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Come concentrarsi nella preghiera?

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Kitja-Kitja

padre Paulo Ricardo - pubblicato il 21/11/16

Prima di parlare delle distrazioni, bisogna sapere cosa vuol dire concentrarsi al momento di pregare

Prima di parlare delle distrazioni che ci ostacolano al momento di pregare, è importante sapere innanzitutto cosa significhi essere concentrati nella preghiera.

La concentrazione che dobbiamo mantenere quando parliamo con Dio consiste nell’applicazione dell’intelligenza e della volontà a Colui al quale ci rivolgiamo, a un oggetto soprannaturale.

È questo stato interiore in cui ci concentriamo sulla presenza soprannaturale del Signore che definiamo propriamente “raccoglimento”.

Il contrario del raccoglimento è la distrazione, che si verifica quando l’intelligenza e la volontà non sono concentrate su Dio.

Essere raccolti, o concentrati nella preghiera, implica da un lato la consapevolezza della presenza di Dio, dall’altro una volontà determinata di unirsi a Lui.

Sconforto, dolori, rumori… nulla è capace di deconcentrarci se decidiamo di fissare lo sguardo su Colui che amiamo.

Gli inconvenienti che a volte ci privano della pace devono essere affrontati come un’occasione di lotta, un’occasione per mostrare a Cristo che qualunque cosa accada vogliamo rimanere con Lui, sia nell’Orto degli Ulivi che ai piedi della Croce.

L’esperienza delle distrazioni durante la preghiera è dolorosa.

Se si aspetta di avere tutte le condizioni ideali per pregare si pregherà molto poco. Non ci si riuscirà mai a raccogliere. Esistono, sì, quei giorni speciali in cui in cui per grazia divina siamo così concentrati sulla presenza di Dio che ci astraiamo dai rumori, non ricordiamo nemmeno che ci fa male una gamba e non ci accorgiamo che lo stomaco ci brontola per la fame o che ci sta colando il sudore sulla fronte. Ci sono giorni di questo tipo, ma diciamocelo sinceramente, sono rari.

A volte, anche quando applichiamo la nostra intelligenza e la nostra volontà a Dio e alla sua presenza, può accadere che il nostro corpo non ci stia aiutando.

Questo, però, non vuol dire che si sia distratti. Vuol dire semplicemente che si è dolorosamente divisi, ma raccolti perché l’intelligenza e la volontà sono concentrate su Dio e ci vogliamo unire a Lui.

Dobbiamo perseverare e continuare senza preoccuparci, perché non è distrazione, ma semplicemente lotta.

Oltre alle realtà sensoriali esterne, del resto, esistono le realtà sensoriali interne, ad esempio l’immaginazione. C’è gente che pensa che l’immaginazione faccia parte dell’anima, ma in realtà fa parte del nostro mondo interiore molto più vicino a quello che è animale, che è il corpo, che all’anima.

Non è sempre facile distinguere le due cose. Anche Santa Teresa ha avuto difficoltà in questo tipo di discernimento. Col tempo, tuttavia, si impara a effettuarlo, e per questo non bisogna mai scoraggiarsi.

[Traduzione dal portoghese e adattamento a cura di Roberta Sciamplicotti]

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