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Come far fronte ai “vampiri emotivi”?

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MAŁGORZATA KWIECIŃSKA - pubblicato il 28/11/16

"Succhiare" l'energia degli altri non ha niente a che vedere con il voler ferirli intenzionalmente

Probabilmente tutti quanti abbiamo incontrato, anche se soltanto una volta nella vita, delle persone che potremmo definire dei vampiri emotivi. Vogliono continuamente attenzione, incolpano gli altri per i propri problemi (immaginari, o quanto meno esagerati). Hanno una spropositata propensione a chiedere, e non offrono quasi niente in cambio. Perché questo nome? Un vampiro è qualcuno che ha bisogno di usare l’energia di un’altra persona (in questo caso, energia emotiva) per poter andare avanti. In questo consiste il suo dramma: non è in grado di soddisfare le proprie necessità se non prendendo l’energia degli altri.

Un vampiro emotivo è relativamente facile da riconoscere, in base a come ci sentiamo in sua compagnia: stanchezza continua, fragilità e senso di fallimento – nonostante i tentativi di aiutarlo – sono i sintomi più tipici. Ma ci rendiamo conto che questo problema può riguardare anche noi stessi? Siamo consapevoli che ognuno di noi può essere un vampiro emotivo agli occhi degli altri? Questa diagnosi di sé è un compito decisamente più difficile.

Il primo passo (nonché il più importante) nel far fronte al nostro “vampirismo” è essere consapevoli di noi stessi (per poter risolvere qualsiasi problema, prima bisogna identificarlo). Se dunque ti senti bene solo quando l’attenzione altrui è incentrata su di te e suoi tuoi problemi, se hai difficoltà a comprendere gli altri, se hai l’impressione che i tuoi amici ti evitino oppure se ti dicono apertamente che non stanno bene in tua compagnia, è molto probabile che tu sia un vampiro emotivo. Se lo stai scoprendo ora… va benissimo, stai già superando la prima fase del cambiamento.

Per una gestione efficiente dei modelli disfunzionali di comportamento (come ad esempio il “vampirismo emotivo”) è fondamentale comprendere se stessi. Ogni azione, indipendentemente da quanto sia dannosa per noi o per gli altri, ha una causa specifica. Forse da bambini non abbiamo ricevuto abbastanza attenzione e cura dai nostri genitori, riuscendo ad ottenere queste cose soltanto essendo scortesi o mostrandoci infelici. Spesso queste prime esperienze danno forma ai modelli di comportamento che si seguiranno da adulti, quando ripetiamo degli schemi precostituiti senza verificare che siano positivi o utili. Prova a non sentirti in colpa, anche se dovessi ritenerti un vampiro emotivo. Non perpetuare la spirale di emozioni negative; considerala uno strumento, che in passato si è rivelato utile ma che adesso forse non è più necessario.


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È estremamente importante essere consapevoli del problema e delle sue cause. Il passo successivo consiste nell’osservare quotidianamente il nostro comportamento. È fondamentale, perché soltanto osservando su base regolare le azioni che non vorremmo più avere, possiamo avere l’opportunità di cambiare e di prendere decisioni che contrastino l’attuale schema comportamentale. Avere una piena attenzione al “qui” e all’ “adesso” permette di agire consapevolmente, invece di seguire gli automatismi che trascendono dalla nostra volontà. Il cambio consiste proprio in questo, nel prendere decisioni consapevoli. Prova a vedere come ti comporti nelle tue relazioni con gli altri, e se percepisci qualcosa che non gradisci, fermati un secondo e chiediti: “Voglio continuare ad agire in questa maniera?” In questo modo sarai tu a controllare i tuoi modelli comportamentali, e non viceversa.

A questo punto la domanda è: una volta che smettiamo di comportarci da vampiri emotivi, come colmiamo quel vuoto? Sì, possiamo non dare fastidio agli altri, avere a cuore il loro benessere, ma come soddisfare le nostre reali necessità?

Naturalmente bisognerà trovare un nuovo modo per farlo, un modo che non implichi alcun peso per gli altri e che sia più costruttivo per noi stessi. Ricordiamoci che “succhiare” l’energia degli altri non ha niente a che vedere con il volerli ferire intenzionalmente, quanto invece con il fatto di non essere in grado di prenderci cura di noi stessi in modo corretto. La chiave per abbandonare definitivamente il ruolo di vampiro è sviluppare delle specifiche capacità interiori, come ad esempio sapersi rilassare e incoraggiare nei momenti difficili. Questo soddisferà in gran misura le proprie esigenze emotive, riducendo automaticamente il desiderio di mettere gli altri a disagio. Uno dei metodi che facilitano la realizzazione di un rapporto positivo con sé stessi è agire nei propri confronti come con un bambino che ha bisogno di cura e sostegno… ma non dall’esterno, bensì da dentro di sé. Essendo un adulto, comprenderai meglio il tuo bambino interiore.

Parallelamente ad una migliore soddisfazione delle proprie esigenze, bisogna anche sviluppare ed esercitare la propria empatia. Potrebbe essere utile, durante una conversazione, focalizzare l’attenzione sull’altra persona (facendo domande, attraverso un ascolto attivo oppure esortandola a condividere le proprie esperienze). Ricordiamoci che la reciprocità è uno dei principi più importanti per un sano funzionamento della società. Gli studi dimostrano che siamo più propensi ad agire per conto di un’altra persona quando essa ha fatto precedentemente qualcosa per noi. Se non vogliamo che i nostri cari si sentano manipolati, facciamo in modo che posano contare su di noi quando passano per dei momenti difficili.


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Ma quando proviamo ad “addomesticare” il vampiro che è dentro di noi, facciamo attenzione a non cadere nell’esagerazione. Non dimentichiamoci che, in quanto esseri umani, siamo delle “creature sociali” e per poter funzionare correttamente abbiamo bisogno di aiuto reciproco. Lo confermano numerosi studi. Non avere paura dunque, se effettivamente necessario, di chiedere ai tuoi cari di aiutarti, perché non sempre possiamo fare tutto da soli. Nelle nostre azioni, in definitiva, ricordiamoci dell’importanza dell’equilibrio tra il dare e il ricevere: soltanto così le nostre relazioni potranno diventare più armoniose, e noi più felici.

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