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Quando pregavo per le vocazioni, non intendevo che Dio potesse prendersi mia figlia!

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Matthew R. Wenke - pubblicato il 07/11/16
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I pensieri di un padre sull’ingresso della figlia in una clausura passionistaSe le figlie di altri uomini mi avessero parlato del loro interesse a entrare in convento o ad aderire alla vita claustrale non avrei avuto niente da ridire. Avrei rispettato totalmente la loro scelta e sarei stato davvero felice per loro. Sono certo che avrei pensato “Che vocazione nobile e splendida!”, o “Che vita significativa con un proposito santo!”

Quando ho sentito dell’interesse di mia figlia per la clausura, il mio primo pensiero è stato: “Mamma mia, spero che ti possa prendere una vacanza… quanto spesso potrai venire a trovarci?”

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Non è triste che il mio primo pensiero non abbia riguardato la realizzazione vocazionale e il benessere spirituale di Nora? Il mio pensiero iniziale è stato che avrei potuto perdere la presenza di mia figlia in casa e la sua compagnia gentile e piacevole.

Ho pensato a questo perché non sapevo alcune cose sul chiostro. Avevo letto l’autobiografia di Santa Teresa, Storia di un’Anima, con la sua descrizione del suo ingresso in convento e del fatto di aver dovuto dire addio al padre addolorato e alla sorella Céline.

Non sono mai stato bravo con gli addii.

Ho osservato la fiducia spirituale e la serenità di Nora nella sua scelta vocazionale quando ha visitato per la prima volta le suore passioniste per una settimana “Vieni e vedi” di discernimento nel novembre-dicembre 2013, e poi nella sua “visita da aspirante” dal febbraio al maggio 2014. Temevo di dover dire addio alla mia unica figlia.

Mentre aspettavo e pregavo durante tutto quel tempo mi sono chiesto: “Dovrei farla restare?”, “Dovrei indurla a preoccuparsi del mio dolore e del mio dispiacere?” Ho ponderato l’egoismo di tutto questo e la manipolazione e l’uso sbagliato delle dinamiche di potere e controllo che avrebbe potuto rappresentare. Ho pensato a quanto mi sarei sentito in colpa se avessi visto mia figlia intrappolata dal mio egoismo…

Il pensiero mi ha fatto inorridire. Ho preso anch’io in considerazione la vita religiosa, e come mi sarei sentito se qualcuno mi avesse intrappolato a livello emotivo, evitando che compissi una scelta libera sulla mia vocazione e sul mio stile di vita? So che avrei potuto essere risentito con quella persona, e avrei provato dolore per non aver risposto alla chiamata del nostro amorevole Signore.

Ho guardato mia figlia: un’anima pura. Una giovane donna profondamente spirituale, che voleva discernere la chiamata di Dio per lei, liberamente. Desiderava conformarsi alla volontà di Dio per cui avevo pregato, come per tutti i miei figli… [perché] per essere autentici seguaci dobbiamo essere aperti a tutte le scelte, non solo per noi, ma anche per le persone che amiamo.

Quando Nora è tornata a casa dalla sua “visita da aspirante” di tre mesi nel Kentucky non è mai tornata pienamente. Il suo corpo era a casa, ma il suo spirito apparteneva a un chiostro in Kentucky. Ci amava allo stesso modo e si è “adattata” a stare a casa, ma dopo un giorno o due mi ha ricordato che quella non era più la sua vita. “Non ho più una vita qui”, mi ha detto. “Devo realizzare il progetto di Dio per me, e non è più qui”. Non lo ha detto in modo cattivo, era solo una constatazione dei fatti.


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Sono rimasto scioccato, ma dentro di me sapevo che le sue parole erano vere. Ho iniziato a prepararmi al distacco che sarebbe avvenuto alla fine di luglio, quando Nora avrebbe iniziato il suo postulantato di un anno.

Alla fine di quel periodo, se si fosse sentita ancora chiamata alla vita religiosa non sarebbe più tornata a Olean, New York.

Le parole di Nora mi hanno ricordato quelle che Gesù ha detto a Maria e Giuseppe quando lo hanno trovato nel tempio: “Non sapete che devo occuparmi delle cose del padre mio?” Sicuramente le sue parole li hanno feriti un po’, ma dovevano conoscerne la profonda verità spirituale. Come Gesù, Nora ha seguito obbedientemente il progetto di stare con noi fino alla fine di luglio.

Ma aveva pronunciato quelle parole. La sua visita era temporanea, e non dovevamo fraintenderlo.

