Il messaggio natalizio di Francesco. Gli appelli per Siria, Terra Santa, Iraq, Libia, Yemen, Nigeria, Sud Sudan, Congo, Ucraina, Venezuela, Colombia, Myanmar e Corea. Il ricordo per le vittime del terrorismo e i terremotati«Il potere di questo Bambino, Figlio di Dio e di Maria, non è il potere di questo mondo, basato sulla forza e sulla ricchezza; è il potere dell’amore». Papa Francesco inizia il suo quarto messaggio natalizio Urbi et Orbi (alla città di Roma e al mondo intero) ricordando il capovolgimento di valori che ha portato il cristianesimo con l’avvenimento della nascita di Gesù. Nelle parole di Bergoglio il riferimento a tutte le situazioni più drammatiche di conflitti e violenze, che ben rappresenta la geografia di quella terza guerra mondiale a pezzi della quale più volte ha parlato.
Francesco, affacciato dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, ha ricordato che quello del Dio fattosi Uomo è «il potere che ha creato il cielo e la terra, che dà vita ad ogni creatura: ai minerali, alle piante, agli animali; è la forza che attrae l’uomo e la donna e fa di loro una sola carne, una sola esistenza; è il potere che rigenera la vita, che perdona le colpe, riconcilia i nemici, trasforma il male in bene. È il potere di Dio. Questo potere dell’amore ha portato Gesù Cristo a spogliarsi della sua gloria e a farsi uomo; e lo condurrà a dare la vita sulla croce e a risorgere dai morti. È il potere del servizio, che instaura nel mondo il regno di Dio, regno di giustizia e di pace». L’annuncio del Natale oggi «percorre tutta la terra e vuole raggiungere tutti i popoli, specialmente quelli feriti dalla guerra e da aspri conflitti e che sentono più forte il desiderio della pace».
«Pace agli uomini e alle donne nella martoriata Siria – ha chiesto il Papa – dove troppo sangue è stato sparso. Soprattutto nella città di Aleppo, teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci, è quanto mai urgente che rispettando il diritto umanitariosi garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile. È tempo che le armi tacciano definitivamente e la comunità internazionale si adoperi attivamente perché si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese».
«Pace – ha invocato Francesco – alle donne e agli uomini dell’amata Terra Santa,scelta e prediletta da Dio. Israeliani e Palestinesi abbiano il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendetta cedano il posto alla volontà di costruire insieme un futuro di reciproca comprensione e armonia. Possano ritrovare unità e concordia l’Iraq, la Libia e lo Yemen, dove le popolazioni patiscono la guerra ed efferate azioni terroristiche».
«Pace agli uomini e alle donne in varie regioni dell’Africa – ha continuato – particolarmente in Nigeria, dove il terrorismo fondamentalista sfrutta anche i bambini per perpetrare orrore e morte. Pace nel Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo, perché si risanino le divisioni e tutte le persone di buona volontà si adoperino per intraprendere un cammino di sviluppo e di condivisione, preferendo la cultura del dialogo alla logica dello scontro».
«Pace alle donne e agli uomini che tuttora subiscono le conseguenze del conflitto nell’Ucraina orientale dove – ha ricordato Bergoglio – è urgente una comune volontà nel recare sollievo alla popolazione e dare attuazione agli impegni assunti».
Francesco ha quindi invocato «concordia per il caro popolo colombiano, che ambisce a compiere un nuovo e coraggioso cammino di dialogo e di riconciliazione», dopo l’accordo tra gli ex guerriglieri delle Farc e il governo, che ha posto fine a 52 anni di guerra civile ma è stato bocciato dal referendum popolare. Un ricordo anche per «l’amato Venezuela», dove il Papa chiede si finiscano le «attuali tensioni» e auspica «un avvenire di speranza per tutta la popolazione».
«Pace a quanti, in diverse zone – ha detto ancora Bergoglio – stanno affrontando sofferenze a causa di costanti pericoli e persistenti ingiustizie. Possa il Myanmarconsolidare gli sforzi per favorire la pacifica convivenza e, con l’aiuto della comunità internazionale, prestare la necessaria protezione e assistenza umanitaria a quanti ne hanno grave e urgente necessità. Possa la penisola coreana vedere superate le tensioni che l’attraversano in un rinnovato spirito di collaborazione».
Il Papa ha quindi invocato pace per «chi è stato ferito e chi ha perso una persona cara a causa di efferati atti di terrorismo, che hanno seminato paura e morte nel cuore di tanti Paesi e città». E ha chiesto pace «non a parole, ma fattiva e concreta» per quanti sono «abbandonati ed esclusi», quelli «che soffrono la fame» e «sono vittime di violenze». Pace ai «profughi, ai migranti e ai rifugiati, a quanti oggi sono oggetto della tratta delle persone. Pace ai popoli che soffrono per le ambizioni economiche di pochi e l’avida ingordigia del dio denaro che porta alla schiavitù. Pace a chi è segnato dal disagio sociale ed economico e a chi patisce le conseguenze dei terremoti o di altre catastrofi naturali».
Infine, l’augurio di pace per i bambini, «in questo giorno speciale in cui Dio si fa bambino», soprattutto per quelli «privati delle gioie dell’infanzia a causa della fame, delle guerre e dell’egoismo degli adulti». Francesco chiede pace per «tutti gli uomini di buona volontà, che ogni giorno lavorano, con discrezione e pazienza, in famiglia e nella società per costruire un mondo più umano e più giusto, sostenuti dalla convinzione che solo con la pace c’è la possibilità di un futuro più prospero per tutti».