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Nella nostra epoca la morte è un tabù

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Huskyherz

Alfa y Omega - pubblicato il 03/11/16

Oggi l'individuo cammina da solo verso il suo destino mortale

Nella nostra epoca la morte è un tabù. Anche se è il nostro destino più sicuro, preferiamo guardare da un’altra parte, come se non ci riguardasse. Pretendiamo di eliminare l’angoscia che ci provoca esiliandola dal mondo della parola. Al posto dell’accettazione religiosa e culturale della morte come parte integrante della nostra esistenza, avviene in modo clandestino, alle spalle del moribondo e del suo contesto sociale.

La buona morte non è più quella annunciata che permette di risolvere le questioni pendenti, ma quella inaspettata, indolore e rapida, in sintonia con il cibo rapido o il denaro rapido. Oggi l’individuo cammina da solo verso il suo destino mortale. La morte, tuttavia, irrompe bruscamente con il decesso di un familiare, di un amico o di un collega.

L’obitorio è il luogo in cui ci imbattiamo più di frequente in questa realtà. Le reazioni a cui ho assistito davanti al feretro di una persona cara sono le più varie: la moglie che grida al marito morto all’improvviso: “Perché mi hai fatto questo, perché mi lasci sola?”, il giovane sconcertato che sospira: “Perché dobbiamo morire? Dove vai, amico mio?”, il bambino di 10 anni che inginocchiato piange in silenzio davanti al cadavere del padre.

Nell’ambiente dell’obitorio convivono la difficoltà ad avvicinarsi per vedere il volto del defunto per rimanere con la sua immagine precedente, la lacerazione prodotta dalla separazione definitiva, la conversazione banale per scacciare la paura e l’insicurezza, il silenzio riflessivo che aiuta a interrogarsi sul mistero della morte e sull’aldilà. È urgente cercare un senso a questo enigma. Protestiamo perché Dio non risponde alle nostre domande, ma forse siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte.

La fede cristiana è una luce che ci orienta attraverso i passaggi sinuosi della morte. Pensare che la vita termini quando moriamo è come pensare che un seme muoia quando si semina nella terra, o che un uccello muoia quando scompare dal nostro orizzonte. Il segreto del Creatore consiste nel rimettere la fiamma della vita nelle ceneri della carne morta.

Jesús García Herrero
Cappellano dell’obitorio M-30. Madrid

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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