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Ci siamo allenati per una settimana con dei detenuti, in prigione. Poi è successo questo…

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Catholic Link - pubblicato il 16/11/16

di Genevieve Philipp

Una delle scene più suggestive del film Courageous è quando un ufficiale di polizia va a fare visita a un giovane detenuto. Questo ragazzo aveva provato ad approcciare la figlia dell’ufficiale, venendo poi arrestato perché coinvolto con degli spacciatori violenti. L’ufficiale non era andato lì per rimproverare il giovane, né per fargli la lezioncina; era lì per parlargli di Gesù. I due lessero la Bibbia insieme.

La scena mi ha colpita perché l’ufficiale non ha permesso al giovane di lasciarsi andare. Qui vediamo un uomo che ha colto l’opportunità per aiutare un’altra persona a cambiare in modo radicale la propria vita, attraverso Cristo. Un atto incredibile, che ci fa comprendere perché visitare chi è in prigione sia un’opera di misericordia.

Dopo essere entrati nel penitenziario della California per allenarsi lì per una settimana, Rocco e Eli hanno condiviso la propria straordinaria esperienza nel video qui sopra. Molti di noi non hanno mai messo piede in una prigione, e probabilmente quando passiamo accanto a un penitenziario non ci facciamo neanche tanto caso. Allenandosi insieme ai detenuti, Eli si è sentito più incoraggiato che in altre palestre. Non si è neanche sentito a disagio a cenare con i detenuti.

Luckily, Carl and Frank were quick to sit down and eat with Rocco and Eli. During their dinner, they talked about everything from art and food, to prison stereotypes and how the system affects the people in it.

“Non avevo una conversazione così stimolante da tantissimo tempo. Hanno mantenuto un approccio alla vita molto positivo e umano. Sono di grande ispirazione”, ricorda. “Mi spaventa che l’America sappia così poco sul sistema penitenziario e su come siano queste persone”.

Rocco ha dichiarato che stare lì è stato più pesante a livello emotivo che fisico, perché riconosce che anche lui sarebbe potuto facilmente essere messo in prigione – ma le cose sono andate in modo diverso. Adesso è in grado di vedere i detenuti al di là degli stereotipi cinematografici dei “cattivi” che vanno in prigione. Hanno sogni e piani da realizzare una volta usciti di galera. Ad esempio a Coss l’idea di sviluppare Conbody è venuta quando era in cella; adesso lui è milionario, e torna periodicamente in prigione per portare avanti i vari programmi di allenamento. Alcuni sono dentro per un errore commesso una volta soltanto.

Ping, che è stato in prigione per oltre dieci anni, non aveva mai avuto scontri con la polizia fino alla condanna per aver “organizzato una rapina”. Non ha mai commesso direttamente alcun reato, ma era in qualche modo coinvolto con delle persone che avevano organizzato un piano criminale e ha fatto riferimento ad una pistola. Quest’ultima cosa è bastata ad aggiungere altri dieci anni alla sua sentenza. E lui si chiede “che possibilità abbiamo una volta usciti di qui?”


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Questi sono uomini forti, ma quanto sperimentato ha un imponente peso emotivo. Come possiamo aiutare queste persone mentre sono in prigione, in modo che possano cambiare vita ed evitare di tornare dietro le sbarre? Possiamo iniziare ricordandoci di loro. E poi possiamo fare qualcosa per migliorare la loro vita e, di conseguenza, per migliorare l’intera comunità.

“Ragazzi, questa settimana ci avete ridato un po’ di umanità”, ha detto Ping piangendo, dopo aver paragonato la sua esperienza in prigione a quella di una bestia verso il macello. “Mi sento di nuovo umano”.

Gli uomini nel video ci ricordano che questa opera di misericordia non è incredibilmente importante soltanto per chi è in prigione, ma anche per noi, perché sfida il nostro approccio verso i detenuti. Non c’è alcuna misericordia nell’odiare, ignorare o cacciare via un altro essere umano. Ecco perché papa Francesco visita sempre delle prigioni quando è in viaggio, per mostrare misericordia a chi è dimenticato.

“Non torneremo qui”, dice Carl rivolgendosi agli altri detenuti in un discorso motivazionale. Se mostriamo loro misericordia e la smettiamo di vedere chi è stato in prigione come se fosse un “eterno detenuto”, possiamo aiutarli a stare alla larga dal carcere e a vivere il loro sogno.

