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“Questo umanitarismo omologante può aiutare un giovane a trovare sé stesso?”

Vatican Insider - pubblicato il 08/11/16

È di certo cosa buona cercare le vie, le tappe, i tempi, adeguati nell’accompagnare la persona o la comunità. Come ci ha promesso Gesù, lo Spirito ci condurrà alla verità tutta intera ricordandoci quello che Cristo ci ha detto (Cfr. Gv 16, 13; Gv 14, 26). Si tratta dunque, tendenzialmente, di un graduale cammino, non di appiattirsi sull’esistente. In questo periodo di tante problematiche, di tanti possibili conflitti, pericoli, la paura può orientare a bloccarsi sulla situazione attuale. Di fronte per esempio ai pericoli di un terrorismo pseudoreligioso si può tendere anche circa la scuola a sottolineare il pericolo dell’isolamento settario e la bontà della convivenza, della condivisione e dello scambio. Inoltre maggiori attenzioni allo sviluppo identitario possono andare a disturbare interessi in parte malintesi di chi vuole una scuola razionalista e/o (falsamente) neutralista. E anche in tali casi può essere bene cercare le possibili vie, tappe, di un dialogo realmente adeguato. 

Può anche accadere di sentir parlare di una scuola, e anche di altre situazioni, attenta a sviluppare la comune umanità dell’uomo. E forse rispetto al razionalismo può trattarsi di un qualche passo in avanti. Ma questo umanitarismo talora ancora omologante, incolore, ci si può chiedere, per esempio, fino a che punto possa realmente appassionare un giovane e aiutarlo a trovare sé stesso. Non può finire per apparire come la vera filosofia, a scapito delle folcloristiche altre differenziazioni? Negando in vario modo ed in varia misura alla persona, al giovane, la possibilità di una più viva, autentica, ricerca? I timori, lo stesso bisogno, talora, di sana gradualità possono dunque stimolare un pragmatismo più o meno neutralista che mi pare in vario modo prosecuzione del tecnicismo imperante. 

Non sarebbe comunque bene riflettere sulle possibili, magari anche di non subito vicina adeguata realizzazione, mete da individuare a proposito per esempio della formazione scolastica? Mete che lungo il percorso si possono anche tendenzialmente sempre più chiarire. Ma, mi pare, non è cosa buona ridursi ad un navigare a vista senza cercare di riflettere sui possibili orizzonti di fondo. Lo spiritualismo, il razionalismo, il legalismo, con le loro astrattezze possono indurre l’uomo nella varia vita quotidiana, anche per esempio nella pastorale e nella politica, al pragmatismo. Anche potendo ritenere un tale pastore, un tale politico, di essere i veri realisti in un mondo di pensatori astratti, da tavolino. 

Tra chi più ci rimette, e lo grida con la sua stessa vita, vi è il giovane. Che ormai si trova nella scuola in un ambiente di sbraco senza fondo. Senza stimoli, motivazioni, luci. La società va così a rotoli e nella Chiesa stessa potrebbe accadere che vi siano responsabili variamente incagliati nei blocchi di cui sopra. Quando la società “se la cava” si può finire per pensare che si possa erodere ogni base morale autentica perché tanto le cose continueranno a funzionare. E questo è un grave inganno. Se le radici dei problemi attuali, anche di quelli più vitali e concreti, possono forse, talora, farsi risalire allo spiritualismo, al razionalismo, al legalismo, le vie più concrete e diffuse del conseguente spegnimento, stallo, di tanta, specie alla lunga, involuzione, possono forse passare per il pragmatismo.  

Il pragmatismo, per esempio talora col suo reagire agli orientamenti variamente astratti suddetti (in realtà come loro frutto), può fornire l’autoinganno di discernere nel concreto delle situazioni. Senza avvedersi di operare in mille modi un non discernimento, di usare invece risposte meccanicamente prefabbricate. Orientamenti variamente distorcenti come i tre sopra citati indirizzano infatti in vario modo le persone che li vivono non di rado magari senza che queste possano avvedersene. Può trattarsi conseguentemente, talora, per esempio, di tutto un mondo di realtà variamente ineluttabili solo nella mente di chi si è fortemente strutturato in tali orientamenti. 

