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Il Papa: misericordia è anche sopportare i molesti con pazienza

Vatican Insider - pubblicato il 16/11/16

Il Papa ha dedicato l’ultima udienza generale del Giubileo, che si conclude domenica (8 dicembre 2015 – 20 novembre), all’opera di misericordia di sopportare con pazienza le persone moleste, sottolineando che anche Dio ha avuto pazienza col suo popolo, così come, nei suoi tre anni di impegno pubblico, Gesù, che ha colto anche l’occasione della madre di Giacomo e Giovanni, che faceva «lobby per i figli», per insegnare «ad andare sempre all’essenziale e a guardare più lontano per assumere con responsabilità la propria missione». 

«Dedichiamo la catechesi di oggi a un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo: sopportare pazientemente le persone moleste», ha detto Francesco. «Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata… Subito pensiamo: “Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?”. E anche noi possiamo essere molesti! Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto di lavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti. Che cosa dobbiamo fare? Perché tra le opere di misericordia è stata inserita anche questa?». 

«Nella Bibbia vediamo che Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo», ha ricordato il Papa, «ad esempio nel libro dell’Esodo il popolo risulta davvero insopportabile», ma «Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede».  

Il Papa ha domandato: «Facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dovremmo imparare a metterci nei panni degli altri. Guardiamo soprattutto a Gesù: quanta pazienza ha dovuto avere nei tre anni della sua vita pubblica! Una volta, mentre era in cammino con i discepoli, fu fermato dalla madre di Giacomo e Giovanni, la quale gli disse: “Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. La mamma faceva lobby per i suoi figli», ha sottolineato il Papa. «Anche da quella situazione Gesù prende spunto per dare un insegnamento fondamentale: il suo non è un regno di potere e gloria come quelli terreni, ma di servizio e donazione agli altri. Gesù insegna ad andare sempre all’essenziale e a guardare più lontano per assumere con responsabilità la propria missione. Potremmo vedere qui il richiamo ad altre due opere di misericordia spirituale: quella di ammonire i peccatori e quella di insegnare agli ignoranti. Pensiamo al grande impegno che si può mettere quando aiutiamo le persone a crescere nella fede e nella vita. Penso, ad esempio, ai catechisti – tra i quali ci sono tante mamme e tante religiose – che dedicano tempo per insegnare ai ragazzi gli elementi basilari della fede. Quanta fatica, soprattutto quando i ragazzi preferirebbero giocare piuttosto che ascoltare il catechismo!».  

«Accompagnare nella ricerca dell’essenziale è bello e importante, perché ci fa condividere la gioia di gustare il senso della vita. Spesso – ha detto Francesco – ci capita di incontrare persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali; a volte perché non hanno incontrato qualcuno che le stimolasse a cercare qualcos’altro, ad apprezzare i veri tesori. Insegnare a guardare all’essenziale è un aiuto determinante, specialmente in un tempo come il nostro che sembra aver perso l’orientamento e inseguire soddisfazioni di corto respiro». Così, «le parole di Gesù alla madre di Giacomo e Giovanni, e poi a tutto il gruppo dei discepoli, indicano la via per evitare di cadere nell’invidia, nell’ambizione e nell’adulazione, tentazioni che sono sempre in agguato anche tra noi cristiani. L’esigenza di consigliare, ammonire e insegnare non ci deve far sentire superiori agli altri, ma ci obbliga anzitutto a rientrare in noi stessi per verificare se siamo coerenti con quanto chiediamo agli altri. Non dimentichiamo le parole di Gesù: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”. Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere pazienti nel sopportare e umili e semplici nel consigliare». 

A conclusione dell’udienza, il Papa ha fatto appello, in vista della «Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza» che cade proprio domenica, chiusura del Giubileo della misericordia, «alla coscienza di tutti, istituzioni e famiglie, affinché i bambini siano sempre protetti e il loro benessere venga tutelato, perché non cadano mai in forme di schiavitù, reclutamento in gruppi armati e maltrattamenti. Auspico che la Comunità internazionale possa vigilare sulla loro vita, garantendo ad ogni bambino e bambina il diritto alla scuola e all’educazione, perché la loro crescita sia serena e guardino con fiducia al futuro». Il Papa ha anche ricordato «con particolare affetto le vittime del recente terremoto nel Centro Italia: preghiamo per loro e per i familiari e continuiamo ad essere solidali con quanti hanno subito dei danni».  

Presenti all’udienza generale 11 deputati venezuelani, la onlus genovese «band degli orsi» che ha regalato a Francesco una arca di cioccolato di 150 chili e i pellegrini olandesi che già hanno incontrato ieri il Papa a San Pietro.  

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