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Lo sguardo del Maestro Oogway

Maestro Oogwey

Dreamworks

CattoNerd - pubblicato il 27/12/16

Oltre l’apparenza con “Kung Fu Panda”

Lo sguardo delle persone addosso ci giudica.

Sempre.

Quante volte abbiamo cercato di mercanteggiare un segno di approvazione nello sguardo di chi incontriamo con innumerevoli accorgimenti, innumerevoli maschere, innumerevoli fatiche quasi sempre inutili o troppo pesanti da portare per un lungo periodo.

Come minimo desideriamo uno sguardo che si fermi su di noi per un momento e ci faccia capire che siamo degni di nota, tutti vogliono esser guardati con approvazione.Chi potrebbe vivere senza?

Ma per nostra fortuna questo meccanicistico ciclo di selezione naturale, in cui il più appariscente ha il premio della sopravvivenza dell’essere, si può interrompere.

Si può interrompere, sempre attraverso uno Sguardo.


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Un nuovo sguardo

Ed eccoci arrivati al nostro Maestro Oogway che si presenta nel sorprendente “Kung Fu Panda“.

Non solo un maestro di arti marziali ma un saggio che sa vedere oltre l’apparenza, sa scorgere potenzialità incredibili anche dove non si sono ancora manifestate.

Uno Sguardo di stima e di fiducia immeritata ma che, con sorpresa di tutti coloro che le proprie qualità le hanno forgiate con il martello della fatica e l’incudine dell’appariscenza, fa nascere una potenza sconosciuta e la consapevolezza di valere molto di più delle statistiche.

E’ uno sguardo che dà la vita.

Non saprei veramente dire se questo Sguardo crea nel momento dell’incontro questa bellezza o la rivela solo e la porta alla luce, o forse entrambe.

Abbiamo tutti bisogno di un Maestro Oogwey.

Abbiamo tutti bisogno di qualcuno che tagli la nostra siepe di Leopardi, una siepe che preclude al nostro Io la vista verso l’infinito, un Io che non dovrebbe essere chiuso dai suoi limiti umani e fisici, ma aperto verso la divinizzazione di se stesso nella dignità e nelle capacità.

Il Dio dei cristiani è particolarmente bravo in questo tipo di giardinaggio. Per quanto puoi essere chiuso e deluso di te stesso, Lui ti guarderà sempre intensamente, con sincera fierezza, perché per lui noi siamo tutti perle inestimabili (Gn 1, 31).

Il Dio cristiani scende apposta dal cielo verso la terra con un ardore geloso (Gv 1, 14).

Non può sopportare di vedere i suoi figli che vivono una vita limitata, e desidera con tutto se stesso portarle a una vita spettacolare, deve terminare il capolavoro previsto e non può permettere che forze contrarie blocchino questo intessuto di bellezza (nei limiti, naturalmente, della nostra libertà).

Il Dio dei cristiani proprio non ce la fa a starsene tranquillo come gli dei antichi, pietrificati in maestose statue. È in continuo movimento per la nostra formazione al compimento reale della nostra bellezza.

Noi che ci dimentichiamo che il nostro nome è scritto nei cieli, perciò abbiamo un bisogno costante di questa relazione, che ci dia dignità. È impossibile vivere senza questa formazione continua alla bellezza divina, inevitabilmente si decresce, ci si chiude sempre più o come minimo, si rimane solo dei quasi-uomini. Se solo ci fosse qualcuno che si occupi di quest’opera di formazione così complicata e così necessaria per la vita di ognuno di noi. Se solo ci fosse un portatore di questo Sguardo continuo.

Chi è il nostro maestro Oogwey?

Come fare allora? Dove possiamo trovare questo sguardo benevolo? Beh, noi possiamo dirvi che Dio ci ha lasciato la Chiesa proprio per continuare costantemente quest’opera con noi. Da duemila anni la Chiesa incarna questo ardore e porta avanti questa missione di guidare l’uomo alla sua vera natura: quella divina.

Non si tratta di vivere un solo momento magico come spesso erroneamente si pensa, o di un colpo di fulmine che miracolosamente cambia la vita. Non si tratta di emotività religiosa che tante volte produce dei disastri terribili. La missione è incarnare in ogni uomo specifico lo stile di vita in questa luce nuova, di questo sguardo nuovo. Non è solo un batticuore “mistico” momentaneo, ma una formazione costante e quotidiana a vivere da Figli di Dio.

Un maestro è chiamato soltanto a mostrare la Via, e a permettere di percorrerla con le proprie gambe, nel modo che Dio ha pensato per ognuno di noi, distintamente :”Dio l’ha fatto e poi ha gettato via lo stampo”. La nostra fede non deve diventare un’ideologia che omologa, ma deve guidarci a conoscere di Dio e di conseguenza noi stessi, nel rispetto di una preziosa unicità.

La famosa “buona battaglia” (2Timoteo 4, 7) per la conquista di questa vita nuova è una lotta giornaliera con noi stessi, sopratutto con quella parte di noi che ci dice che invece non siamo degni di tutto questo. È necessario armarsi di pazienza, di disponibilità a farsi guidare dai giusti maestri e tanta umiltà nell’accettarsi, così, con i propri limiti. Tutto sta nel desiderare la vita meravigliosa che Dio ha pensato per noi. La vita che ci meritiamo.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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