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Gesù, e la sua nascita prima… di Cristo

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Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 24/12/16

In che anno è nato il Nazareno? Per molti studiosi tra il 7 e il 4 a.C. Ma c’è chi invita a riconsiderare il calendario attuale

All’origine di tutto ci sarebbe un errore destinato a cambiare i destini dell’umanità. Un errore commesso da un monaco di origine scita, vissuto a Roma nella prima metà del VI secolo dopo Cristo. Si chiamava Dionigi il Piccolo e il suo amico Cassiodoro racconta che egli scelse questo soprannome, «Exiguus», non per motivi legati alla sua statura, quanto per umiltà. È a lui che dobbiamo il calcolo degli anni trascorsi dalla nascita di Gesù. È a lui che dobbiamo quello che (quasi) universalmente viene ritenuto un errore di calcolo che avrebbe falsato la datazione dell’era cristiana di qualche anno, facendo nascere Cristo alcuni anni dopo la sua vera venuta al mondo.

Teologo e biblista, Dionigi il Piccolo era anche astrologo e matematico e conosceva bene sia il greco che il latino. Papa Giovanni I nell’anno 525 gli aveva affidato il compito di compilare una tavola cronologica che rendesse la Chiesa di Roma indipendente dall’Oriente per quanto riguarda la definizione della data della Pasqua. La formula stabilita nel 325 dal Concilio di Nicea ordinava che la Pasqua dovesse cadere la prima domenica successiva alla prima luna piena che segue l’equinozio di primavera. Dionigi riesce a comporre la lunga controversia sui calcoli pasquali che aveva diviso romani, alessandrini e altri orientali e si spinge ben oltre. Costruisce infatti un sistema di datazione che ha come base l’anno della nascita di Gesù e smette di utilizzare quella basata sugli anni a partire dalla proclamazione a imperatore di Diocleziano. Nella lettera a Petronio, il monaco astronomo scrive: «Noi, cominciando dal 248° anno dello stesso tiranno, più che imperatore, non abbiamo voluto collegare i nostri cicli (pasquali, nda.) alla memoria di un empio persecutore, ma abbiamo preferito contrassegnare la successione degli anni a partire dall’incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo». Sulle sue tavole della Pasqua, Dionigi il Piccolo scrisse dunque «anno 532».

Dobbiamo partire da questa determinazione temporale per indagare sulla data che ci interessa e che ci dovrebbe permettere di situare con qualche precisione la venuta al mondo di Gesù Bambino.

Possiamo innanzitutto affermare che i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, gli storici Giuseppe Flavio e Tacito sono d’accordo nel stabilire che Gesù di Nazaret sia stato catturato, processato e messo a morte per ordine del governatore della Giudea Ponzio Pilato. Questi sono agganci storici incontestati. Sulla base degli studi di Giuseppe Flavio, di Filone, Tacito, Svetonio, Dione Cassio possiamo calcolare che Pilato (il cui mandato in Palestina è comprovato da una lapide scoperta mezzo secolo fa) abbia svolto il suo incarico nel decennio che va dal 26 al 36 dopo Cristo. Come si vede, un periodo di tempo ben determinato, all’interno del quale va collocata la morte di Gesù. Sulla base delle date dei viaggi di san Paolo, che presumevano la diffusione del cristianesimo in Palestina, la fondazione della Chiesa di Antiochia, etc., si può ancora affermare con una certa sicurezza che la crocifissione a Gerusalemme non avvenne negli ultimi anni del mandato di Pilato.

«Gesù quindi morí», conclude John P. Meier, «approssimativamente alla fine degli anni venti o all’inizio degli anni trenta del I sec. d.C.». Si può essere ancora più precisi grazie al Vangelo di Luca, che nel capitolo 3 (1-2), situa storicamente l’inizio del ministero di Giovanni Battista: «Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della traconide e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola del Signore venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto».

Tiberio regna come unico imperatore dal 14 al 37 dopo Cristo, Ponzio Pilato è in Giudea tra il 26 e il 36, Erode Antipa governa la Galilea dal 4 avanti Cristo al 39 dopo Cristo, suo fratello Filippo governa dal 4 avanti Cristo al 33/34 dopo Cristo. Infine Caifa è sommo sacerdote dal 18 al 36 dopo Cristo. La data più verosimile per la morte di Gesù va dunque dal 28 al 33 e si preferisce collocarla nell’anno 30 dell’era cristiana.

Vediamo ora che cosa possiamo accertare circa la nascita, tema molto più problematico e spinoso, a causa di una minore aderenza alla storia che comunemente viene attribuita dagli studiosi ai Vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca. Entrambi scrivono che Gesù nasce durante il regno di Erode il Grande:

«Nato Gesù in Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode…». (Mt 2,1).

«Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria…». (Lc 1,5).

Essendo noto (ma anche su questo la discussione è aperta) che Erode il Grande muore nel 4 avanti di Cristo, bisogna ritenete che Gesù sia nato prima di quella data. Non solo. Il Vangelo di Matteo parla della persecuzione scatenata dal tiranno contro i bambini al di sotto dei due anni – la strage degli innocenti – finalizzata ad eliminare il Messia dal quale egli sentiva minacciato il suo trono. Stando così le cose, bisognerebbe dunque ipotizzare la nascita di Gesù non soltanto prima del 4 avanti Cristo, ma collocarla un paio d’anni prima della morte di Erode, e dunque attorno al 6 avanti Cristo.

All’origine dello sbaglio di Dionigi il Piccolo starebbe proprio l’errata datazione della morte di Erode: sostituito «l’anno di Diocleziano 248°» (cioè 248 anni dopo la sua proclamazione a imperatore, avvenuta nel 284 d.C.) con l’anno 532 dell’era cristiana (284 + 248 = 532), l’anno 1 d.C., secondo i suoi calcoli, coinciderebbe con il 754° dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita). Gesù sarebbe dunque nato nel dicembre dell’anno precedente, il 753 dalla fondazione di Roma. Mentre invece, secondo i calcoli riformulati dagli studiosi, la scomparsa del re sarebbe avvenuta nel 750, vale a dire nel 4 a.C.

La fonte principale della datazione che antepone la nascita di Gesù ad almeno sei anni prima dell’inizio di quella Dionigi calcola come l’era cristiana, è lo storico Giuseppe Flavio. Da lui apprendiamo una serie di dati e di date. Innanzitutto che Erode il Grande viene nominato re da Marco Antonio durante l’Olimpiade 184° (cioè tra il 44 e il 40 a.C.), quando erano consoli Gneo Domizio Calvino e Gaio Asinio Pollione (Antichità Giudaiche 14, 389). Questi consoli sono quelli in carica nell’anno 40.

Apprendiamo poi che Erode prese effettivamente possesso del suo regno nella città di Gerusalemme durante la 185° Olimpiade (Antichità Giudaiche 14, 487-488), «dopo la sventura che avvenne sui Giudei al tempo di Pompeo», quando erano consoli Marco Agrippa e Caninio Gallo, cioè nel 37 a.C.

È sempre Giuseppe Flavio a dirci che Erode regna 37 anni dalla nomina e 34 dal suo insediamento a Gerusalemme: «Regnò per trentaquattro anni dal tempo in cui mise a morte Antigono e per trentasette anni dal tempo in cui era stato dichiarato re dai Romani». Ci dice anche che il figlio di Erode, Filippo, muore dopo 37 anni di regno nell’anno ventesimo di Tiberio, vale a dire nel 34 d.C. Se sommiamo i due regni, otteniamo 74 anni, proprio quelli che vanno dal 40 a.C. al 34 d.C. Di tutti questi fatti Giuseppe Flavio non fu testimone diretto, essendo nato nel 37 d.C., ma si servì degli scritti e dei calcoli di Nicola di Damasco, Strabone e altri storici.

Dobbiamo però ora considerare che questo quadro cronologico, accettato dalla maggior parte degli studiosi contemporanei, contrasta con alcune attestazioni evangeliche e di altre fonti. Ad esempio Luca, che fa iniziare il ministero del Battista nell’anno quindicesimo di Tiberio. Lo stesso evangelista fa cominciare la vita pubblica di Gesù quando questi «aveva circa trent’anni». Dunque Giovanni Battista inizia il suo ministero attorno all’anno 29, e di lì a poco anche Gesù comincia la sua vita pubblica. Attorno al 30 dopo Cristo, Gesù sembrerebbe dunque avere trent’anni, non trentasei, quanti ne dovrebbe avere se fosse nato nel 6 a.C. È vero che l’indicazione lucana sull’età del Nazareno potrebbe essere considerata approssimativa e nulla vieta che all’epoca dei fatti egli avesse non trenta ma trentatré o trentaquattro anni, ma quel passaggio evangelico qualche problema di conteggio lo pone.

Secondo alcuni autori, diverse datazioni proposte da Giuseppe Flavio nelle sue opere devono essere sottoposte a ulteriori verifiche. Il problema potrebbe essere sorto quando lo storico ebreo cercò di conciliare la data della morte di Erode, secondo gli anni del Tempio, con le date trascritte dagli altri storici. La nostra fonte privilegiata ed esperta di guerre e antichità giudaiche non offre agganci che permettano di collegare questi anni alle Olimpiadi o ai consolati. Anzi, nelle sue due opere Giuseppe Flavio offre due datazioni diverse per indicare l’inizio dei restauri del Tempio, collocandolo una volta nel 15° anno di Erode, un’altra nel 18°.

