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Il paese turco dove San Nicola distribuì doni è meta di pellegrinaggio per fedeli russi

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John Burger - pubblicato il 22/12/16
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Demre attira gruppetti di pellegrini ortodossi, mentre i residenti musulmani mantengono viva il ricordo del “Miracoloso”web-demre-city-myra-001tom-kelly-cc

Per chi vive nel paese turco un tempo conosciuto come Myra, la sua storia ha assolutamente senso.

“È vero, San Nicola fece scendere dei doni dal camino”, ha dichiarato Okan Ozel, un residente del posto. “I nostri poveri di qui sono molto orgogliosi, non avrebbero mai accettato doni se qualcuno li avesse offerti loro. Ecco perché li ha dovuti far scendere dal camino”.

Myra, che un tempo era un villaggio greco e cristiano, adesso è conosciuto come Demre. Ozel lavora al bar adiacente alla Chiesa di San Nicola, ora museo. Nonostante i dibattiti sul mito di Santa Claus, il luogo dove visse San Nicola e dove diventò noto per la sua benevolenza continua ancora oggi a parlare del vescovo del IV sec. Erdal Karakos, una guida del museo, ha dichiarato: “Voi lo chiamate Santa Claus, ma gli ortodossi lo chiamano ‘Il Miracoloso’… era un uomo santo”.

Come raccontato dal New York Times, i residenti preferiscono mantenersi fedeli al racconto storico sulla sua persona. Ozel, un musulmano, sta tentando di mantenere vivo il ricordo del vero San Nicola, che considera una figura storica molto importante:

Il governo potrebbe fare di più per promuovere la straordinaria storia di San Nicola e il suo ruolo nelle tradizioni cristiane di tutto il mondo. Nella Turchia di questi giorni il governo islamista del presidente Recep Tayyip Erdogan si è dato da fare per promuovere la storia ottomana del Paese – sostengono i suoi critici – tralasciando però il ruolo importante che la Turchia ha avuto nella storia del cristianesimo.

L’anno scorso, Ozel e i suoi amici hanno provato senza successo a portare in un anfiteatro locale uno spettacolo su San Nicola. Non sono riusciti a trovare alcun sostegno economico, né dal comune né da nessun altro. “Le persone hanno la mente chiusa”, ha aggiunto. “L’iniziativa non importava proprio a nessuno, nessuno aveva mostrato interesse”.

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Gli ultimi eventi hanno reso le cose più difficili per Demre, che vive di turismo. Al paese “non va quasi più nessuno”, ha riportato il Times.

La Turchia ha molti problemi: frequenti attacchi terroristici, tantissimi rifugiati siriani, arresti di massa in seguito al fallito colpo di stato… e tutte queste cose hanno allontanato i turisti. Gli unici stranieri che visitano Demre sembrano essere uno sparuto numero di russi, molti dei quali venerano San Nicola come la terza figura più santa in tutto il cristianesimo, dopo Gesù e la Madonna.

I russi ortodossi venerano San Nicola definendolo “Il Miracoloso”. Ha segnalato il Times che:

I russi e altri cristiani ortodossi vengono a Demre per pregare per ricevere guarigione o per risolvere i propri problemi economici. Anche molte coppie che non riescono ad avere bambini vanno lì per pregare.


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Il sito della Chiesa ortodossa in America scrive sul santo:

A Patara c’era un uomo, un tempo facoltoso, che San Nicola salvò da un grave peccato. L’uomo aveva tre figlie adulte, e per disperazione decise di vendere il loro corpo per permettere loro di mangiare. Il santo, venendo a conoscenza della povertà dell’uomo e delle sue intenzioni malvagie, una notte gli fece segretamente visita e lanciò dalla finestra un sacchetto con dei soldi. L’uomo utilizzò quel denaro per organizzare un matrimonio dignitoso ad una figlia. Poi San Nicola diede anche i soldi necessari per le altre figlie, impedendo così alla famiglia di cadere nella distruzione spirituale. Quando elargiva elemosine, San Nicola cercava sempre di farlo in segreto, nascondendo le sue buone azioni.

“I russi non si spaventano come gli europei”, ha detto Ozel al Times. “Qui è pieno di polizia, quasi non possiamo neanche portare fuori l’immondizia”.

Il reportage su questo villaggio è apparso nell’edizione del New York Times del 17 dicembre, due giorni prima dell’assassinio ad Ankara dell’ambasciatore russo in Turchia.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]