Il Natale è stato un tentativo per appropriarsi della popolarità della festa del Sol Invictus… oppure è l’esatto contrario?“Da molto tempo si ritiene che il 25 dicembre sia una data convenzionale, scelta dai cristiani come nascita di Gesù Cristo per contrastare la festa pagane del Sol invictus. A sostegno di questa tesi ci sono alcuni argomenti, come ce ne sono a sostegno di una seconda tesi, secondo la quale si accetta che la scelta del 25 dicembre sia stata convenzionale, ma con motivi indipendenti e slegati da piani politico-ideologici legati al contrasto del paganesimo. Una terza tesi, sostenuta da ben più valide e decisive argomentazioni, si basa invece sull’archeologia e sostiene che il 25 dicembre sia effettivamente la data storica della nascita di Gesù Cristo”.
Così l’Unione Cristiani Cattolici Razionali (UCCR) introduce, in un articolo del 2012, un’approfondita analisi sulle tanto dibattute ‘origini pagane’ del Natale.
La vulgata corrente ritiene che il 25 dicembre sia una data convenzionale, scelta dalla chiesa primitiva per sostituire la festa pagana del Sol invictus. Per alcuni, questo ‘dato’ indebolirebbe la storicità della figura di Gesù, e quindi il cristianesimo in sé. Vogliamo condividere con voi l’analisi dello storico William J. Tighe, secondo cui questo ‘dato’ potrebbe essere in realtà un mito.
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Tighe è professore associato di Storia alla Muhlenberg University, in cui lavora dal 1986. Laureatosi in Storia nel 1974 cum laude alla Georgetown University, ha poi ottenuto master e PhD rispettivamente alla Yale University e alla Cambridge University.
La sua tesi, pubblicata su Touchstonemag.com, parte da un assunto dedotto dagli studi condotti da Tighe nel corso degli anni: “La festività pagana della ‘Nascita del Sol invictus’ – istituita dall’imperatore romano Aureliano il 25 dicembre 274 – fu quasi sicuramente un tentativo di creare un’alternativa pagana ad una data che aveva già un certo significato per i Romani cristiani“, scrive Tighe. “Le ‘origini pagane del Natale’ rappresentano un mito senza base storica”.
Per dimostrare che nel calendario romano pagano il 25 dicembre non aveva alcuna “importanza religiosa prima dell’epoca di Aureliano” e che il culto del sole non aveva “un ruolo prominente a Roma prima di lui”, Tighe sostiene che a Roma vi fossero due templi dedicati al Sole: il primo, gestito dalla famiglia che crebbe Aureliano, celebrava la ricorrenza della propria dedicazione il 9 agosto; l’altro celebrava la ricorrenza della propria dedicazione il 28 agosto. “Ma entrambe le celebrazioni”, ricorda Tighe, “caddero in disuso nel secondo secolo, quando culti orientali del Sole, come il Mitraismo, iniziarono ad avere un certo seguito a Roma”.
Ciò che sappiamo è che Aureliano, che governò dal 270 fino al 275 (anno in cui fu assassinato), fu profondamente ostile al cristianesimo. Tighe sostiene che abbia promosso l’istituzione della festa della “Nascita del sole invitto” per unificare i vari culti pagani dell’Impero Romano attorno alla commemorazione della ‘rinascita’ annuale del sole.
L’impero da lui retto era vicino al collasso. Disagi interni, ribellione nelle province, decadenza economica e frequenti attacchi da parte delle tribù germaniche a nord e dall’Impero Persiano ad est minavano la solidità dell’esteso dominio di Roma. Creare una nuova festa che cadesse il 25 dicembre, sostiene lo storico e professore della Muhlenberg University, avrebbe rappresentato un “simbolo della tanto agognata ‘rinascita’, o perpetuo ringiovanimento, dell’Impero Romano”. Una annuale rinascita da portare avanti “mantenendo il culto delle divinità che, secondo i Romani, avevano affidato a Roma la sua grandezza e il dominio del mondo“. Se questa nuova festività “si fosse appropriata di una celebrazione cristiana”, continua Tighe, “tanto meglio”.
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Un dato certo è che a Roma le prime testimonianze di celebrazioni cristiane avvenute il 25 dicembre per ricordare la nascita di Gesù sono state trovate un po’ di anni dopo Aureliano, nel 336 d.C. “Ma ci sono prove che i cristiani, sia d’Occidente che d’Oriente, abbiano provato a lungo a identificare la data della nascita di Cristo ben prima di iniziare a celebrarla liturgicamente“, aggiunge lo storico britannico, “addirittura nel secondo e terzo secolo”.
“È molto improbabile che il 25 dicembre sia stata la data effettiva della nascita di Cristo”, sostiene Tighe, “ma questa data si deve interamente ai tentativi dei primi cristiani di determinare la data storica della morte di Cristo”.
Nella tradizione ebraica ai tempi di Cristo c’era infatti la convinzione che i profeti morirono nello stesso giorno del proprio concepimento o della propria nascita. Una teoria chiamata “dell’età integrale”. Di qui gli sforzi dei primi cristiani di determinare la data esatta della morte del Messia. “Quando, sulla base di fonti storiche, i cristiani del primo o secondo secolo video nel 25 marzo la data della Sua crocifissione”, spiega lo storico, “il 25 marzo fu accettato anche come data in cui fu concepito Cristo”.
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Aggiungendo nove mesi – la durata media di una gravidanza – e dal 25 marzo si giunge al 25 dicembre, giorno fissato come data della nascita di Cristo.
La festività pagana istituita dall’Imperatore Aureliano nel 274 “non fu solo un tentativo di utilizzare il solstizio d’inverno in modo politico”, sottolinea Tighe, “ma quasi sicuramente fu anche un tentativo di dare un significato pagano ad una data già significativa per i Romani cristiani“. Tighe conclude la propria analisi ammettendo però che “i cristiani, a loro volta, potrebbero essersi successivamente riappropriati della pagana ‘Nascita del sole invitto’ per riferirsi, in occasione della nascita di Cristo, all’ascesa del Sole della Salvezza o del Sole della Giustizia“.