Che siano dentro a torto o a ragione, i carcerati hanno bisogno di misericordia, in ciò che diciamo e in ciò che facciamo. Ma spesso questo non avviene, anche quando hanno già scontato la pena e cercano perdono. Da cristiani, la nostra chiamata alla misericordia non si ferma davanti ai cancelli di un penitenziario.

Ecco come puoi iniziare:

1. Perdonali

Forse sei (o sei stato) vicino a qualcuno che è in prigione. Se pensi sia prudente, fare loro visita è un ottimo modo per mostrare misericordia alle persone. Puoi anche scrivere loro. In ogni caso, serbare rancore non aiuta a sanare le relazioni, e non ha alcunché di misericordioso.

Se non conosci nessuno che si trova in prigione, perdonali lo stesso. È semplice per noi odiare o schivare chi è in carcere, perché ci viene da pensare che sono soltanto dei criminali, e tali resteranno per sempre. Ma sono degli esseri umani a prescindere da ciò che hanno fatto. E meritano di essere perdonati. Potrebbe cambiare la loro vita. Ad ogni modo, chi non riceve perdono tende ad indurire il proprio cuore.


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Se Dio può perdonarci per i nostri peccati, anche noi dovremmo perdonare gli altri. Il perdono cambia in meglio sia chi perdona, che chi riceve perdono.

2. Prega per loro

Coloro che sono in prigione perché hanno infranto la legge o perché hanno fatto del male a qualcuno, hanno bisogno delle tue preghiere affinché trovino la misericordia di Dio nel proprio cuore. Chi è stato arrestato ingiustamente – tra cui anche coloro che sono stati imprigionati per la propria fede – ha bisogno della tua preghiera, affinché sia rilasciato. Prega affinché, una volta uscito di prigione, ogni detenuto sia più vicino a Cristo e serva il Signore con la propria vita. Come dice Apocalisse 21:5, “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.

Giovanni Battista fu prigioniero di Erode, per richiesta della moglie di quest’ultimo. Poi è stato decapitato (Matteo 14:1-12). Se un uomo santo come Giovanni Battista è stato imprigionato, allora l’amore di Cristo non si ferma alle porte di una prigione. In nessun sermone Cristo ci insegna che il Suo amore possa essere fermato dalle sbarre di una cella; chi è (o è stato) in prigione non dovrebbe essere trattato in modo da pensare che le proprie circostanze lo separino da Cristo. Queste persone hanno il potenziale di diventare dei santi, se scelgono di seguire Cristo!

Pregate anche per chi è di guardia ai prigionieri, affinché possano mantenere l’ordine facendo sentire, nello stesso tempo, ai prigionieri di essere delle persone che hanno il potenziale di cambiare in meglio la propria vita.

3. Contatta loro (o le loro famiglie)

Un biglietto, o una lettera. Una visita. Una seconda opportunità. Un eroico salvataggio. Un lavoro. Una settimana passata ad allenarvi insieme a loro. Se hai la possibilità di cambiare in meglio la vita di qualcuno, fallo! Certo, non sarebbe realistico pensare che ognuno debba (o possa) andare a salvare i prigionieri di guerra o chi è stato ingiustamente arrestato in territori pericolosi, ma possiamo sempre fare qualcosa. Non possiamo mai sapere quali meraviglie sia in grado di fare la misericordia nella vita delle persone. Soprattutto, prega affinché sia fatta la volontà di Dio.

Una semplice conversazione, una lettera oppure una donazione alla famiglia del detenuto sarà una grande dimostrazione di misericordia. Forse non sei mai stato imprigionato, ma anche tu sei un essere umano, in grado di connettersi con gli altri. In quel luogo potresti essere l’unico a poter dire loro che Dio li ama.

Ricorda il Buon Ladrone sulla croce accanto a Gesù. Per lui fu una grande benedizione poter chiedere a Cristo in persona di ricordarsi di lui, e Gesù gli mostrò misericordia dicendo che lui – comunemente conosciuto come San Disma– sarebbe stato lo stesso giorno in Paradiso, con Gesù. Se soltanto ogni ‘ladrone’ potesse avere l’opportunità di incontrare Cristo (in coloro che Lo seguono) e trovare misericordia!

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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