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Papa Francesco ha parlato di kamasutra come rimedio per le coppie sposate?!

PAPA FRANCESCO CHE RIDE

Antoine Mekary

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 28/11/16

No, si tratta di letture distorte della Amoris Laetitia. Vi spieghiamo perché i riferimenti a pratiche sessuali orientali sono fuori luogo

Nella Amoris LaetitiaPapa Francesco tratta l’argomento del piacere e della sessualità nelle coppie sposate. C’è un passaggio dell’enciclica dedicato a questi temi:
“Alcune correnti spirituali insistono sull’eliminare il desiderio per liberarsi dal dolore. Ma noi crediamo che Dio ama la gioia dell’essere umano, che Egli ha creato tutto «perché possiamo goderne» (1 Tm 6,17). Lasciamo sgorgare la gioia di fronte alla sua tenerezza quando ci propone: «Figlio, trattati bene […]. Non privarti di un giorno felice» (Sir 14,11.14). Anche una coppia di coniugi risponde alla volontà di Dio seguendo questo invito biblico: «Nel giorno lieto sta’ allegro» (Qo 7,14). La questione è avere la libertà per accettare che il piacere trovi altre forme di espressione nei diversi momenti della vita, secondo le necessità del reciproco amore. In tal senso, si può accogliere la proposta di alcuni maestri orientali che insistono sull’allargare la coscienza, per non rimanere prigionieri in un’esperienza molto limitata che ci chiuderebbe le prospettive. Tale ampliamento della coscienza non è la negazione o la distruzione del desiderio, bensì la sua dilatazione e il suo perfezionamento” (Amoris Laetitia, n. 149).

Come vanno interpretati i messaggi del Papa? Come un invito ad accogliere i consigli delle filosofie orientali per stimolare il piacere e il desiderio? C’è chi si è spinto a dire che il Papa abbia accennato al Kamasutra come “rimedio sessuale” per le coppie sposate!

IL MODO DELLE EMOZIONI

Juan José Pérez-Soba, sacerdote della diocesi di Madrid e professore di pastorale familiare nel Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, presso la Pontificia Università Laternanese, chiarisce ad Aleteia il senso di questo passo dell’enciclica: «Una delle grandi novità che porta in sé l’esortazione apostolica Amoris laetitia (AL) – premette Soba – è “il modo delle emozioni” (AL 143-152) dove si rivalorizzano le passioni nell’interno dell’amore coniugale. Proprio perché questo è un tema innovativo, c’è chi si è sbizzarrito in alcune interpretazioni esagerate».

SAN TOMMASO E BENEDETTO XVI

In tal senso senso, spiega il teologo, «è bene partire da un principio basilare per l’interpretazione di questo testo di Papa Francesco. Non si può leggere senza capirne prima le fonti, che rappresentano la guida fondamentale per una giusta comprensione». Sul tema degli affetti «la fonte è molto chiara: San Tommaso d’Aquino. L’argomentazione segue il trattato delle passioni della Somma Teologia (I-II, qq. 22-48) e vuol far capire le sue conseguenze nell’ambito della vita matrimoniale. Si dà il paradosso che, pur essendo uno studio affettivo classico e pur essendo stato citato nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è quasi sconosciuto tra i fedeli. L’altra fonte di Amoris Laetitia è la bella riflessione sull’amore erotico che si trova nell’enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI».

FOCUS SU GIOIA, NON PIACERE

«Nella fattispecie, nel n. 149 dell’Esortazione dove appare il piacere in riferimento alla sessualità – evidenzia Soba – è incredibile che un tema così naturale sia passato in modo polemico! Di fatto, in quel numero si parla solo una volta di piacere. Chi legge attentamente il testo vede che innanzittutto il centro è la gioia, vista da Dio: “noi crediamo che Dio ama la gioia dell’essere umano” (AL 149)».

APPETITO VERSO IL BENEAMATO

Il docente di Pastorale Familiare sostiene che «ci troviamo davanti alla struttura dinamica basilare degli affetti secondo San Tommaso nella dinamica amore, desiderio e gaudio. Così lo spiega nel suo Commento all’etica Nicomachea (l. 2, lec. 5 [82 -86]): “l’amore implica una connaturalità dell’appetito al beneamato: il desiderio implica il movimento dell’appetito verso il beneamato, e il diletto, che implica il riposo dell’appetito nel bene amato”. La gioia, come risposta affettiva al bene già compiuto è una parte importante delle nostre esperienze».

GIOIA E ALLARGAMENTO DELLA COSCIENZA

È chiaro, prosegue Soba, che, «contro le visioni volontaristiche che non evidenziano la verità dei desideri, questo fatto risulta non pertinente. Ma se siamo coscienti della forza del vero amore, la gioia allora diventa espressione di una verità particolare dell’amore. Non può essere ridotta al solo piacere, giacché l’intenzione del vero amore è l’unione con l’amato e non il piacere. Così un’analisi accurata degli affetti – osserva il teologo –  lascia molto chiara la falsità dell’edonismo che perde la dinamica vera dell’amore centrato sempre nell’unione amorosa in una comunione di persone. Questa gioia nella comunione è l’allargamento della coscienza di cui ci parla Papa Francesco».

