Identificato un codice appartenuto a san Tommaso Becket
di Gabriele Nicolò
Quando fu assassinato, nel 1170, Thomas Becket aveva in mano il suo libro di salmi personale: lo stesso libro che lo storico Christopher de Hamel afferma di aver trovato, nei giorni scorsi, tra gli scaffali della Parker Library di Cambridge.
L’intrigante tesi sostenuta dall’accademico è scaturita da una semplice conversazione, poi rivelatasi illuminante, con un collega che gli aveva mostrato un’annotazione contenuta nel Sacrists’ Roll della cattedrale di Canterbury, risalente al 1321, che fornisce una dettagliata descrizione del salterio, rilegato con pietre preziose, che era conservato come una reliquia nella tomba dell’arcivescovo cattolico inglese. De Hamel, citato dal «The Guardian», afferma che allora, in un attimo, si è svelato l’arcano. Quella descrizione corrispondeva perfettamente a un libro dei salmi che aveva già visto e analizzato: quello appunto conservato nella Paker Library. Lo storico dunque si dice convinto che si tratta dello stesso manoscritto che era custodito nel reliquiario di Becket.
Secondo un’annotazione databile intorno al sedicesimo secolo, scrive Alison Flood sul «The Guardian», quel salterio un tempo era appartenuto all’arcivescovo ma, dichiara de Hamel, «gli studiosi hanno sempre pensato si trattasse di un’ipotesi senza fondamento, trascurando così il decisivo legame tra l’annotazione del Sacrists’ Roll e il manoscritto conservato nella Parker Library».
In un articolo pubblicato sul «Saturday’s Guardian Review» lo storico — che proprio recentemente ha scritto un libro che sta avendo grande successo in Gran Bretagna, Meetings with Remarkable Manuscripts — sostiene che il salterio fu redatto a Canterbury e che risale all’inizio dell’undicesimo secolo. Venne composto per uso privato a beneficio di Alphege, arcivescovo cattolico inglese (dal 1005 al 1012) che venne assassinato dai vichinghi a Greenwich: venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa anglicana, Alphege fu il personale patrono di Becket, che per lui — simbolo di pietà e di pace — nutrì una grande devozione.
L’annotazione del Sacrists’ Roll, evidenzia de Hamel, dice che il salterio appartiene all’arcivescovo di Canterbury, e che è un salterio per uso personale. «Sono convinto — afferma l’accademico di Cambridge — che Becket s’imbattè in questo libro e che, in segno di fedeltà al suo amato patrono, ne prese subito possesso».
Corrobora questa tesi un particolare certamente non trascurabile: la vetrata istoriata della Trinity Chapel a Canterbury mostra l’arcivescovo con in mano un libro che ha le stesse dimensioni del salterio in questione e quella stessa raffinata rilegatura decorata con pietre preziose. La vetrata è situata sopra il reliquiario di Becket ed è quasi contemporanea alla morte del santo: reliquiario che fu distrutto, nel sedicesimo secolo, da Enrico viii.
«Ovviamente — afferma lo studioso — chi dipinse quella vetrata intese mostrare ciò che era contenuto nel reliquiario, ubbidendo anche a una strategia di marketing. E quando il reliquiario venne distrutto, nulla che in esso era conservato si salvò, eccezion fatta per il salterio».