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Fisichella: sull’aborto si sono lette tante idiozie

Vatican Insider - pubblicato il 23/11/16

«Non c’entra niente la scomunica che viene tolta. Non c’entra nulla dire `abortite perché il Papa vi perdona´, queste sono veramente delle idiozie che rimangono tali sia nei titoli che nei contenuti». Così il Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, in un’intervista a Tv2000 è tornato a parlare di aborto.

«Voglio dire una cosa nei confronti dei giornalisti – ha aggiunto Fisichella – due giorni fa in Sala Stampa ne ho sentite di tutti i colori. C’è da parte di qualcuno la tentazione di leggere in fretta e quando si legge in fretta non si capisce. C’è la tentazione di trovare subito qualche cosa. E di tanti contenuti l’occhio è caduto solo sull’aborto. C’è poi la volontà di qualcuno di voler denigrare e trovare quello che non c’è».

Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione ha inoltre voluto precisare che «il Papa ha detto chiaramente e lo ha scritto: il peccato di aborto è uno dei peccati più gravi che esistano, perché si pone fine a una vita innocente. Questo peccato rimane tale e nel momento in cui si compie questo peccato, non solo da parte della donna, che porta il peso più grande di tutto questo, ma da parte di tutta una categoria che partecipa al peccato d’aborto, nel momento in cui si compie dunque, c’è la scomunica e si è fuori dalla comunione dalla Chiesa perché il peccato è gravissimo».

«Ma il Papa – ha sottolineato monsignor Fisichella – pur dicendo questo dice con altrettanta forza che non esiste un peccato che Dio non possa perdonare quando si ritrova con un cuore pentito. Il Papa dice che non deve esserci nessun ostacolo, nessun limite. Prima infatti solo il vescovo poteva assolvere il peccato di aborto».

«È una prassi che si è modificata – ha concluso monsignor Fisichella – la prassi con la quale ora il Papa dice: desidero che chi porta dentro di sé questo grande dolore ed è pentito, non abbia a trovare ostacoli ma qualsiasi sacerdote può accogliere, perdonare e aiutare a camminare per una vita nuova».

Sempre oggi ha parlato monsignor Vincenzo Paglia: interpellato da Radio Vaticana, ha sottolineato che il Papa, nella lettera «Misericordia et misera», non ha assolutamente «banalizzato» l’aborto. «È vero esattamente l’opposto: – spiega il presidente della Pontificia accademia per la vita – proprio perché concedere il perdono significa un dialogo, una consapevolezza, una decisione di non ripetere più quello che si è fatto. In questo senso, allargare ai sacerdoti vuol dire dare maggiore possibilità a chi ha compiuto questo gesto terribile di comprendere la gravità di quello che ha fatto e quindi di poter cambiare vita e di non farlo più. In questo senso, il Papa – consapevole della gravità – vuole offrire il modo migliore per impedire il ripetersi. Certamente, avere una maggiore possibilità di accedere a una medicina robusta aiuta chi è debole a cadere meno facilmente o comunque a non cadere. Quindi, proprio perché è un atto gravissimo è necessaria una straordinaria concessione della Misericordia».

La scomunica `latae sententiae´ (automatica, ndr) per chi procura aborto, «resta così com’è nel Codice di Diritto Canonico. In questo senso, – ricorda monsignor Paglia – non c’è nessun cambiamento nella concezione della gravità del peccato: resta l’eliminazione colpevole di un innocente ed è gravissimo. Il senso del testo papale è appunto nella volontà di far comprendere che chi si pente, anche di questo gravissimo peccato, viene perdonato e abbracciato dal Signore. In questo senso, viene come dimenticata da Dio la scomunica che era comminata per questo atto drammatico. Certamente, poi, c’è in questo gesto del Papa una grande considerazione della debolezza o dei drammi di tante donne che, se lasciate a loro stesse, difficilmente riescono a uscirne e a trovare una strada non solo per non ripetere quanto hanno fatto, ma anche per sentirsi aiutate di fronte al dramma che sempre ogni aborto procura, anche nelle stesse donne».

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