Da maggio al 26 luglio, quando siamo tornati in Kentucky, ho pregato per avere il coraggio, la fede e l’amore per lasciar andare mia figlia… per restituire a Dio la figlia che mi aveva prestato per quasi 19 anni. La mia unica figlia. Dio ha dato suo Figlio per me. Potevo rimettere la mia splendida Nora tra le sue braccia?

Non vi mentirò. Ho pianto, innumerevoli volte, mentre guardavo la mia amata figlia recitare il rosario accanto a me ogni sera. Le lacrime sgorgavano mentre la guardavo durante la preghiera del mattino o la recita dell’Angelus a mezzogiorno. Ho memorizzato il suono della sua voce e mi sono concentrato sul fatto che di notte dormiva al sicuro sotto il mio tetto.

Per neanche un giorno della sua visita di due mesi ho dato per scontata la sua presenza. Ho fatto tesoro di ogni momento trascorso con mia figlia.

Ho riflettuto a lungo sullo stile di vita contemplativo. Temevo ancora di dover dire addio a Nora, ma potevo comprendere la sua emozione e la sua gioia, e perfino invidiarle durante i momenti di caos a casa o a lavoro. Ho pensato che una parte spirituale di me si sarebbe unita a lei nella sua nuova casa, e che le sue preghiere nella clausura sarebbero state unite alle nostre a casa, o a Messa. “Caro Dio”, ho pregato, “dacci coraggio, conforto e profondo amore nel vivere questo momento”.

E poi è arrivato il 27 luglio. Il Vangelo era perfetto per quella giornata – riguardava il fatto di trovare la perla preziosa e di comprare il campo per possedere il tesoro. Nora aveva trovato il suo amore per il Signore e il desiderio di dare tutto a Lui e di essere totalmente posseduta da Lui!

Mia figlia è un tesoro singolare… questa “perla” sarà unita alla fila di perle preziose [in questa comunità passionista di clausura]. Ogni perla è unica; non è che una sia più bella dell’altra. Tutte concorrono a rendere completa la catena.

Ho riflettuto su quella lettura e ho osservato con gioia, stupore e reverenza la felicità di Nora per il fatto di tornare in convento. Nulla poteva incrinare la gioia, la pace e l’entusiasmo visibili che sembrava sperimentare.

Ho pregato sempre più per trovare coraggio e gioia anche per me.

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E indovinate? Dio me li ha dati! La mattina dell’ingresso di Nora sono rimasto scioccato; la sua gioia e il suo amore erano contagiosi. Non riuscivo a pensare a me stesso. Riuscivo solo a pensare alla decisione gioiosa, generosa, pura e libera di mia figlia di aderire alla vita religiosa e di donarsi completamente a Dio.

Cosa c’è di triste in questo? Niente! Nora è entrata nella clausura accompagnata dal mio sorriso e dalla mia benedizione, e ho reso gloria a Dio per aver chiamato mia figlia. Appartiene a Lui, come me e voi!

E voi? State operando un discernimento? Vostra figlia o vostra nipote o qualche altra persona cara sta pensando di abbracciare una vocazione religiosa?

Se è così, state incoraggiando la sua libera scelta o state solo difendendo i vostri sentimenti e avete paura del sacrificio?

Vi sfido ad abbandonare tutto. Mi torna in mente quello che dice spesso mia moglie: “Nessuno supera Dio in generosità!”

Non vergognatevi della vostra tristezza o del vostro dolore. Sono sentimenti normali. Amiamo da una vita le nostre figlie, nipoti, sorelle e amiche. Celebrate quell’amore, ma non lo rovinate permettendogli di rappresentare un ostacolo alla loro libertà.


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Pregate per ricevere coraggio, amore e generosità. Ne avrete bisogno. Come ci ha ricordato il nostro parroco, non stiamo rinunciando a una figlia, ma imparando ad averla in un altro modo.

Non privatevi di una possibilità di sacrificarvi. Non private Dio della sua amata sposa, la vostra persona cara.

Vi assicuro le mie preghiere, che siate un’aspirante suora o la sua famiglia. Dio benedica tutti voi. Sia fatta la Sua volontà per tutti noi, perché solo conformandoci alla volontà di Dio possiamo conoscere la pace, l’amore e la gioia in questa vita e in quella che verrà.


Matthew R. Wenke ha scritto questo pezzo una settimana dopo che la figlia Nora ha iniziato il postulantato con le Suore Passioniste presso il Monastero di St. Joseph di Whitesville (Kentucky, Stati Uniti). Sua figlia ha vestito l’abito passionista nell’agosto 2015, e ora è Suor Frances Maria del Cuore Eucaristico di Gesù. Questo pezzo è stato postato originariamente nel 2014 sul sito passionista ed è riprodotto con il permesso dell’autore.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]