Lo storico Giorgio Fedalto, in un libro uscito alla vigilia del Giubileo del 2000, così spiegava il possibile errore di valutazione sulle date relative alla morte di Erode: «Altro elemento che può aver fuorviato i cronografi nel porre la data della morte di Erode al 4° anno a.C. è la convinzione che i suoi figli gli sarebbero succeduti appunto in quell’anno: Archelao, governatore di Giudea e Samaria, fu cacciato nel 6/7 d.C., dopo un regno di dieci anni; Antipa, tetrarca di Galilea e Perea (davanti al quale viene condotto Gesù per ordine di Pilato, ndr), morì nel 39/40 d.C., dopo 43 anni di regno; Filippo, tetrarca di Iturea, morì nel 20° anno di Tiberio (33/34 d.C.), dopo un regno di 37 anni. Spiega bene W.E. Fimer che tale genere di evidenza indiretta è fuorviante ed è stata spesso causa di errore nel caso dei re di Israele e Giuda. Infatti, in parecchie occasioni – e ne porta gli esempi – quando un re nominava un figlio come co-reggente, il regno del figlio si sovrapponeva a quello del padre per diversi anni».

In effetti il figlio Antipa era regnante insieme ad Erode diversi anni prima che il padre morisse. In questo modo, Fedalto rivaluta i calcoli del «piccolo» Dionigi, restituendogli un po’ di autorevolezza. All’origine della svista intervenuta successivamente potrebbe esserci, secondo Fedalto, una lettura sbagliata della data di un’Olimpiade riportata in un codice: «Se, ad esempio», spiega il professore, «fosse sbagliata la lettura del codice che riporta quel 184 (abbiamo visto infatti che la proclamazione del re Erode da parte dei romani dovrebbe essere avvenuta nel corso della 184° Olimpiade, ndr.), e fosse giusta invece una lettura diversa, che lo cambia con un 186, avremmo allora un Erode proclamato re 8 anni più tardi e morto non più nel 4 a.C., bensì nel 4 d.C. La soluzione sarebbe quanto mai interessante e consentirebbe di risolvere gli interrogativi in sospeso, salvando l’esattezza dei calcoli di Dionigi. L’ipotesi non è assolutamente improbabile, se Sesto Giulio Africano, dopo aver ricordato una serie di fatti, compresi i 34 anni del regno di Erode (già proclamato dal senato e dall’Augusto), scrive che allora si era nell’Olimpiade 186°».

Fedalto tende a sminuire il valore di un altro dato considerato importante da tutti coloro che situano la morte di Erode nel 4 avanti Cristo: Giuseppe Flavio ricorda infatti che la dipartita del tiranno era avvenuta dopo un’eclisse di luna visibile a Gerusalemme, l’unica mai citata nelle opere dello storico ebreo: sappiamo con certezza, grazie ai calcoli degli astronomi moderni, che l’eclissi ci fu il 13 marzo di quell’anno. Ma questo elemento è decisivo soltanto in apparenza. Diverse altre eclissi lunari, infatti, si sono verificate in quegli anni e precisamente nel 2 a.C., nell’1 a.C., l’8 novembre del 2 d.C., il 4 maggio e il 28 ottobre del 3 d.C., il 16 ottobre del 4 d.C., il 3 marzo del 6 d.C., etc.

«In conclusione», afferma Fedalto, «si può celebrare l’anno 2000, ammettendo però che, nato il 25 dicembre di un anno 0, Gesù compiva un anno il 25 dicembre dell’1 d.C. e… 2000 lo stesso giorno dell’anno 2000». La tesi dello storico, che invita a riconsiderare i calcoli di Dionigi, non ha però riscosso particolari consensi nella comunità scientifica.

Come abbiamo visto, dunque, le incertezze e le discussioni non riguardano soltanto e innanzitutto la figura di Gesù, ma anche la storia «profana» e l’esatta datazione del regno di Erode. Nuovi studi propongono di considerare valida la data più tradizionale e convenzionale per l’inizio dell’era cristiana, anche se l’ipotesi dell’anno 7 o 6 avanti Cristo rimane quella universalmente più accreditata dalla comunità scientifica. Nato dunque nel 6 a.C., nel 2 a.C. oppure nell’1 d.C.? Il Nazareno è nato alla fine del regno di Erode il Grande ed è morto in croce a Gerusalemme per volontà di Ponzio Pilato tra il 29 e il 33 d.C. «Per una figura marginale nella storia grecoromana», qual’era Gesù al momento della sua nascita e della sua morte, osserva Meier (autore di quattro volumi intitolati «Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico») «questi limiti cronologici sono notevolmente buoni e forse sono i migliori che possiamo sperare».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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