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Perché dobbiamo smetterla di dare i nostri scarti ai poveri

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Dyana CC

Zoe Romanowsky - pubblicato il 07/11/16

Se Gesù ti chiedesse un cappotto, quale gli daresti?

[All’inizio dell’Anno Giubilare della Misericordia vi abbiamo consigliato 54 modi per essere misericordiosi; ecco qualche consiglio sul numero due: “Riduci le cose che possiedi: condividi ciò che hai con i bisognosi”]

Questo periodo è ottimo per pensare ai bisogni degli altri e purificare i nostri cuori. Ma anche per fare ordine nelle nostre case. Prima di raccogliere gli scarti che avete in giro per casa, metterli in una busta e donarli a qualche associazione, fermatevi e riflettete un secondo su cosa state donando e perché. Ciò che state per dare onora le persone che lo riceveranno? Sono scarti oppure qualcosa che donate con consapevolezza?


In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me — Matteo 25:40

È troppo facile sentirci in pace con noi stessi nel “dare ai bisognosi” quando in realtà stiamo soltanto trovando una scusa per sbarazzarci dei nostri rifiuti. Quando doniamo qualcosa al prossimo, deve essere di valore.

Qualche anno fa stavo scremando il mio guardaroba. Presi diverse cose, tra cui dei pantaloni logori e qualche camicia macchiata, e misi tutto in una busta. Fu mio marito a fermarmi: “Queste dovremmo buttarle nella spazzatura”, disse riferendosi alle camicie. “Non puoi regalarle proprio a nessuno”.

L’idea di buttarle mi faceva star male, ma mi fece riflettere. Perché donare ai bisognosi qualcosa che io non indosserei mai perché troppo malridotto e logoro? Chi ha bisogno di vestiti non merita forse qualcosa di meglio?

Sì, che lo merita! Il punto non è regalare abiti firmati a persone che forse non hanno mai sentito parlare di Ralph Lauren o di Calvin Klein. Ciò che voglio dire è che bisogna trattare con rispetto i nostri fratelli e le nostre sorelle. Riconoscere la loro dignità, donando loro cose a cui noi stessi diamo valore. I poveri soffrono già molte umiliazioni, questo è il minimo che possiamo fare per onorarli. Trattando loro nello stesso modo in cui tratteremmo Gesù.

In confronto ad altre cose, vestiti, scarpe e monili potrebbero sembrare di poco conto; ma hanno molta importanza, forse più per i poveri che per chiunque altro. Perché ciò che indossiamo e il modo in cui ci presentiamo ci danno un senso di dignità, di rispetto di noi stessi, di appartenenza.

Quando ho visitato l’Etiopia, uno dei paesi più poveri al mondo, rimasi sconvolta dalla bellezza e dalla dignità delle persone. Soprattutto delle donne. Molte di loro non utilizzavano né acqua corrente né elettricità, avevano pochissimo cibo (anche per i neonati) e vivevano in capanne di fango. Ma indossavano scialli coloratissimi, avevano monili e a volte si dipingevano le unghia. I loro vestiti erano puliti e quando andavano a Messa indossavano i loro abiti tradizionali, splendenti e senza una macchia.


LEGGI ANCHE: 8 cose da chiedervi se volete dare una ripulita all’armadio in questo Anno della Misericordia


Che abitino dall’altra parte del mondo o nel nostro quartiere, ai poveri piace vestirsi decentemente e stare bene con se stessi. Proprio come chiunque altro. E c’è anche una ragione pratica per la quale hanno bisogno di abiti in buona condizione: per andare ai colloqui di lavoro, per frequentare i luoghi di culto ecc.

Se volete alleggerire il vostro guardaroba, considerate l’idea di donare dei vestiti adatti ad un contesto di lavoro o delle scarpe in buono stato che non usate spesso. Donate dei vestiti che farebbero sorridere una donna indigente in Ghana. Donate una bella felpa che non indossate regolarmente, così che un vostro concittadino possa sbarazzarsi di quella consumata che usa tutti i giorni.

Voglio essere chiara, non c’è nulla di male nell’usare vestiti di seconda mano. Tante persone lo fanno regolarmente. Ma c’è una differenza sostanziale tra “seconda mano” e “scarti”. I vestiti macchiati, strappati o consumati dovrebbero essere messi da parte, ma non per darli ai bisognosi. Lo stesso discorso vale per gli elettrodomestici, per i giocattoli e persino per il cibo.

Questo lascia irrisolta la domanda: “E allora che facciamo con tutta la robaccia che non usiamo?” Beh, alcune cose non possono che essere gettate nella spazzatura. Ma dovremmo iniziare ad usare i nostri oggetti in modo creativo e sostenibile: c’è qualcosa che possiamo riparare e continuare ad usare? Possiamo utilizzare qualcosa per uno scopo diverso? O addirittura riciclare qualche oggetto?

Qualche anno fa comprai su internet dei bellissimi maglioni per le mie figlie, realizzati cucendo insieme dei maglioni per adulti destinati alla discarica.

Personalmente non ho l’abilità di fare qualcosa del genere, ma il punto è che dobbiamo ragionare bene sulle nostre cose, dal momento dell’acquisto fino alla loro fine. Non dobbiamo donare ciò che vorremmo buttare, ma ciò che ci piace e che useremmo noi stessi. Solo così possiamo davvero mostrare misericordia ai bisognosi intorno a noi.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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