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Come sarebbe la nascita di Gesù ai giorni nostri? Un video forte

Catholic Link - pubblicato il 21/12/16

Evelyn García Tirado

Se avessimo avuto il privilegio di nascere al tempo di Gesù, saremmo preparati ad accoglierlo? Saremmo abbastanza esenti da colpe da poterlo guardare negli occhi? Avremmo sufficiente fede per vincere le barriere dell’incredulità e adorare questo Bambino, il cui Padre ha scelto di inviarlo nel mondo in mezzo alla povertà pur essendo Lui un Re?

Crederemmo che il nostro Dio – che ha avuto in mente, fin dalla caduta di Adamo, una giovane purissima su cui sarebbe sceso lo Spirito Santo – abbia scelto i giorni nostri per inviare il Bambino della Promessa, quel Bambino di cui hanno parlato tutti i profeti nell’Antico Testamento? Avremmo potuto credere nella divinità di Cristo se lo avessimo avuto vicino? E credendo in Lui avremmo avuto sufficiente forza di volontà per vincere la nostra paura e avvicinarci a Lui con umiltà e senza paura del rifiuto?

“’Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia’. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama’” (Vangelo secondo San Luca 2, 8-15).

Potremmo chiederci perché Cristo abbia scelto di nascere in una grotta lontana che non è mai servita da abitazione, ma come rifugio per un gruppo di pastori. Forse perché oggi, come allora, Cristo è nascosto tra i più piccoli e dimenticati, tra quelli che non hanno un tetto sotto il quale rifugiarsi dal freddo; tra coloro che non hanno il pane da portarsi alla bocca; tra coloro che vagano con lo sguardo perso per la città senza una sola persona che abbia pietà di loro; tra coloro che tendono la mano per ricevere qualche moneta o un po’ di apprezzamento; tra coloro che sono maltrattati dalla vita fin da bambini e non possono contare sul sorriso di una madre o su una parola d’affetto; tra coloro che vivono sotto le intemperie, sopportando sole, pioggia e l’indifferenza di tutti, che voltano loro le spalle. Perché, siamo sinceri, come reagiremmo se ci trovassimo di fronte alla coppia del video? Penseremmo “Mi piacerebbe aiutarli ma arriverei tardi al lavoro. Magari lo farà la persona che viene dietro di me”. O forse: “Meglio non avvicinarsi, lo sa Dio che gente è!” O anche: “Se mi avvicino magari la prendono male e mi respingono, meglio continuare a camminare”.

Lo ha detto Madre Teresa di Calcutta: “Rimaniamo più ‘vuoti’ possibile perché Dio possa riempirci. Neanche Dio può effondere niente dov’è tutto pieno. La gente non ha tanto voglia di vedervi, quanto fame e sete di quello che Dio vuole dare loro attraverso di voi. In tutta la superficie terrestre, gli uomini hanno fame e sete dell’amore di Dio”. E allora dobbiamo svuotarci di noi stessi, delle nostre preoccupazioni, dei nostri pensieri e delle tante distrazioni che ci sono nel mondo, per trovare Cristo, per riconoscerlo negli occhi dei nostri fratelli.

La paura paralizza e ci impedisce di agire a favore di noi stessi o dei nostri fratelli, per cui se seguiamo Cristo dobbiamo compiere uno sforzo per esiliare quella terribile sensazione dai nostri cuori, altrimenti non ci avvicineremo mai a coloro che incontreremo sul nostro cammino e che richiederanno il nostro aiuto. Perché non abbiamo bisogno di vedere direttamente Cristo per rifiutarlo. Lo abbiamo fatto quando si è presentato davanti a noi sotto le sembianze dei nostri fratelli, lo abbiamo rifiutato le volte in cui abbiamo rinunciato a fare il bene. Perché anche noi, a volte, siamo stati il padrone della locanda, il centurione e l’apostolo che lo hanno affrontato o ignorato. Anche noi lo abbiamo rinnegato, e non solo tre volte, ma settanta volte sette.


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Voglio lasciarvi questo passo del libro “La vita di Gesù Cristo e di sua Madre Santissima”, che riunisce le visioni della beata Anna Caterina Emmerick e in cui si descrive parte del pellegrinaggio compiuto dalla Sacra Famiglia da Nazareth a Betlemme:

“Ho visto la Sacra Famiglia camminare in piena notte verso una montagna in una valle molto fredda, piena di brina. La Vergine Maria, che soffriva molto il freddo, ha detto a Giuseppe: ‘Dobbiamo fermarci qui, perché non riesco ad andare avanti’. Non ha proprio detto queste parole. Hanno fermato l’asino che portavano con sé dietro un grande albero di terebinto, accanto al quale c’era una fonte. Si sono fermati e Giuseppe ha preparato con le coperte un posto per la Vergine, che ha aiutato a scendere dall’asino. Maria si è seduta sotto l’albero e Giuseppe ha appeso la sua lanterna ai rami. Spesso ho visto fare lo stesso alle persone che viaggiano in questi posti. La Vergine ha chiesto a Dio aiuto contro il freddo. E allora ha provato un sollievo così grande e una tale corrente di calore che ha teso le mani a Giuseppe perché lui potesse scaldarsi un po’ le sue, che erano intirizzite. Hanno mangiato un po’ di pane e frutta, e hanno bevuto l’acqua della fonte vicina, mescolandola con gocce del balsamo che Giuseppe portava con sé. Giuseppe ha consolato e rallegrato Maria. Era molto buono e soffriva molto in quel viaggio tanto penoso per lei. Ha parlato del bell’alloggio che pensava di ottenere a Betlemme. Conosceva una casa i cui padroni erano gente buona e pensava di rimanere lì con qualche comodità. Mentre viaggiavano, Giuseppe lodava Betlemme, ricordando a Maria tutte le cose che potevano consolarla e rallegrarla. Questo mi suscitava pena, perché sapevo tutto quello che avrebbe sofferto: sarebbe tutto accaduto in modo diverso”.

E noi? Avremmo riconosciuto due santi principi vestiti da mendicanti? E ora riusciremmo a riconoscere la Sacra Famiglia tra le persone che ci circondano? Potremo soddisfare la fame materiale e spirituale che può sorgere intorno a noi? Chiediamo aiuto a nostro Signore per essere capaci di riconoscerlo e di soddisfarlo quando si presenterà con le sembianze dei nostri fratelli. “Per poter amare dobbiamo pregare”, ha detto Madre Teresa, ed è vero. Bisogna essere in contatto diretto con Cristo per poter sentire la carità nel nostro cuore e per poter fare della Volontà di Dio la nostra.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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