JIM MORRISON E KAMASUTRA

Un convinto sostenitore dei riferimenti al tantra o al kama-sutra o al taoismo, persino al celebre cantautore Jim Morrison, è il teologo don Alfredo Morselli. Che motiva così il suo pensiero:

Nel discorso  emerge una categoria insolita per la teologia cattolica, vale a dire quella dell’ «allargamento della coscienza»; una categoria poco comprensibile nell’ottica del Cristianesimo, ma che trova la sua collocazione perfetta all’interno delle filosofie indù ed in quelle di stampo New Age (salvo il supporre malignamente che qui si sia voluto far riferimento al pensiero di Jung o a personaggi come Jim Morrison dei Doors, che era notoriamente “maestro” nella pratica dell’ «allargamento della coscienza»).

Sta di fatto che nel menzionato paragrafo si accolgono di fatto queste pratiche, legate al tantra o al kama-sutra o al taoismo, il cui fondamento ultimo non è nella fede cristiana bensì nella Gnosi e nella tradizione esoterica orientale. L’aspetto drammatico, e per certi versi paradossale, è che vengano suggerite da un lato – alle coppie cristiane – tali pratiche per uscire quasi dalla “noia della quotidianità” o, come si legge nel testo, per “non rimanere prigionieri in un’esperienza limitata” («…si può accogliere la proposta di alcuni maestri orientali che insistono sull’allargare la coscienza, per non rimanere prigionieri in un’esperienza molto limitata che ci chiuderebbe le prospettive…») e, dall’altro, tali pratiche volte all’ampiamento della coscienza sarebbero quasi perfezionamento e coronamento dello stesso piacere di coppia («tale ampliamento della coscienza non è la negazione o la distruzione del desiderio, bensì la sua dilatazione e il suo perfezionamento»). Affermazioni che, prese nel loro significato, destano non pochi interrogativi circa la loro compatibilità con il “depositum fidei” (www.scuolaecclesiamater.org, 1 luglio).

NESSUN RIFERIMENTO  “AMBIGUO”

«Mi sembra che il tema di AL 149 sia quello di proporre un’alternativa all'”eliminare il desiderio per liberarsi dal dolore”», premette ad AleteiaGaetano Sabetta, docente alla Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana.

Il docente smentisce in quattro punti la tesi dei riferimenti alle dottrine sessuali orientali.

1) IN LINEA CON LA TRADIZIONE CRISTIANA

Secondo Sabetta, in primo luogo «non è assolutamente vero che “l’allargamento della coscienza” sia lontana dalla tradizione cristiana come afferma il suddetto articolo. Il fatto che se ne parli poco non vuol dire che sia estranea a tale tradizione. In termini di mistica cristiana si parla più propriamente di intelligenza che ha la stessa valenza della consapevolezza/coscienza e, come ricorda la tradizione cristiana: «intelligenza e amore costituiscono i due occhi dell’anima, che insieme formano la visione (cf. M. Porete, Lo specchio delle anime semplici)».

Due elementi

Il primo elemento, prosegue il teologo, «è introverso, e coincide con l’allargamento della consapevolezza necessario per togliere all’umano la sua pretesa di assoluto. Si parla più propriamente di distacco dal proprio io psicologico (per aprirsi al Sé spirituale), mentre il secondo è estroverso, perché si concretizza nell’uscita da sé verso l’altro e per l’altro. Distacco (allargamento della coscienza) e amore rimangono due facce della stessa medaglia e l’uno non può sussistere in quel modo senza l’altro».

Desiderio in positivo

Per Sabetta questo si spiega bene con l’inizio di AL 149, «quando il Papa fa riferimento ad “alcune correnti spirituali che insistono sull’eliminare il desiderio per liberarsi dal dolore”. Sembra, questo, quasi lo scenario di un distacco (o allargamento della coscienza/intelligenza) senza amore». Diversamente, il pontefice, «mi sembra proponga in positivo un’affermazione del desiderio (anche legato alla sessualità) come ciò che, assieme ad altri ingredienti, può alimenta una vita di coppia piena ed “abbondante”. Si potrebbe parlare più propriamente di una “unione mistica” poiché simbolo di quell’amore inseparabile che lega Dio alla sua creatura».

