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3 vizi che non rispettano il ritmo della natura e ci danneggiano ogni giorno

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Francisco Vêneto - pubblicato il 02/11/16
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La luce e il suono, il cervello e la concentrazione, il tempo sequenziale e i risultatiMolti dei vostri atteggiamenti quotidiani interferiscono direttamente sul vostro umore, sulla vostra produttività, sulla qualità del vostro riposo e sul vostro benessere in generale. Cambiare atteggiamento non è facile, soprattutto quando gli atteggiamenti sono ormai diventati abitudini, ma è fondamentale rivedere alcuni comportamenti quotidiani nocivi se vogliamo migliorare davvero la nostra qualità di vita.

Ecco tre abitudini dannose che vanno contro i ritmi della natura e che dobbiamo imparare a controllare subito:

1 – La luce blu dei led degli schermi prima di dormire

La nostra società sempre più artificiale tende a dare sempre meno attenzione ai ritmi della natura, sia a lungo termine che nel quotidiano. Le conseguenze, tuttavia, mostrano chiaramente che questi ritmi non possono essere semplicemente ignorati come se potessimo comandare sull’ordine naturale (e non sono poche le persone che pensano che comandiamo la natura…)

Uno degli elementi naturali che variano con maggiore evidenza nel corso della giornata è la luce.

Avete già sentito parlare di luce blu? I raggi del sole contengono alte concentrazioni di questo tipo di luce. Quando esponiamo gli occhi ad essa, il nostro organismo interrompe la produzione della melatonina, che è l’ormone che induce il sonno, lasciandoci quindi più attenti. Quando i raggi solari perdono la luce blu, alla fine del pomeriggio, avviene il contrario: il nostro corpo torna a produrre melatonina, e quindi cominciamo a diventare assonnati.

Durante la notte, quando i raggi del sole non ci raggiungono e il nostro cervello non si aspetta l’esposizione alla luce, siamo particolarmente sensibili alla luce blu, con conseguenze sul nostro umore, sul livello di energia e sulla qualità del sonno.

Molti dispositivi dai quali siamo ormai dipendenti, come smartphone, notebook e tablet, emettono la luce blu direttamente verso i nostri occhi. E cosa accade alla produzione di melatonina quando siamo esposti a questa luce? Viene interrotta, interferendo con il nostro sonno. E cosa succede il giorno dopo se la qualità del nostro sonno è stata negativa? E cosa succede quando questo si ripete tutte le notti e tutti i giorni?

È ora di tornare a rispettare un po’ di più questi ritmi della natura.

2 – I 15 minuti consecutivi di concentrazione: basta interruzioni!

Il nostro cervello ha bisogno, in media, di 15 minuti consecutivi per concentrarsi su un compito. Quando raggiungiamo il culmine, entriamo in un flusso continuo di produttività nel quale rendiamo cinque volte di più di quando interrompiamo la concentrazione.

Ma cosa tendiamo a fare durante la giornata? Guardiamo i messaggi nelle reti sociali, controlliamo i risultati delle partite, facciamo un giro per i portali di notizie, facciamo una piccola pausa per uno stuzzichino… Tutto questo ci sottrae alla concentrazione e fa sì che siano necessari altri 15 minuti di dedizione continua, dopo ogni interruzione, per tornare allo stato di concentrazione.

Ciò vale anche per un’abitudine che potrebbe sembrare produttiva ma non lo è: programmare notifiche e allarmi che ci distraggono durante tutta la giornata. Ogni volta che ci viene notificato un nuovo messaggio o un compito pendente, veniamo sottratti a quel flusso di produttività che il nostro cervello aveva impiegato 15 preziosi minuti a raggiungere. Anziché sabotare la vostra concentrazione con avvisi sonori e visivi sparsi per la giornata, stabilite orari fissi in cui risponderete alle e-mail, verificherete i messaggi e farete delle pause. In questo modo, preserverete la vostra concentrazione nei compiti specifici di ciascuno dei vostri obiettivi e procederete più rapidamente, concentrandovi su una cosa per volta, facendo le cose per bene ed evitando di dover ricominciare sempre perché vi siete distratti.

3 – Basta iniziare. È ovvio, ma allora perché continuate a rimandare?

L’ordine normale del tempo, in base alla nostra esperienza naturale nella quotidianità, è sequenziale: prima viene il “prima”, poi viene il “durante” e infine il “dopo”. Eccettuando interessanti realtà parallele di fantascienza, è in quest’ordine che avvengono le cose: iniziano, proseguono e terminano.

Ma molta gente non inizia! Immagina come sarà la vita “dopo che” avrà risolto questa o quella cosa pendente, “dopo che” avrà sistemato casa, “dopo che” avrà letto quel libro, “dopo che” avrà svolto quel lavoro, “dopo che” avrà raggiunto quell’obiettivo, “dopo che” avrà risolto quel problema… Lì sì che si sarà felici, si lavorerà con più attenzione, si avrà tempo per la famiglia, per gli amici, per Dio…

È una tentazione comune quella di aspettare il momento in cui si ha la “certezza” che andrà bene per iniziare a fare qualcosa. È evidente che non si possono fare le cose a caso e senza pianificazione, ma dovrebbe anche essere evidente che passare tutta la vita a pianificare, sognare e calcolare senza mai concludere nulla non funziona. Come pretendete di poter produrre qualcosa se non iniziate mai? Come vi aspettate di migliorare i risultati se non testate le vostre idee e non individuate nella pratica quello che può essere modificato? Se scrivete una brutta pagina potete modificarla, ma non potrete mai modificare una pagina in bianco.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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