È dunque davvero interessante vedere che la gente si scrolla facilmente di dosso queste gabbie quando si aprono, si manifestano, per esempio nella Chiesa, strade più umane. Il che, si badi bene, non vuol dire avere la verità in pugno. Anche infatti la più strutturata tra le persone può avere mille cose da trasmettere, persino attraverso la sua stessa strutturazione. Ciò però appunto non significa che nel cammino della storia non si possano scoprire in modo sempre più condiviso punti dell’umano che non si mettono, almeno nell’ordinario, più, sotto certi aspetti, in discussione. Una cosa è amare e rispettare una persona, un’altra accettare come valida opinione qualsiasi suo pensiero. Altrimenti si può giungere a non cercare di distinguere in tante situazioni, con le equilibrate sfumature, un sano pluralismo degli sguardi dalla giusta ricerca di punti sempre più condivisi, anche talora in varia misura assodati. Spiritualismo, razionalismo, legalismo, con le loro distorsioni, i loro riduttivismi, possono faticare anche su questo punto. Per esempio in vario modo oscillando anche esageratamente da un lato o dall’altro della questione. Comunque sono tutte problematiche che la gente supera a senso, facilmente, almeno dopo un anche breve dialogo. 

Tornando al pragmatismo possiamo dunque osservare che esso si sviluppa sulla base di arbitrari paletti di confine posti al discernimento, all’operatività. Per esempio alle guide spiritualiste e/o razionaliste e/o legaliste, può non interessare discernere, e possono pensare in varia misura di non poter nemmeno meglio discernere, tanti aspetti dell’umano. Vi è dunque tutta una gamma di problematiche umane che vengono più o meno consapevolmente cassate per esempio in quanto ritenute in fondo non così importanti, come se le questioni della crescita delle persone, i loro bisogni, i loro dolori, non fossero, almeno sotto certi aspetti così importanti. Le sfumature di questi discernimenti riduttivi possono essere molte, a partire dal pensare, in realtà schematicamente, persino di aver capito bene la data situazione, perché il discernimento riduttivo, appunto schematico, è parte abituale, inconsapevole, della propria vita. Nel caso invece di una certa consapevolezza di questo cassare può spesso intervenire un altro aspetto decisivo. Il “non posso fare altro”. È il passare oltre, magari appunto a causa di una formazione ricevuta riduttiva, del sacerdote e del levita nella parabola del buon samaritano. Può essere dunque, non di rado, una questione di attenzione, di vicinanza, di concreta, con tutto il cuore, partecipazione, di un saper, con equilibrio, rischiare. Dunque in certe guide si potrebbe riscontrare da un lato il vario astrattismo dello spiritualismo e/o del razionalismo e/o del legalismo, dall’altro l’affidarsi a risposte pratiche, prefabbricate anch’esse. Senza poter, a causa di questa carenza nella formazione ricevuta, più semplicemente trovare le vie per un discernimento spirituale e umano sempre più adeguato, a misura. Il discernimento pragmatista può variamente tagliare la testa al toro (magari, in buona fede, data la formazione, chiamando ciò semplicità), cercare di far funzionare la cosa senza avvedersi delle carenze, delle distorsioni, dei malesseri, che tale atteggiamento può provocare. Ne può dunque risentire ogni aspetto, spirituale e umano, della vita della persona concreta e della società. Ci interessa dei giovani? Ci interessa della società? Non vediamo, da vicino, come sta l’ambiente scolastico? Osservo che in fondo una certa possibile superficialità, astrazione, distrazione, di qualche guida nel vissuto meditare la Parola, trovandovi, per esempio, solo quello che già sa (o, altro esempio, ghirigori variamente intellettualistici) si può alimentare anche reciprocamente con una certa possibile superficialità, astrazione, distrazione, distanza, dalla vita concreta delle persone. 

Un altro, talora, residuo di un certo razionalismo lo si può talora riscontrare nella considerazione dell’autonomia delle realtà terrene. In un ormai non recente passato tale visione può aver svolto un – sotto certi possibili aspetti – salutare compito di evitare un integralismo spirituale che poteva appesantire, distorcere, non poco la vita delle persone. Ma oggi, proprio grazie ad un graduale cammino nello Spirito, si può distinguere ed unire in modo sempre più adeguato lo Spirito e l’umanità della persona concreta. Ogni aspetto della vita può venire tendenzialmente sempre più profondamente vissuto solo maturando, a misura, nella grazia di Cristo, Dio e uomo. Certe visioni dell’autonomia delle realtà terrene possono continuare ad orientare anche subliminalmente verso questo spegnimento delle motivazioni profonde, verso questo tecnicismo, anche in varia misura, per esempio, verso un certo umanitarismo omologante. Si tratta dunque di strutturazioni talora molto radicate, che possono, di per sè, rendere molto difficile un rinnovamento, anche circa il decisivo tema della scuola. In precedenti interventi ho accennato, a proposito appunto del rinnovamento scolastico, alla questione della maturazione delle persone, dei giovani, nelle identità scelte e nello scambio e non, dunque, per vie variamente omologanti, che spengono una viva, vissuta, a tutto campo, ricerca. 

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