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La depressione post parto della cantante Adele. Sapete come l’ha superata? Parlandone…

The 58th GRAMMY Awards – Show

© KEVORK DJANSEZIAN / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / AFP

LOS ANGELES, CA - FEBRUARY 15: Singer Adele performs onstage during The 58th GRAMMY Awards at Staples Center on February 15, 2016 in Los Angeles, California. Kevork Djansezian/Getty Images/AFP

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 03/11/16

Nelle neomamme la condivisione di un tormento può essere un buon aiuto psicologico se si pensa di essere inadeguate al ruolo di madre

«Mi regalavo un pomeriggio a settimana per fare quello che volevo, senza il mio bambino. Una mia amica mi ha detto “Davvero? Non ti senti male?”. Le ho risposto “Non così male come mi sentirei se non lo facessi”. Altre quattro amiche la pensavano come me, ma erano tutte troppe imbarazzate per parlarne. Tutti credevano che la gente le avrebbe etichettate come cattive madri, ma non è questo il caso. Ti rende una mamma migliore darti del tempo migliore».

Per la prima volta, in un’intervista rilasciata a Vanity Fair (dicembre 2016), la popstar Adele ha parlato apertamente della sua battaglia contro la depressione post parto.

MADRE TORMENTATA

Dopo la nascita del figlio Angelo per la pluripremiata cantante non è stato semplice vestire i panni di madre, nei quali spesso si sentiva costretta. Il pensiero che la maternità fosse stata la scelta peggiore della sua vita – riporta l’Huffington Post (2 novembre), rilanciando l’intervista – continuava a tormentarla, credeva di essere inadeguata e uscire da questa condizione mentale non è stato semplice.

LA CONFESSIONE

Ad aiutare Adele è stato l’attuale compagno e padre del bambino, Simon Konecki, che le ha consigliato di confrontarsi con altre madri. Inizialmente non voleva confessare a qualcun altro le sue preoccupazioni, quando ha trovato il coraggio si è ritrovata ad ascoltare le sue stesse paure uscire dalla bocca di altre donne, sentendosi meno sola e capendo che era necessario prendere del tempo per sé.

AIUTO PSICOLOGICO

Come ha spiegato ad Aleteia (26 novembre 2015)il professore Lucio Rinaldi, docente di psichiatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile dell’area di psicopatologia perinatale al policlinico “Agostino Gemelli” di Roma, la cosiddetta “maternity blues” fa affrontata garantendo un sostegno psicologico diretto alla madre che avverte la depressione.

RISCHI INDIRETTI

Bisogna essere presenti e far sentire una stretta vicinanza alla donna se in essa subentra una patologia depressiva. La donna può essere impreparata ad accudire il bambino, che potrebbe avere problemi nell’allattamento. Non ci sono rischi diretti per la salute della donna o del bambino, ma rischi indiretti.

In questo contesto, osservava Rinaldi, «è decisivo il ruolo della struttura familiare per fare in modo che sia la neo-mamma che il piccolo superino con successo questa fase critica».

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