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Le 3 tentazioni del Natale

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Antoine Mekary/ALETEIA

Tom Hoopes - pubblicato il 12/12/16

Chi ha paura del Bambin Gesù?

L’Avvento inizia con una resa dei conti mentre Satana cerca di tentare Gesù con l’orgoglio, la vanità e il comfort. Man mano che si avvicina il Natale, affrontiamo le stesse tre tentazioni.

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La prima tentazione del Natale è l’orgoglio: sentirsi minacciati da Gesù.

È la tentazione a cui Erode ha dato libero sfogo, massacrando gli innocenti in una folle campagna volta a uccidere il bambino Gesù. I nostri Governi federali, statali e locali fanno lo stesso: non bandiscono il pupazzo di neve o la renna perché non sono reali, non fanno paura. Ma il Bambin Gesù è reale – e spaventa.

Lo sappiamo perché spaventa anche noi. Spesso rispondiamo sentimentalizzando il Natale, per tenerlo a bada.

Diciamo che in questo Natale vogliamo accogliere Gesù nel nostro cuore, ma non nella parte del nostro cuore incaricata delle nostre routine mattutine, o del nostro divertimento notturno, e non lo vogliamo accogliere neanche nella parte del nostro cuore che controlla il nostro tempo online, o in quella che parla – o rimane in silenzio – sul posto di lavoro, o ancora in quella che spende il nostro denaro.

Accogliamo il pupazzo di neve nel nostro cuore, ma non Gesù.

Una famosa citazione di papa Benedetto è importante in questa sede: “Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura – se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui – paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita?”, ha chiesto, e poi ha risposto. “No! chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla – assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! solo in quest’amicizia si spalancano le porte della vita”.

La seconda tentazione del Natale è la vanità: sentirsi delusi da Gesù.

Satana è l’esempio principale di questo. Il libro dell’Apocalisse racconta come obietti – violentemente – all’incarnazione. Perché? Rifiuta di adorare una persona che può essere pienamente Dio ma è anche pienamente umano, una natura inferiore alla loro.

Nella nostra epoca accade lo stesso. Non tutti hanno paura di Gesù. Alcuni di noi sentono come se l’avessero trovato carente. A volte succede perché abbiamo avuto un’esperienza emotiva di Gesù che tragicamente lo fraintende.

L’attore shakespeareano Derek Jacobi ricorda di essere andato a un incontro di Billy Graham in Inghilterra quando era adolescente. “Alla fine sono sceso sul palco per donarmi a Gesù”, ha detto, ma poi “mi sono sentito completamente truffato e imbarazzato”.

E non è il solo. Altri hanno vissuto la stessa esperienza in un evento, ma ugualmente comune è una sua versione più “soft”: quella di chi di noi si è riversato con tutto il cuore nella religione per un certo periodo e poi ha fatto marcia indietro, disilluso e dubbioso.

Coraggio! Perfino Giovanni il Battista si è sentito così. Come si legge nel Vangelo, chiese a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”

In questo Avvento, papa Francesco afferma che possiamo offrire la nostra versione del dialogo di Giovanni con Gesù quando notiamo che non siamo stati trasformati neanche noi: “’Ma cosa manca, Signore?’ – ‘Mancano i tuoi peccati! Dammi i tuoi peccati!’. Questo è quello che, oggi, il Signore chiede a noi: ‘Coraggio! Dammi i tuoi peccati e io ti farò un uomo nuovo e una donna nuova’”.

La terza tentazione del Natale è preferire la nostra routine confortevole a Gesù.

Gli osti ne sono un esempio – sono così presi dai loro affari che mettono da parte Gesù quando Maria e Giuseppe cercano un alloggio.

Mi piace pensare, però, agli esempi positivi che abbiamo a Natale. Pensate a quanto sarebbe stato facile per i personaggi principali della storia della Natività cadere in preda a questa tentazione – o anche a tutte e tre!

I pastori avrebbero potuto concentrarsi sui pascoli anziché andare a cercare Gesù, o avrebbero potuto sentirsi minacciati dagli angeli o delusi dal bambino in una mangiatoia.

Anche i Magi avrebbero potuto facilmente evitare il loro viaggio dietro la stella, o avrebbero potuto essere minacciati o delusi dal sistema di credenze ebraico rivale a cui questa li portava.

Tra i buoni esempi spiccano ovviamente Maria e Giuseppe. Pensate a come sarebbe potuta andare male la loro vicenda: Maria avrebbe potuto ribellarsi contro il viaggio stressante e il fallimento di Giuseppe nel trovare un alloggio, e Giuseppe avrebbe potuto rifiutare tutte le difficoltà provocate da quel figlio che non era suo.

Ma nessuno dei due ha fatto niente di tutto ciò. Si sono riuniti intorno al bambino Gesù e lo hanno adorato.

E se lottiamo contro le tentazioni dell’orgoglio, della vanità e della routine in questo Natale, possiamo unirci a loro.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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