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Aborto, il presidente del Movimento per la Vita: “Il perdono non serva a banalizzare il peccato”

Vatican Insider - pubblicato il 22/11/16

«Il rischio è che alcuni sacerdoti fraintendano quanto decretato dal Papa», avverte Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita, storica associazione con migliaia di volontari impegnati in 700 centri di aiuto e case di accoglienza in tutta Italia.  

Qual è il suo timore rispetto allo storico gesto di Francesco?

«Il pericolo è la decisione del Papa venga interpretata male e che ciò favorisca il lassismo. Poche ore fa, in un’intervista a Tv2000, Francesco ha definito l’aborto un peccato e un crimine gravissimo. La facoltà da lui estesa stabilmente a tutti i preti di dare l’assoluzione non equivale a derubricare la violenza su un vita indifesa. Adesso, però, a creare preoccupazione è il corto circuito che può nascere e che nelle prime divulgazioni mediatiche è già in atto».  

A cosa è dovuto questo fraintendimento?

«Non tutti hanno la stessa sensibilità. Qualche prete potrebbe scambiare la misericordia per un colpo di spugna, contrariamente alle intenzioni del Pontefice. Il pericolo è che la giusta disposizione del Papa trovi pratica attuazione in maniere difformi. Francesco vuole favorire la possibilità di uscire da una condizione di peccato e iniziare una nuova vita dopo il pentimento e la conversione. Temo però che alcuni confessori possano leggere le parole del Papa come un lasciapassare per sottovalutare la gravità dell’interruzione volontaria della gravidanza. E invece il giudizio del Papa e della Chiesa non cambia. A mutare è una norma del codice di diritto canonico». 

E’ un errore del Papa?

«L’obiettivo è condivisibile. E’ doloroso dover burocraticamente rinviare un penitente al vescovo per l’assoluzione. Francesco vuole rendere ogni sacerdote lo strumento della misericordia divina e ciò può aiutare molta più gente a interrogarsi sul significato delle proprie scelte. Ma il rischio è la banalizzazione che potrà esserne fatta in concreto nel confessionale. Già adesso ci sono sacerdoti che per quante cose gravi ascoltino nel sacramento della riconciliazione ascoltano distrattamente e danno l’assoluzione quasi in automatico: tre “Ave Maria” e si passa al prossimo». 

Cosa accadrà in concreto?

«Spero che i sacerdoti rispettino lo spirito della decisione papale. Di fronte alla violazione di una vita umana innocente sarebbe inaccettabile il lassismo. Lo scopo della confessione è la conversione: è un’occasione per cambiare vita. Non va banalizzato l’aborto oppure la decisione del Papa sarà un’intenzione giusta ribaltata nel suo contrario».  

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