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L’esercito sconfitto dei padri separati

padre separato

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 24/11/16

Impoveriti dalla crisi e della separazione sono loro i nuovi poveri in Italia

Padri impoveriti dalla separazione, padri che oltre a vivere il dramma di un matrimonio o di una relazione che si sfascia, si ritrovano nel giro di breve tempo poveri sia materialmente, che spiritualmente, con rapporti spesso mutilati con i figli. Un dramma che in Italia coinvolge almeno 800 mila persone.

Le testimonianze

«La notte dormo in macchina. E’ questa la mia casa. In questo periodo, mi arrangio come posso. Poi, la mattina mi sveglio, mi vesto e vado a scuola. Sono un insegnante. Dopo la separazione da mia moglie, con tutte le spese che ogni mese devo sostenere, non sono stato più in grado di pagarmi l’affitto di un alloggio e sono finito in strada. Per fortuna, ho ancora l’auto in cui potermi rifugiare, ma ovviamente adesso non riesco più a vedere mio figlio come vorrei». Giuseppe racconta la sua storia conservando una profonda dignità, anche se tiene lo sguardo rivolto verso il basso e ha poca voglia di entrare nei dettagli di quello che gli è successo. Il suo è un nome di fantasia, ma quella che racconta è una storia assolutamente vera (Corriere della Sera).

Andrea (altro nome di fantasia, ndr), 46 anni, ha perso il lavoro nel 2009 a causa della chiusura dell’azienda dove lavorava da quando era giovane. La chiusura dell’azienda è avvenuta nello stesso periodo in cui si separava dalla moglie madre delle sue due bambine di 14 e 12 anni. Pur senza stipendio ha continuato a provvedere al mantenimento di moglie e figlie ma non potendo pagare un affitto anche lui è andato a vivere in macchina. Quando anche la macchina gli è stata sequestrata ed ha finito i soldi risparmiati, Andrea se ne è andato dalla sua città ed ha iniziato a vivere come senza tetto a Bologna. È qui che ha incontrato gliAvvocati di Strada, una organizzazione di 700 legali che presta assistenza gratuita ai senza dimora, a coloro cioè che non possono beneficiare del gratuito patrocinio a spese dello Stato in quanto privi del requisito della residenza anagrafica. Come nel caso di Andrea, a cui i legali di AdS sono poi riusciti a trovare una soluzione ed a risolvere il suo caso. Solo nel 2015 sono state aperte dai volontari dell’associazione 3.475 pratiche in tutto il territorio nazionale; il 45% di queste, riguardavano il Diritto Civile. Per essere ancora più precisi: 140 pratiche relative a separazione e divorzi (Corriere della Sera, 29 ottobre 2016).

clochard

“Dopo la separazione ho comprato un camper. Una casa in miniatura per i fine settimana con mio figlio”, racconta Stefano, 43 anni, padre separato di Genova. “Col tempo è diventato il nostro piccolo rifugio su due ruote. Vado a prenderlo tre volte al mese a Como, dalla mamma, e al posto di girare per hotel o prendere una stanza in affitto, ci divertiamo a colorare il nostro camper e a riempirlo di ricordi. Così è come se vivessimo in una casa vera”. “Se mi guardo indietro, la parola che accomuna tanti padri separati come me è la solitudine”, spiega Stefano. “In queste situazioni, quando ci sono di mezzo i bambini, l’80 per cento delle persone che hai intorno spariscono. La solidarietà va sempre alla mamma, come se una donna soffrisse di più”. (Huffington Post).

Il quadro generale

In Italia, secondo i dati concordanti di Caritas e dell’Eurispes, su 4 milioni di papà separati circa 800 mila vivono sotto la soglia di povertà, mentre un milione e mezzo vive in condizione di indigenza. Molti di questi, finiscono inevitabilmente a meno dell’aiuto di amici e parenti per strada, senza una casa o un posto in cui dormire. Non a caso le mense della Caritas sono piene di questi nuovi poveri, persone che sulla carta magari hanno anche un lavoro ma a causa dei costi della separazione (avvocati, mantenimento dei figli, nuove case da pagare) non hanno più la disponibilità completa del loro stipendio. Ovviamente la lunga crisi economica che stiamo vivendo non può che aver peggiorato una situazione già molto precaria.

«Parliamo di padri separati che, nonostante abbiano ancora un lavoro, tra gli assegni di mantenimento in favore dell’ex-moglie ed i figli ed il mutuo della casa da pagare, non riescono a sostenere le spese neanche per fittare un alloggio; ma parliamo anche di padri separati che hanno perso la loro occupazione e non hanno più le forze per rialzarsi, diventando inevitabilmente dei clochard». A spiegarlo è Gianni Sciannarella presidente dell’Associazione di Promozione Sociale Adamo, la onlus che a Matera si occupa di aiutare i padri separati che vivono in situazioni di disagio economico e sociale.

Sono spesso dei papà in “giacca e cravatta” in fila alla mensa dei poveri, costretti a dormire in macchina e a farsi la doccia in ufficio. “Non possono permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni, non possono scaldare adeguatamente casa e arrivano a fine mese con grande difficoltà”, si legge nel Rapporto. Un fenomeno in continua crescita, come testimonia l’andamento dei servizi rivolti ai padri separati. “Dal 2013 a oggi sono aumentate le richieste di alloggi e servizi residenziali”, spiega Laura De Lauso, responsabile dell’Ufficio Studi Caritas. “Per un papà separato la casa è una necessità, non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico. È uno spazio per ritrovare se stessi, per riprendere in mano la propria vita oltre che un luogo sano dove poter incontrare i figli”.

“Il padre separato non fa rumore, non chiede aiuto, si vergogna. Lo riconosci dallo sguardo perso e remissivo”, racconta Gianmario Pagani, padre separato e presidente dell’associazione La Rinascita di Como “Sono stato anch’io in quella situazione. La prima cosa che facevo al mattino quando mi svegliavo era pulire la macchina dove avevo dormito per cancellare ogni segno della notte precedente perché mi vergognavo”. Il pudore, il bisogno di nascondersi e di non mostrare la propria debolezza di fronte ai figli. “Spesso gli uomini non hanno la forza morale per affrontare questa situazione. Così si innesca una spirale per cui i papà che non riescono a pagare gli alimenti si sentono in difetto e pensano di non meritarsi l’affetto dei figli” (Huffington Post).

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