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Pedro Muñoz Seca, il drammaturgo cattolico umorista fino alla morte

Pedro Muñoz Seca

dominio pubblico

Alvaro Real - pubblicato il 10/11/16

Ai suoi assassini disse: "Temo che non abbiate intenzione di includermi nel vostro giro di amicizie"

Pedro Muñoz Seca venne fucilato il 28 novembre 1936, durante la persecuzione religiosa spagnola. Morì, come tanti altri, perché monarchico e cattolico durante le esecuzioni che ebbero luogo nel massacro di Paracuellos.

A breve verrà avviata la causa di canonizzazione, insieme ad altri 43 martiri morti in circostanze simili.

Muñoz Seca fu uno dei più grandi drammaturghi della sua epoca. Il suo teatro ha fatto ridere molte generazioni di spagnoli, e lui ha conservato il suo senso dell’umorismo fino a pochi momenti prima di morire. “Temo che non abbiate intenzione di includermi nel vostro giro di amicizie”, disse al plotone d’esecuzione.

La sua opera più conosciuta è “La Venganza de don Mendo” (La vendetta di don Mendo), ma pochi conoscono le sue vicissitudini e il suo martirio. Pedro Muñoz Seca era marito e padre di nove figli. Arrestato durante un tour teatrale a Barcellona, fu incarcerato nella prigione di San Antón, a Madrid, poco dopo lo scoppio della guerra.

Lì tento di risollevare l’umore dei suoi compagni attraverso opere teatrali quali Trampa y cartón (1912) o El roble de la Jarosa (1915). Probabilmente furono la sua satira e la sua critica a portarlo al martirio. In due opere in particolare si spinse ‘troppo oltre’: nella OCA (Libera associazione degli operai stanchi e annoiati) propose una caricatura del comunismo e dell’egalitarismo; “Anacleto se divorcia” consisteva invece in una satira sulla legge del divorzio appena promulgata (1932). La Repubblica non glielo perdonò mai.

Quando fu arrestato e trascinato come un animale, Muñoz Seca disse ai suoi sequestratori: “Potrete togliermi il portafoglio, potrete togliermi le monete che ho con me, potrete togliermi l’orologio che ho al polso e le chiavi che ho in tasca, potrete togliermi persino la vita; c’è solo una cosa che non potrete mai togliermi, per quanto vi impegniate: la paura che ho”.

Un frammento del famoso “La vendetta di Don Mendo”, nella versione con Fernando Fernan Gomez

Infine, prima di morire, Antonio Muñoz Seca mostrò ancora una volta il suo senso dell’umorismo caratterizzato da un forte sentimento di fede. Disse ai suoi assassini: “Ho sbagliato a dirvi quello che vi ho detto entrando nella prigione di Madrid; siete stati così bravi da riuscire a togliermi persino la mia paura”.

Una paura svanita pochi giorni prima, quando chiese al direttore della prigione di vedere un prete: “Ci uccidono, ci uccidono! Cercami un sacerdote!”. Si confessò e scrisse una lettera a sua moglie in cui traspare tutta la sua serenità: “Quando riceverai questa lettera mi troverò fuori Madrid. Me ne vado sereno e contento. Dio sopra ogni cosa. Me ne vado molto tranquillo, sapendo che tu sarai sempre l’angelo più buono di tutti. Il mio lo è sempre stato. E se Dio ha disposto che non ci vedremo più, il mio ultimo pensiero sarà per te. […]. PS: Come avrai capito, sto andando via pronto e con l’anima in pace”.


LEGGI ANCHE: Quegli ignoti film sui martiri cristiani di Spagna


Oltre a Muñoz Seca, la ventura causa di beatificazione riguarderà altri 43 martiri: 14 sacerdoti diocesani, 14 sacerdoti religiosi – otto agostiniani, cinque suore mariste e una monaca clarissa – e 15 laici.

Su Alfa y Omega potete conoscere alcune delle loro scioccanti storie.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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comunismoguerra civile spagnolamartiri
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