di Antonella Lumini
Ogni anno il tempo liturgico ci chiama a meditare il mistero dell’incarnazione. Coglierne la straordinaria valenza dinamica, introduce alla contemplazione del più ampio mistero della santissima Trinità. Quando tutte le condizioni sono pronte, il Figlio divino generato nell’eterno, si manifesta nel tempo: «Generato, non creato, della stessa sostanza del Padre», recita il Credo di Nicea riguardo a Gesù. In eterno il Padre emana lo Spirito, sostanza che genera il Figlio. In eterno lo Spirito dal Figlio ritorna verso il Padre con inesauribile espansione di amore. La relazionalità intima delle divine persone, ne costituisce insieme la perfetta unità, in quanto scaturisce dall’amore, dallo Spirito santo. L’impulso generativo emana dal nucleo dell’amore per effondere amore, divenendo atto creativo. Atto di amore che amando crea, porta nella manifestazione quanto resterebbe invisibile. La creazione è dunque sempre in atto perché attraversata dalla dinamica trinitaria che spinge verso un punto di pienezza: la divina umanità di Gesù. La santissima Trinità contiene al suo interno un principio generativo e materno, costantemente attivo nell’eterno e nella creazione. Pertanto, la maternità divina, nell’attimo radioso in cui viene accolta senza più resistenza dalla vergine Maria, concepisce il Figlio di Dio nell’umanità.
La potenzialità materna implicita alla santissima Trinità, è messa a fuoco in maniera mirabile da un passo dei Trattenimenti spirituali della beata Maria Celeste Crostarosa, dal titolo Le tre maternità, che dà corpo a una originale visione teologica. L’Anima in alcuni passi si rivolge al Verbo come a una madre: «Mi pare che tu sia per me più di una cara madre», ma nel brano citato, il Verbo, nelle vesti di Sposo in dialogo con la Sposa, addirittura afferma: «Figlia eccomi che ti porto, nel mio seno di purità, tre nobili maternità. Sono Madre nell’essenza increata del Verbo Divino. Sono madre della sostanza spirituale dell’angelica natura. La terza sono Madre degli uomini e di ogni carne per la mia assunta Umanità che porto nel seno». Ne emerge che il seno di purità del Verbo è il principio materno della divinità da cui scaturisce l’eterno movimento di amore che genera e crea. La maternità divina si rivela come potenzialità materna intrinseca al Verbo, ma insieme come maternità in atto che si esplica attraverso l’azione generatrice e creatrice. Nell’essenza increata genera le divine persone, ma nella creazione si manifesta portando alla luce l’angelica natura e l’umanità. La sostanza divina, lo Spirito santo, è cioè matrice, humus di gestazione dell’opera creatrice. Crostarosa pone quasi una identità fra maternità e sostanza. La stessa umanità assunta dal Verbo è presente nelle potenzialità materne e generatrici, pertanto la creazione dell’essere umano trova pieno compimento solo nella divina umanità di Gesù.
C’è un unico equilibrio che investe il soprannaturale e il naturale. Tutto viene approfondito dallo Sposo nei passi successivi: «Per prima sono Madre nell’istesso Verbo, nell’essenza della beata Trinità e Madre senza principio è la mia prole». La prima maternità, è dunque intrinseca al Verbo, all’essenza della beata Trinità, quindi connaturata alla divinità. La frase criptica che segue allude al fatto che la prole di questa maternità, ossia le divine persone, non hanno principio, ma si autogenerano grazie alle potenzialità materne presenti nell’essenza della Trinità. Questa maternità senza principio genera la sostanza delle divine persone, lo Spirito santo, l’amore, che insieme ne mantiene la distinzione e la perfetta unità. La creazione scaturisce da questa dinamica di amore e anche la storia ne è pervasa. In realtà solo quando la volontà umana, cedendo a se stessa, confluisce nel Fiat dell’atto creativo, l’azione umana converge nell’opera creatrice. Tale convergenza si compie in Maria, in lei l’atto creativo passa senza trovare ostacoli permettendo al Verbo di incarnarsi. Passaggio che diviene punto di attrazione di tutto l’universo. La «stupenda operazione divina» si realizza in Maria, in lei viene alla luce l’invisibile volto del Figlio divino.
Lo Sposo continua: «Sono Madre di tutti gli spiriti angelici; per la sostanza pura e spirituale che la volle, produco il loro essere in me ed in essi». Il Verbo estrinseca le proprie potenzialità materne creando gli spiriti angelici. Attraverso la pura sostanza dello Spirito, li genera sia nel proprio seno che in se stessi. La creazione scaturisce dalla generazione e sempre le appartiene, ma assume propria vitalità. Sono espressioni di altissima mistica. Ricordano Meister Eckhart che afferma come generazione e creazione siano complementari e contemporanee. C’è unità e insieme processione continua dell’una nell’altra. Lo Sposo prosegue: «Sono Madre in questa terza maternità negli uomini: per la sostanza spirituale dell’anima che produco e che è unita al Verbo divino». Alla maternità che genera le divine persone e alla maternità che produce gli angeli, segue la terza che produce gli esseri umani. Il Verbo li crea attraverso la sostanza spirituale dell’anima che è una con la sua stessa sostanza. C’è un procedere dall’invisibile verso il visibile che però non impedisce alla sostanza spirituale di essere sempre una in se stessa. C’è un continuum, una connessione. Quanto entra nel tempo resta connesso a quanto è generato nell’invisibile. La creazione è un accendersi di luci che tendono a marcare i confini impressi in filigrana nell’essenza increata. Il principio materno, connaturato alla sostanza spirituale, si attiva nella creazione manifestando realtà sempre più delineate. Pensiamo all’alba e al crescere della luce che permette di vedere sempre più nitidamente.