Da cardinale a Buenos Aires consegna dei suggerimenti agli educatori cattolici. Che a loro volta devono trasmetterli ai loro allievi E’ il 29 marzo del 2000 quando il cardinale Jorge Bergoglio, nel corso di un messaggio alle Comunità Educative a Buenos Aires, sprona gli educatori cattolici a far intravedere speranze concreta nel futuro dei loro ragazzi.
E lo fa attraverso cinque inviti, che gli educatori dovrebbe far propri per poi trasmetterli ai loro allievi.
Li riporta Padre Antonio Spadaro nel libro, che raccoglie le omelie e gli interventi pubblici del cardinal Bergoglio, “Nei tuoi occhi c’è la mia parola” (Rizzoli) .
1) RIVALUTATE AMICIZIA E SOLIDARIETA’
Il primo invito è a coltivare i vincoli personali e sociali, come li definisce Lui, rivalutando l’amicizia e la solidarietà. La scuola, dice Bergoglio, «resta il luogo in cui le persone possono essere riconosciute come tali, accolte e favorite. Benchè non vada trascurata una valida dimensione di efficacia ed efficienza nella trasmissione della conoscenza, per permettere ai nostri giovani di trovare posto nella società, è fondamentale che noi siamo “maestri di umanità”».
E questo, prosegue l’allora cardinale di Buenos Aires, «può essere un apporto importantissimo che l’educazione cattolica ha da offrire ad una società che in certi momenti sembra aver rinunciato agli elementi che la costituivano in comunità: la solidarietà, il senso di giustizia, il rispetto per l’altro, in particolare per il più debole e il più piccolo. Nella nostra società la concorrenza spietata occupa un luogo privilegiato. Noi possiamo apportare il senso di giustizia e misericordia».
2) SIATE PIU’ AUDACI E CREATIVI
Il secondo invito è ad essere audaci e creativi. Le nuove realtà richiedono nuove risposte. Ma anzitutto richiedono uno spirito aperto, capace di compiere un discernimento costruttivo, che non si aggrappa a certezze rancide e osa intravvedere altri modi per plasmare i valori, che non volta le spalle alle sfide del tempo presente. Ecco un’autentica prova per la nostra speranza. Se è riposta in Dio e nel suo Regno, saprà liberarsi da impacci, paure e riflessi irrigiditi per spingersi a costruire il nuovo, attraverso il dialogo e la collaborazione.
3) GIOIA, GRATUITA’, FESTA!
Il terzo invito è alla gioia, alla gratuità, alla festa. Forse la peggiore giustizia del presente è il dispotismo dell’utilitarismo, la dittatura del cinismo, il trionfo dell’amarezza. Nell’autenticità della nostra speranza risiede la capacità di scoprire, nella realtà quotidiana, i motivi, grandi o piccoli, per riconoscere i doni di Dio, per celebrare la vita, per sottrarsi alla catena del dovere e dell’avere e aprirsi alla gioia di essere semi di una nuova creazione.
Per fare delle nostre scuole un luogo di lavoro e di studio, si, ma anche un luogo di celebrazione di incontro e gratuità.
4) ADORAZIONE E GRATITUDINE
Il quarto invito è all’adorazione e alla gratitudine. Nel vertiginoso esistere di ogni giorno è possibile che ci dimentichiamo di fare spazio a quella sete di comunicazione che abita il più profondo di noi. La scuola può introdurre, guidare e aiutare a sostenere l’incontro con il Vivente, insegnando a godere la presenza, a seguire le orme, ad accettarne il “nascondimento”. Il rapporto con Lui deve essere una passione irrinunciabile.
5) L’AMORE PROFONDO PER DIO
Il quinto ed ultimo invito è a far proprie le parole di uomini del XVI secolo per rivolgersi a Dio:
“Mi muove infine il tuo amore in modo tale
che t’amerei anche se non ci fosse un cielo
e ti temerei se mancasse l’inferno
Non devi darmi alcun motivo per amarti;
poiché se anche non sperassi quel che spero
lo stesso ti amerei come t’amo”
Anonimo spagnolo