E’ una storia che si tramanda a Carmagnola in provincia di Torino. Dove sorge un misterioso rudere
Un antichissimo rudere “voluto” dagli angeli, che annunciavano al mondo la venuta di Gesù. Si trova in Italia, a Carmagnola, in provincia di Torino. E lo racconta un’antica fiaba, scritta da Mario Bergamo, che si intitola “Leggenda dell’Albergo degli Angeli”.
La leggenda di Bergamo è ripresa ne “Gli angeli della natività” (Sugarco edizioni) a cura di don Marcello Stanzione, tra i maggiori studiosi di angeli al mondo.
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I RUDERI DELL’ALBERGO
Racconta Bergamo: «Non molto lontano da Carmagnola, lungo una viuzza che porta a Sommariva, a una ventina di passi dall’olmo centenario che aveva visto passare i soldati di Napoleone, fino a un decennio fa, all’incirca, si scorgevano ancora dei ruderi di un’antica costruzione: un mezzo muro di pietre coperte da umidi muschi e felci ricamate; il 16 novembre 1987, quel muro, venne abbattuto da un contadino, perché gli serviva quel triangolo di suolo per poter passare col suo trattore, e l’episodio fu vissuto con acuto spasimo, soltanto da un vecchio, un certo signor Michele A., nato alla fine dell’Ottocento».
LA RECITA DELLA CORONA ANGELICA
Michele ogni lunedì si recava in quel luogo «col dolce rosario di noccioli d’oliva fra le dita, a pregare gli angeli e a recitare la Corona Angelica, e a chi gli domandava dove andasse, con un lieto sorriso egli rispondeva: “Vò all’Albergo degli Angeli”».
L’ANNUNCIO DELLA NATIVITA’
L’origine di quel nome, l’Albergo degli Angeli era legata alla venuta del Cristo. «Sui frammenti di un antico manoscritto – Il vangelo dell’infanzia di nostro Signore e degli Angeli Custodi – si leggeva che, quando il Salvatore del mondo venne sulla terra fiorendo nel seno della Vergine Maria, gli angeli obbedienti, guidati dal fulgente arcangelo Gabriele, tutti furono inviati dal padre che dà la vita, e in una mano raccoglie tutte le costellazioni, in ogni angolo, ad annunciare a tutti gli uomini di buona volontà la lieta novella».
DA BETLEMME A CARMAGNOLA
«I messaggeri, allora, con le loro ali iridescenti, volarono sulla grigia terra a portare il luminoso annuncio, e giunsero non soltanto a Betlemme, dove nacque Gesù, ma anche in altri luoghi; al nord e al sud, all’est come all’ovest; e così le zolle di Eboli e di Carmagnola, di Roma e di Bisanzio e di mille e mille altri paesi si destarono dal loro sonno millenario».
«Gli angeli cantavano ‘Gloria a Dio e pace agli uomini’ e tutti gli esseri viventi, in quella notte di mistero e profumo profondissimi, all’udire quella voce, s’inginocchiarono a pregare, e il cuore del mondo sussultò… incredulo».
LA “SOSTA” DEGLI ANGELI
Laddove gli angeli si erano fermati per modulare quel canto, «si liberò lo Spirito del Signore e li benedisse, e quando la Parola di Cristo si diffuse per le contrade delle province romane, sorsero chiese e cattedrali, monasteri e cenobi, abbazie e santuari, alle volte piloni e cappellette di campagna, là proprio dove quella notte indimenticabile i nobili messaggeri avevano dato l’annuncio».
E così quel rudere immerso nella natura di Carmagnola fu uno degli “avamposti di fede” voluti dagli angeli.
IL PELLEGRINAGGIO ALL’ALBERGO
Racconta ancora la leggenda: «I vecchi pellegrini del Seicento percorrevano vie e vie per giungere, il lunedì dell’Angelo, con dolci pani, al venerato albergo, e inginocchiarsi devoti su quella terra, che aveva visto generazioni di fedeli. Essi affermavano che gli angeli, poi, erano ritornati in quegli stessi luoghi, quando Cristo era risorto, per annunciare a donne ignare il nuovo grande mistero».