di Roberto Pertici

All’inizio del 1953, don Luigi Giussani fu nominato vice-assistente della Gioventù femminile di Azione cattolica nella diocesi di Milano, con il preciso incarico di rilanciarne l’attività all’interno delle scuole. Nella metropoli lombarda e altrove, negli anni del dopoguerra, era stata avviata, ispirandosi a modelli prevalentemente belgi e francesi, l’esperienza di Gioventù studentesca, un movimento organizzato non su base parrocchiale ma “ambientale”, che si rivolgeva, cioè, ai ragazzi e alle ragazze che frequentavano le scuole superiori. Il movimento aveva conosciuto una vita effimera, sopravvivendo solo — sia pure in modo stentato — proprio nel suo ramo femminile.

Don Giussani con alcune ragazze  della Gioventù studentesca negli anni ’50

Il nuovo incarico spinse Giussani a una scelta decisiva: quella di entrare nella scuola pubblica come insegnante di religione. Nell’ottobre del 1954, si presentava in questa veste agli studenti del liceo Berchet, uno degli istituti “storici” della città. Nel contempo, riprendeva in mano e rilanciava in modo assolutamente originale l’esperienza di Gs, facendone nel giro di pochi anni una protagonista della vita milanese, oggetto di attenzione partecipe e di incoraggiamento da parte del nuovo arcivescovo, monsignor Montini, ma anche di critiche pungenti da parte di esponenti di primo piano della gerarchia lombarda, dell’Azione cattolica e della Fuci milanese e nazionale.
Ci fu un momento, nei primi anni sessanta, in cui sembrò che il “metodo” della Gs di Giussani fosse esportabile anche oltre i confini della diocesi ambrosiana con il consenso dei vertici nazionali della Giac. Nacquero esperienze analoghe in molte città, soprattutto dell’Italia centro-settentrionale, ma nel 1964-1965 la nuova dirigenza nazionale dell’Azione cattolica bloccò queste esperienze e ne permise la sopravvivenza solo a Milano, dove peraltro il movimento di Giussani cominciava a essere guardato con malcelata ostilità dal nuovo presidente dell’Ac, Giuseppe Lazzati. Fu in questo tormentato contesto che Giussani ne lasciò ad altre mani la direzione e intraprese un viaggio di istruzione negli Stati Uniti: era l’estate del 1965. Negli anni successivi, Gs sarebbe stata travolta dalla deriva politico-culturale del Sessantotto milanese, mentre le sue propaggini brasiliane dovevano radicalizzarsi a contatto della teologia della liberazione sudamericana.
Dopo il 1965, tuttavia, Giussani non visse del tutto appartato: s’impegnò nel centro culturale Charles Péguy (fondato nel novembre 1964), continuando a raccogliere intorno a sé i giovani che cercavano di resistere al dérapage della loro generazione. Fu da questa riaggregazione di forze che comprendevano, fra l’altro, una nuova casa editrice (la Jaca Book) e il Centro culturale Russia cristiana, fondato dal padre Romano Scalfi, che nel corso del tempestoso 1969 emerse una realtà nuova: quella di Comunione e liberazione.
Queste vicende sono ora ripercorse con puntigliosa attenzione in un grosso volume di Marta Busani (Gioventù studentesca. Storia di un movimento cattolico dalla ricostruzione alla contestazione, Roma, Studium, pagine 532, euro 23): questa giovane, ma già agguerrita studiosa ha avuto accesso, in vari archivi, a un materiale documentario di prima mano e in gran parte inedito, mostrando nel complesso di saperlo padroneggiare e utilizzare adeguatamente.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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comunione e liberazionedon luigi giussanisessantotto
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