Senza dubbio quella ragazza bionda col suo cane mi ha detto qualcosa di Dio quel giorno. Non che i cani dicono “Salve”. Questo non mi colpisce troppo. Ma che è necessario abbracciare per vivere. Che è vero che molte persone muoiono senza essere abbracciate. Ed è necessario abbracciare e amare con l’anima e con i gesti.
Mi ha ricordato qualcosa che so ma che a volte dimentico. Che l’amore che non si esprime si perde e la morte è molto dura quando ci manca l’amore nel cammino. Mi ha ricordato che devo abbracciare le persone che amo, prima che se ne vadano. Perché la vita è molto breve. Devo abbracciare quando perdono chi mi ha ferito.
Penso che Di mi parli attraverso altre forme di vivere e di pensare, diverse dalle mie. E che non devo volerle cambiare solo perché sono diverse. Non mi parla solo in coloro che la pensano come me, nei credenti, in quelli che sono molto vicini a Dio.
A volte continua a sorprendermi. E mi parla in quello che non conosco. In quello che è diverso. In quello che mi spaventa. In qualsiasi circostanza. In qualunque momento.
Per questo credo di dover imparare a contemplare di più la vita. A fermarmi e guardare senza voler cambiare nulla. A stupirmi di più, sorprendermi di più. E a non voler cambiare immediatamente quello che non condivido, quello che non mi piace.
Forse per questo mi sorprende il fatto di trovare persone molto religiose che dubitano del papa. Non sono d’accordo con i suoi gesti e non vi vedono nulla di profetico, nessun segno di Dio. Non amano le sue opinioni su vari temi. Dubitano, e sono infastiditi da un papa molesto. Vogliono cambiarlo. Costa loro percepire nei suoi atteggiamenti una voce di Dio che ci tira fuori dal nostro conformismo.
Contemplare la vita significa imparare a prenderla com’è senza volerla cambiare. Imparare a trarre la sua bellezza ammirando quello che Dio mi regala, quello che mi mostra, lì dove mi parla.
Significa essere aperti a quello che ricevo dagli altri, anche se penso che io lo farei in modo diverso. Non importa. Ho questa tentazione ogni giorno. Il pregiudizio che mi fa evitare chi non è come me, colui che agisce in un altro modo, chi non la pensa come me. Chi mi toglie dai miei schemi, dai miei orari, dai miei progetti. Osservo la vita e voglio cambiarla. Non ascolto.
Voglio imparare a contemplare chi mi ferma per strada. Chi mi parla quando io non lo cerco. Chi interrompe il mio cammino per farmene uscire.
Contemplare la vita e nella vita contemplare Dio. È un modo di vivere che voglio imparare ogni giorno. Ma mi costa.
[1] Franz Jalics, Ejercicios de contemplación, 36
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]