Dall’umiltà alla routine. Lo scrittore e il pontefice parlano la stessa linguaLo scrittore Gilbert Keith Chesterton, campione della gioia, dell’umorismo e dell’amore per la Chiesa cattolica e Papa Francesco. Due uomini e un grande feeling.
Avvenire (3 novembre) con un’analisi di Andrea Monda smonta in quattro passaggi chi utilizza lo scrittore per randellare il pontefice.
1) UMILTA’
Il nuovo Papa argentino si affaccia con la forza di chi ha scelto audacemente il nome di San Francesco (l’unico santo, insieme a Tommaso d’Aquino a cui Chesterton abbia dedicato una biografia) e compie un gesto letteralmente “rivoluzionario”: saluta e si inchina, lui al popolo e non il contrario.
Già qui si può leggere la firma paradossale dell’umiltà propria di Bergoglio come di Chesterton, uno scrittore che ha affermato che l’uomo non è libero se non si inchina in un gesto orante di adorazione, perché «si sente più libero quando è legato, si sente più alto quando si inchina».
2) GIOIA
L’altra parola che accomuna i due è gioia. Una forza (non un sentimento) che nasce dalla convinzione che il Sommo Pontefice non debba pontificare, perché, l’affermazione è di Chesterton ma potrebbe essere anche di Francesco, Gesù «non è venuto in realtà a insegnare nulla. Se c’è un episodio che personalmente mi colpisce come grandemente e gloriosamente umano, è l’episodio del vino per la festa nuziale».
La gioia quindi, quella che sprizza da ogni poro di Francesco, basta vederlo ridere, scrive Avvenire, fin quasi alla lacrime mentre parla con i suoi interlocutori, dal semplice ragazzo al primate di Inghilterra, quella gioia che secondo il Papa non è né allegria né tantomeno frivolezza (contro la quale sia l’argentino che l’inglese hanno diverse pagine illuminanti quanto infuocate), quella gioia che è una «virtù pellegrina», che «non può diventare ferma, ma deve andare»-
3) CONVERSIONE
Bergoglio è un uomo vivo, agitato da un vento che lo porta a non fermarsi, convinto anche lui come Chesterton che «il marchio della fede non è la tradizione: è la conversione».
Da questo punto Bergoglio non assomiglia solo allo scrittore, ma può essere accostato anche ai suoi personaggi e in particolare a Innocenzo Smith, il protagonista di “Manalive” che vive la propria vita in quanto avventura, come una continua sorpresa, compiendo delle azioni stravaganti e paradossali che gli permettono di ritornare alla fonte di ogni gesto umano per riconquistarlo nella sua freschezza, un uomo vivo che ricrea il mondo così come uscito dalle mani di Dio.
4) ANTI ROUTINARIO
Papa Francesco adotta, inoltre, una serie di comportamenti che di fatto spazzano via l’insidia della routine, quel rischio ricordato dalla scrittrice, giornalista e poetessa brasiliana Martha Medeiros, «Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine». Forse è in questa schiavitù la spiegazione dell’enigma per cui alcuni cattolici tentano di “usare” Chesterton contro il Papa, in realtà un suo grande alter-ego, che oggi attraversa il mondo lietamente.
Basta leggere uno stralcio di “Ortodossia” (www.gli scritti.it), in cui lo scrittore allude a una ripetitività dell’azione divina. Ma non in senso di stagna routine. Al contrario! C’è un dinamismo ed entusiasmo ogni qual volta ripete quello stesso gesto:
Può darsi che il sole sorga regolarmente perché non è mai stanco di sorgere. La sua routine può essere dovuta non a una mancanza, ma a un eccesso di vitalità. Ciò che intendo dire lo si può vedere, per esempio, nei bambini quando fanno un gioco o uno sport che li appassiona particolarmente. Un bambino che sgambetta ritmicamente, lo fa non per mancanza, ma per sovrabbondanza di vitalità. I bambini hanno una vitalità esuberante e sono pieni d’istintività e di entusiasmo: per questo motivo vogliono sempre ripetere e non cambiare ciò che fanno.
Dicono ogni volta: “Fallo ancora”, e l’adulto lo ripete fino allo sfinimento. Perché i grandi non sono abbastanza forti per godere della monotonia, ma forse Dio lo è. Può darsi che ogni mattina Dio dica: “Fallo ancora” al sole e ogni sera dica: “Fallo ancora” alla luna. Forse non è un’automatica necessità a rendere le margherite tutte uguali, forse Dio crea ogni margherita separatamente, ma non si stanca mai di farlo. Probabilmente possiede in eterno lo stesso entusiasmo dell’infanzia; noi siamo invecchiati perché abbiamo peccato e nostro Padre è più giovane di noi.