L’arcivescovo di Bangui, monsignor Dieudonné Nzapalainga, nel Concistoro del prossimo 19 novembre in Vaticano dove verrà creato cardinale da Papa Francesco, sarà accompagnato dall’Imam e dal Pastore evangelico della capitale della Repubblica Centrafricana. E’ quanto ha appreso l’inviato di Tv2000, Maurizio Di Schino, durante la cerimonia di chiusura del Giubileo della Misericordia. Bangui, ribattezzata la capitale spirituale del mondo, è diventata uno dei simboli dell’Anno Santo con l’apertura da parte di Papa Francesco della prima Porta Santa lo scorso 29 novembre.
Monsignor Nzapalainga, l’Imam e il Pastore evangelico formano una vera e propria piattaforma interreligiosa a Bangui. Tre ‘amici della pace’ che stanno lottando insieme per riportare il Paese alla normalità. Per questo l’arcivescovo ha voluto con forza che i suoi due ‘amici’ lo accompagnassero sabato prossimo in Vaticano. L’Imam e il Pastore evangelico erano presenti ieri alla messa di chiusura dell’Anno Santo. Durante l’omelia l’arcivescovo ha sottolineato che «chi fa il male non erediterà la vita. Molti giusti sono morti e il loro sangue non è vano. Queste persone sono gli angeli custodi della Repubblica Centrafricana e stanno intercedendo per noi presso Dio» .
«Ognuno di noi – ha proseguito l’arcivescovo – deve essere mediatore di pace e portatore di perdono e misericordia» . La gente presente ha accolto queste parole con un grande applauso.
«Sono qui da tanti anni – ha detto ai microfoni di Tv2000 il missionario carmelitano, padre Federico Trinchero – ma una messa così non l’avevo mai vista. Abbiamo rivissuto la stessa gioia della visita del Papa. Il vescovo era veramente in forma, direi scatenato. Ha fatto una bella e concreta omelia parlando al cuore dei centrafricani. Ha chiesto di smetterla con questa guerra e che il frutto del Giubileo sia la pace. Ha fatto cantare e ballare i fedeli ma anche il primo ministro centrafricano e i rappresentanti musulmani seduti ai primi banchi. L’arcivescovo è un vero e proprio leone: la metafora non mi sembra esagerata. L’omelia e il suo modo di celebrare la messa è stato un vero ruggito che ha scaldato gli animi. Non ha avuto paura di dire quali sono i problemi reali del Paese. E’ stato molto concreto e ha ribadito che solo il coraggio di perdonare può aiutare il Paese ad uscire dalla guerra» .