«Quante persone stanche e oppresse incontriamo anche oggi! Lo sguardo di Gesù si posa su ciascuno di quei volti, anche attraverso i nostri occhi». Lo ha detto Francesco nella catechesi dell’ultima udienza giubilare del sabato, l’appuntamento straordinario aggiunto mensilmente in calendario durante l’Anno Santo straordinario, presentando «un aspetto importante della misericordia: l’inclusione». All’inizio, Bergoglio è stato accolto sul sagrato da un gruppo di sbandieratori che lo hanno fatto passare sotto i loro vessilli.
«Dio – ha spiegato – nel suo disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. Ad esempio, mediante il battesimo, ci fa suoi figli in Cristo, membra del suo corpo che è la Chiesa. E noi cristiani siamo invitati a usare lo stesso criterio: la misericordia è quel modo di agire, quello stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche».
Francesco ha ricordato come nel brano del Vangelo di Matteo appena ascoltato, Gesù rivolga un invito «realmente universale»: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». «Nessuno è escluso da questo appello – ha commentato Bergoglio – perché la missione di Gesù è quella di rivelare ad ogni persona l’amore del Padre. A noi spetta aprire il cuore, fidarci di Gesù e accogliere questo messaggio d’amore, che ci fa entrare nel mistero della salvezza».
«Questo aspetto della misericordia, l’inclusione – ha spiegato il Papa – si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione: davanti a noi c’è soltanto una persona da amare come la ama Dio. Quello che trovo nel mio lavoro, nel mio quartiere, è una persona da amare come ama Dio… Ma questo – ha aggiunto a braccio – è di quel Paese, di quella religione? Quella è una persona che ama Dio, una persona è da amare. Questa è inclusione!».
«Quante persone stanche e oppresse – ha continuato – incontriamo anche oggi! Per la strada, negli uffici pubblici, negli ambulatori medici… Lo sguardo di Gesù si posa su ciascuno di quei volti, anche attraverso i nostri occhi. E il nostro cuore com’è? È misericordioso? E il nostro modo di pensare e di agire, è inclusivo? Il Vangelo ci chiama a riconoscere nella storia dell’umanità il disegno di una grande opera di inclusione, che, rispettando pienamente la libertà di ogni persona, di ogni comunità, di ogni popolo, chiama tutti a formare una famiglia di fratelli e sorelle, nella giustizia, nella solidarietà e nella pace, e a far parte della Chiesa».
«Come sono vere le parole di Gesù che invita quanti sono stanchi e affaticati ad andare da Lui per trovare riposo! – ha detto Francesco – Le sue braccia spalancate sulla croce dimostrano che nessuno è escluso dal suo amore e dalla sua misericordia. Nessuno è escluso – ha aggiunto improvvisando – neppure il più grande peccatore, nessuno! Tutti siamo inclusi nel suo amore e nella sua misericordia».
«L’espressione più immediata con la quale ci sentiamo accolti e inseriti in Lui – ha continuato – è quella del suo perdono. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati da Dio. E tutti abbiamo bisogno di incontrare fratelli e sorelle che ci aiutino ad andare a Gesù, ad aprirci al dono che ci ha fatto sulla croce».
«Non ostacoliamoci a vicenda! Non escludiamo nessuno! – è l’appello finale del Pontefice – Anzi, con umiltà e semplicità facciamoci strumenti della misericordia inclusiva del Padre. È così! La santa madre Chiesa prolunga nel mondo il grande abbraccio di Cristo morto e risorto. Anche questa Piazza, con il suo colonnato, esprime questo abbraccio. Lasciamoci coinvolgere in questo movimento di inclusione degli altri, per essere testimoni della misericordia con la quale Dio ha accolto e accoglie ciascuno di noi».