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E se tutto ciò che ti succedesse ti rallegrasse?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 24/12/16

La presenza di Gesù lo rende possibile

Tempo di lotte, di guerre, di disunione, di solitudine, di violenza, di odio. Un mondo senza Cristo. Un mondo in cui voglio uscire portando Cristo in me.

Forse il Natale è questo, che la gioia sia con colui che incontro. Come quell’incontro di Maria con l’Angelo, quando Maria si è riempita di Dio. Beata colei che ha creduto!

È una gioia che il Signore stia con me? Cambia qualcosa nella mia vita se il Signore è con me? La vita di Maria è cambiata ascoltando le parole dell’Angelo. Perché Gesù è venuto davvero a dimorare dentro di lei. E Maria è diventata il primo tabernacolo vivente.

Maria piena di Spirito, piena di Dio. Piena di una presenza che trasforma tutto. Si è riempita dello Spirito. Si è riempita di una gioia piena. Maria trascinata dalla forza di Dio. Abbracciata in un abbraccio eterno da suo Padre. Colma della sua grazia. Scelta, amata, accolta. Maria felice e piena di gioia.

Voglio sperimentare come Lei la presenza di Dio in me. Toccare il suo amore incondizionato. La sua carezza costante che mi dice che resta con me, che cammina con me. Rallegrarmi perché è in me.

Il mio abbraccio riempia gli altri di gioia. Che io mi riempia di gioia nell’abbraccio di Dio, nell’abbraccio degli uomini. L’Avvento è un cammino di gioie successive.

La gioia dei pastori ascoltando l’annuncio. Una buona novella. Si misero in cammino per cercare un bambino in fasce. La gioia dei Magi nell’adorare Gesù.
Quel mistero nascosto. La gioia nascosta nella notte. Mi piace passare da una gioia all’altra e riempirmi di quella stessa gioia.

Tutto perché Dio viene a me e si fa carne. Rinuncia al suo potere. Si abbassa fino a mettersi al mio livello. Ed esaudisce i miei desideri. Placa la mia sete. Riempie la mia anima di gioia.

Desidero un mondo migliore, un tempo migliore, una vita migliore. Per questo devo riempirmi di ottimismo, di risate, di pace, di allegria. Ho bisogno di svuotarmi di amarezze e tristezze. Solo con Dio. Solo in Dio.

Voglio prendermi cura del cammino che percorro. Fermarmi e contemplare l’allegria che scopro. Avvicinarmi a chi soffre e dirgli: “Rallegrati, il Signore è con te”. E vedere il volto pieno di stupore di chi mi ascolta.

Mi manca quell’allegria. La sogno. Voglio che le mie viscere sussultino di gioia. Voglio che sussultino di gioia le viscere di chi incontro. Voglio guardare la mia vita con gratitudine. Felice di pensare a tutto ciò che ho vissuto. Voglio riempire di gioia il mondo che mi circonda.

Perché Giovanni ha sussultato di gioia nel grembo di Elisabetta? La presenza di Gesù. La presenza di Maria piena di Gesù. È la pace di Dio che mi riempie di gioia. Una vita che inizia con il timido “Sì” dell’uomo. Con la porta socchiusa della mia anima.

Posso essere porta di gioia, porta di misericordia. La gioia per guardare la mia vita con il cuore pieno. Alzando lo sguardo con gli occhi ben aperti. Per questo mi fermo, calmo la mia fretta.

Dice papa Francesco nella Amoris Laetitia: “Questo implica fare silenzio interiore per ascoltare senza rumori nel cuore e nella mente: spogliarsi di ogni fretta, mettere da parte le proprie necessità e urgenze, fare spazio”.

So che la fretta non mi aiuta. Ho bisogno di fermarmi. Di fare spazio come Maria. Per questo metto da parte quello che mi inquieta. Quello che è superfluo. Quello che mi pesa. Mi svuoto per riempirmi. L’Avvento è questo. Camminare vuoto. Svuotarmi in mezzo al mio cammino. Delle mie cose, di quello che mi angoscia. Voglio essere più bambino, più povero, più libero.

L’Avvento è una nuova chiamata alla santità personale e matrimoniale. Il matrimonio, con le sue esigenze e i suoi doni sacri, è un cammino di santità. La vita familiare come scuola di santità.

La santità ha a che vedere con l’allegria. Vogliamo essere santi felici. Santi pieni di vita. Santi allegri. Vogliamo vivere una santità che ci renda persone allegre. Abbiamo diritto all’allegria. Ad essere felici.

Ci sono solo due coppie sposate canonizzate: Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini e i genitori di Santa Teresina del Bambin Gesù. Ma ci sono molte altre coppie sposate sante non canonizzate. Che hanno vissuto in modo straordinario la vita ordinaria. Sono stati gioiosi nella croce e hanno vissuto un amore pieno.

È l’ideale che oggi ci infiamma. La nostra famiglia sia piena di allegria e di Dio. Diceva padre Josef Kentenich: “La natura umana gode di un diritto inalienabile alla gioia. E l’impulso alla gioia deve quindi essere soddisfatto in qualche modo, altrimenti la natura diventa malata, con la possibilità di subire una rottura incurabile”.

L’Avvento e il Natale mi parlano della gioia. In questo periodo voglio essere motivo di gioia per gli altri. Voglio dire a tutti: “Rallegrati, il Signore è con te”. Spesso me ne dimentico e non lo faccio.

Voglio vivere la mia vita, con le sue difficoltà, con una gioia profonda e vera. La mia vita familiare con le sue esigenze. La mia vita personale con le sue lotte. Le sfide sono tante e a volte mi turbano. Mi riempiono di fretta e angoscia.

Voglio fermare i miei passi. Smettere di correre per camminare lentamente. Mi fermo. Smetto di camminare e contemplo un Bambino in fasce. Voglio vivere tutto ciò che mi accade come fonte di gioia. È la via che percorro nell’Avvento.

Ascolto la voce dell’Angelo. Mi commuove l’abbraccio tra Elisabetta e Maria. Vedo Maria con Giuseppe sulla via di Betlemme. Mi prostro come un re pieno di pace davanti a un bambino adagiato in una mangiatoia. Ed esco come i pastori ad annunciare la buona novella. Con il petto pieno di gioia.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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