2) LE RELIGIONI ORIENTALI

Venendo alle religioni orientali, sottolinea il docente dell’Urbaniana, «mi preme prima innanzitutto di uscire dal generico “religioni orientali”. In particolare nella corrente hindu conosciuta come advaita-vedanta, “l’allargamento della coscienza” coincide con la retta visione del reale, col penetrare la realtà superando la visione offuscata che normalmente ci fa scambiare le cose finite/limitate/effimere per assolute». Si tratta di «discernere quello che è eterno da ciò che è transitorio e giustamente il Papa parla della “proposta di alcuni maestri orientali che insistono sull’allargamento della coscienza, per non rimanere prigionieri in un’esperienza molto limitata che ci chiuderebbe le prospettive”».

Limite e ignoranza

In termini cristiani si potrebbe dire che «quello che per noi è peccato/limite/incapacità d’amare in questa corrente diventa ignoranza, ovvero conoscenza/consapevolezza non corretta. Più che proporre pratiche sessuali eterodosse, come afferma qualcuno – osserva Sabetta – si tratta di superare quel velo d’ignoranza che non permette di vivere in maniera equilibrata, gioiosa e piena il rapporto di coppia, anche nelle sue importanti dimensioni sessuali».

Cos’è realmente il Kama-sutra

A tale proposito «il Kama-sutra (lett. Trattato del piacere, perché kama è uno dei quattro fini della vita umana assieme alla giustizia, al successo e alla liberazione finale) non è tanto, come viene purtroppo recepito in Occidente dai tanti male informati, l’apoteosi dei piaceri/pruriti sessuali sfrenati, ma va inquadrato in un’ottica spirituale, di sublimazione dell’amore (di coppia), quale simbolo più rappresentativo dell’amore di Dio verso l’essere umano (la corrente advaita-vedanta ha un’origine/derivazione dai Veda)».

3) ERRORI COMUNI SUL TANTRA

Proprio questo riferimento all’unione maschile e femminile «ci porta al tantrismo che si rifà a testi sacri diversi dai Veda, detti appunto Tantra. In verità si tratta di un insieme di tradizioni/famiglie religiose diverse comunemente soggette a malintesi, soprattutto in Occidente. Molto spesso – fa notare il teologo dell’Urbaniana – quando si fa riferimento ai tantra, subito vengono in mente formule misteriose e mantra segreti, spiriti e divinità mistiche, poteri strani e esperienze inquietanti, anche quelle legate al sesso libero e senza regole. Niente di più errato!».

Coscienza e positività

Le due caratteristiche comuni tra le diverse famiglie tantra, aggiunge ancora Sabetta, sono: 1. La Realtà Ultima è Coscienza che si organizza secondo le qualità della Conoscenza e dell’Azione. La prima è maschile (Siva) e la seconda è femminile e dinamica (Sakti). Simbolicamente la Realtà viene dipinta/raccontata come qualcosa/qualcuno che riunisce in sé i tratti maschili e femminili (Siva-Sakti; Krisna-Radha; Rama-Sita). Si tratta ancora una volta di due aspetti di una sola Realtà. 2. La seconda caratteristica è un atteggiamento positivo verso il mondo, verso l’umano, verso la vita perché si tratta della manifestazione del Divino, così anche i piaceri mondani possono essere strumento per realizzare il Sé, ovvero il Divino. In questo contesto si inserisce una particolare corrente della famiglia tantrica conosciuta come “mano sinistra” (vama-marga).

Le 5 “M”

In questo cammino l’aspirante spirituale fa uso delle 5 “M” (vino, carne, pesce, grano arrostito e rapporti sessuali), ovvero di quelle pratiche considerate più immonde e profane dall’ortodossia hindu (mano-destra), con l’obiettivo di liberare l’aspirante dalla falsa distinzione creata dalla società tra bene e male, puro e impuro ed avviarlo così sulla via della liberazione. Il cammino incoraggia il cambiamento di atteggiamento verso queste pratiche più che la loro sperimentazione pratica. Quest’ultima, come è previsto dai tantra, è riservata solo alle persone “forti”, non a quelle ignoranti (nel senso di cui al punto 2).

L’unione sessuale

L’unione sessuale (maithuna) «è fra le pratiche forse quella più significativa, poiché si è coscienti che il desiderio (kama) è la principale forma di energia negli esseri umani. L’obiettivo è quella di sublimarla ed indirizzarla a Dio così che i partner possano superare quell’atteggiamento non equilibrato/possessivo che spesso accompagna l’atto sessuale e possano veramente esprimere l’amore di coppia». Questo avviene «considerando il sesso come qualcosa di divino e la donna come la Sakti divina e l’uomo come Siva. Tutto ciò – smentisce il teologo – non ha nulla a che vedere con pratiche sessuali strane. Più “semplicemente” si considera il sesso come qualcosa di buono, anzi di divino, che se correttamente compreso e vissuto, può facilitare la strada verso Dio e verso la maturazione personale».

4) SCIAMANESIMO E PEYOTE

I riferimenti a Jim Morrison «mi sembrano ridicoli – chiosa Sabetta -. Si dovrebbe parlare nel suo caso dello sciamanesimo e del culto del peyote».

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