Nell’anno che si chiude è aumentato il numero dei cattolici che hanno pregato, si sono accostati alla confessione, hanno partecipato alla Messa, hanno compiuto gesti di solidarietà e accoglienza e gesti di perdono in famiglia, con gli amici, sul lavoro e nei confronti dei vicini di casa.
Non si tratta del pio desiderio o del sogno di qualcuno destinato a infrangersi al risveglio: è la fotografia della realtà italiana al termine del Giubileo, fotografata in un sondaggio commissionato dalla rivista Famiglia Cristiana all’Istituto nazionale di ricerche Demopolis e realizzato con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
Un po’ come dire che l’Anno della Misericordia che si è concluso a novembre non è trascorso invano, ma ha lasciato un segno. O, per dirla con Pietro Vento, direttore di Demopolis, «Per i due terzi dei cattolici italiani – praticanti e non – il Giubileo è stata un’occasione di profonda riflessione: utile anche per riaccendere l’attenzione della comunità dei fedeli e dell’umanità nel suo complesso sugli ultimi, i poveri e gli esclusi, per scuotere dall’indifferenza e ricordare la centralità della misericordia e del perdono come dimensioni essenziali della testimonianza cristiana».
Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1.500 cittadini italiani maggiorenni rappresentativo dell’universo di quanti si dichiarano cattolici, quindi praticanti e non (di fatto circa l’80% degli italiani). Se il 96% ha sentito parlare del Giubileo indetto da papa Francesco – per l’85% da radio e tv, il 54% da giornali, il 53 da Internet, il 46% in parrocchia e il 40 da famiglia, amici e conoscenti – l’81% ha apprezzato la scelta di papa Francesco di celebrare il Giubileo non solo a Roma, consentendo a tutte le diocesi di avere le proprie porte sante e quindi un Giubileo accessibile a tutti.
Ma l’indizione dell’Anno santo della Misericordia da parte di Papa Bergoglio si è rivelata azzeccata anche per quello che ha rappresentato per la vita dei cattolici. Un’occasione profonda di riflessione (67%) e una scelta lungimirante per la Chiesa (30%): solo un esiguo 3% la considera un’iniziativa ininfluente.
Per il 72% il valore principale dell’Anno giubilare è stata l’attenzione a esclusi, poveri, ultimi e alla sofferenza degli altri, per il 65% la centralità della cultura della Misericordia e del perdono e per il 43% il rilancio del dialogo tra le religioni.
Più che positivi i comportamenti e le attività correlati a questi mesi di grazia: il 56% degli intervistati ha compiuto gesti di perdono in famiglia e con i parenti, il 31% con gli amici, il 19% con i colleghi di lavoro e il 4% con i vicini di casa o i condomini. Il 78% ha compiuto un gesto di solidarietà e accoglienza (nei confronti di immigrati, profughi e rifugiati e degli sfollati per i terremoti).
Anche sul versante della partecipazione alla vita della comunità ecclesiale e della pratica religiosa i risultati sembrano essere confortanti: un 20% in più ha partecipato alla Messa, ma il segno positivo raggiunge il 18 anche per la richiesta del sacramento della riconciliazione e per quanto riguarda la preghiera siamo a un aumento del 25%.
Si potrebbe aggiungere che è un po’ tutta la sfera del religioso e del sacro ad avere ampliato la sua azione nel tessuto connettivo della società italiana: il 53% degli intervistati ha dichiarato di aver visto un film o una fiction sulla figura di papi e santi, il 40% ha letto almeno un libro o un articolo (anche in rete) su temi religiosi e/o spirituali (il 28% afferma di non averlo fatto).
«E stato un Giubileo capace di varcare i confini “cattolici” e muoversi in campo aperto – è il commento del sociologo Franco Garelli, intervistato per Famiglia Cristiana da Alberto Chiara – La ricerca prova che il messaggio di papa Francesco è stato compreso e condiviso, il nostro si conferma un popolo incline a rimboccarsi le maniche con generosità, nonostante qualche mugugno iniziale, specialmente a fronte di una provata emergenza o di una calamità improvvisa». Per il Sociologo, docente di Sociologia dei Processi culturali e della Religione all’Università di Torino (ultimo testo pubblicato «Piccoli atei crescono», Il Mulino 2016), ciò che emerge da questo sondaggio è anche «una caratteristica tutta italiana»: «Più che negli altri paesi, da noi la Chiesa fa notizia e il Papa ancor di più. Il cattolicesimo è inteso – e di conseguenza presentato – come un soggetto globale e dinamico, come un protagonista significativo nei campi della cultura, della società, del volontariato e della politica».
E anche in merito al fatto del Giubileo «diffuso» (circa 10mila porte sante in tutto il mondo) la conclusione in Italia non può essere che questa: «Piace la Chiesa di papa Francesco, sempre più “plurale” e periferica, per quanto Roma rimanga (e venga riconosciuta) come il centro della cattolicità».
Per Garelli il sondaggio – sottolinea Chiara – fa giustizia di tante accuse mosse contro Papa Bergoglio cui viene imputato di dare maggior attenzione ai temi della giustizia e dell’ambiente (quasi non fossero strettamente evangelici) piuttosto che alla diffusione della Buona Novella. I dati forniti da Demopolis indicano, al contrario, che i nostri connazionali hanno percepito benissimo quello che costituisce il cuore del messaggio di papa Francesco: non per nulla i due valori principali dell’Anno santo sono stati indicati nell’attenzione ai poveri e nella cultura della misericordia e del perdono.
In questo contesto assumono un risalto tutto particolare le parole di papa Francesco nella lettera apostolica «Misericordia et misera» (5), al termine dell’Anno santo: «Adesso, concluso questo Giubileo, è tempo di guardare avanti e di comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina. Le nostre comunità potranno rimanere vive e dinamiche nell’opera di nuova evangelizzazione nella misura in cui la “conversione pastorale” che siamo chiamati a vivere sarà plasmata quotidianamente dalla forza rinnovatrice della misericordia. Non limitiamo la sua azione; non rattristiamo lo Spirito che indica sempre nuovi sentieri da percorrere per portare a tutti il Vangelo che salva».
Un ulteriore impulso per la promozione della «cultura della Misericordia» in tutte le forme indicate dal Papa è la celebrazione della «Giornata mondiale dei poveri» da lui indetta per la XXXIII domenica del tempo ordinario.?