Una mentalità legata al sacro, una tentazione sempre presente nel credente ma che va respinta
Sempre quando un evento come il terremoto,o altri accadimenti che superano la capacità dell’uomo di gestirli (come atti di terrorismo, o incidenti di grandi dimensioni), ci colpiscono la tentazione è quella di scaricare questo peso sul comportamento altrui e direttamente o indirettamente sul divino. E’ un atteggiamento che un cristiano deve stare attento a non introiettare. Dio non punisce, non è colpa di piccole minoranze se la terra trema o se una nazione viene colpita dal terrorismo. Per questo dispiace vedere intellettuali cristiani di gran pregio anche solo suggerire che sia a causa di certi comportamenti o scelte (tra l’altro del Vescovo di Roma), che un qualcosa avviene o meno rischia di indurre i fedeli che con sincera stima lo seguono ad introiettare una sorta di pensiero magico-sacrale che è il contrario della fede, è il contrario della santità. Intendiamoci, come dice San Giovanni Paolo II nell’esortazione postsinodale Reconciliatio et paenitentia : “in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri. È, questa, L’altra faccia di quella solidarietà che, a livello religioso, si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi, grazie alla quale si è potuto dire che “ogni anima che si eleva, eleva anche il mondo”, in maniera misteriosa siamo tutti collegati, ma la ricerca di un capro espiatorio è una cosa diversa. Accusare continuamente il pontefice di comportamenti scorretti è ancora diverso. Il teologo Antonio Sabetta ricorda che da un lato bisogna riconoscere la «radicalità» della prova a cui è messa la fede in un Dio creatore e provvidente dall’esperienza del male e dalle proporzioni delle sue dimensioni (cf Catechismo della Chiesa Cattolica 272 e 385), dall’altro «evitare di trovare a tutti i costi una spiegazione in Dio a ciò che accade nel mondo, giungendo fino a vedere nelle tragedie della storia la giusta punizione di Dio per i misfatti degli uomini»….
«La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità − non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta − nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino a oggi» (Rm 8, 19-23).