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La storia d’amore che nessuno vuole ascoltare: il vaginismo nel matrimonio

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Flickr.com/ Creative Commons/ ©Wyatt Fisher

SIMCHA FISHER - pubblicato il 28/10/16

Chi non ama un buon saggio, onesto, personale, soprattutto uno che parla di terribili lotte e momenti di oscurità? Li amiamo, almeno finché hanno un finale felice. Ho sofferto questo, abbiamo sopportato quello, e ora siamo venuti fuori dal momento buio e siamo più felici, più saggi, più forti e più realizzati che mai. Non è niente di nuovo: nell’antica Grecia, il pubblico che andava a teatro era sempre avido di rappresentazioni che lo portavano a vivere con il protagonista dolori e calamità incredibili, solo per emergere poi con… qualcosa. Se non un lieto fine, almeno una lezione, o almeno giustizia. Vogliamo uscirne fuori esausti ma soddisfatti.

Quando sono iniziate le recensioni sul mio libro su come destreggiarsi nella realtà quotidiana della pianificazione familiare naturale, molti lettori sono rimasti entusiasti per la mia onestà, ma qualcuno no. Alcuni hanno pensato che fossi troppo schietta, perfino oscena, ma certe persone pensavano che tutta quell’onestà e quell’apertura non andassero abbastanza lontano, perché non rispondevano a tutte le loro domande. Non si diceva loro quello che volevano sentire davvero. Se dovevano essere trascinati in una storia sulle lotte, i dolori e le frustrazioni che possono accompagnare l’obbedienza all’insegnamento della Chiesa sulla sessualità umana, allora volevano sapere dove fosse il lieto fine per loro.

“Sembra che capisca il problema”, era la lamentela, “ma non offre soluzioni reali”.

E infatti non lo facevo. Parlavo di approcci, strategie e atteggiamenti che ci possono aiutare ad amare meglio il nostro coniuge e Dio, ma non “risolvevo” il problema della difficoltà della pianificazione familiare naturale, e non spiegavo come liberarsi dal dolore.

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Parlavo invece molto della croce.

Non biasimo le persone per il fatto di non volerne sentir parlare, o per non voler capire che non c’è risposta al riguardo. Ma amici miei, c’è un saggio che voglia condurvi attraverso qualche grande sofferenza spirituale e non menzioni la croce? Non è un saggio cattolico. La croce è al cuore di quello che siamo, del perché facciamo ciò che facciamo, è quello a cui possiamo rivolgerci quando non c’è nessun altro posto dove posare lo sguardo. La croce non ha senso, ma niente ha senso senza la croce. Eliminatela e saremo davvero perduti, errando in una landa sconfinata di dolore, non per 40 anni ma per l’eternità.

E se vi rivolgete alla croce e poi dite “Sì, sì, ma cosa dovrei fare?”, tutto quello che posso dirvi è tornate indietro. È quello che dico a me stessa.

È un modo estremamente lungo per introdurvi a un saggio importante della amica Ellen, che ha creato un blog per uno scopo specifico: parlare del suo matrimonio, in cui lei e il marito non hanno mai fatto sesso e mai lo faranno.

Ellen è affetta da vaginismo,

una condizione in cui i muscoli pelvici si contraggono involontariamente ogni volta che vengono toccati, chiudendo i muscoli dello sfintere e impedendo il rapporto sessuale. A volte può essere il risultato di un trauma sessuale passato, a volte è il risultato di una ferita verificatosi durante il parto e a volte, come nel mio caso, non ha ragioni apparenti.

Nessuno è riuscito a risolvere il loro problema. Ci sono pochissime informazioni per le persone che lottano contro questa condizione rara ma non eccezionale, e ancor meno informazioni per le coppie che vogliono approcciare il proprio matrimonio da un punto di vista cattolico.

Ellen parla della loro lotta e di dove sono ora, un anno dopo aver capito che qualcosa non andava. Parla di quello che hanno imparato su Dio e sull’amore.

Per favore, leggete il suo saggio (forse ce ne saranno altri, forse no), anche se non avete sperimentato una situazione simile a quella che stanno affrontando loro. Leggetelo non per capire come abbiano trionfato sulle loro difficoltà, ma per scoprire come stanno imparando ad essere felici nonostante queste. Come accade con qualsiasi storia sull’amore e sul matrimonio, riguarda molto più del sesso. Ellen dice:

Non tutto deve cambiare, e molti dei nostri sogni sono ancora gli stessi e ancora possibili. Ma il cuore e l’anima di tutto questo hanno dovuto cambiare in modo sostanziale. Fin da quando ho memoria, ho sempre sognato di essere la madre di una famiglia numerosa e sana. Pensavo che sarebbe stato il compito principale della mia vita, e non vedevo l’ora di iniziare. Ora, realisticamente, so che ci sono ben poche possibilità che accada. Il “frutto del nostro amore” non si concretizzerà in dolci faccine, riccioli biondi e rossi e manine appiccicose. E fa male pensare che potrebbe non accadere mai, e anche se accadrà non sarà mai tanto quanto avrei voluto.

Ma volete sapere una cosa? Vedo il frutto del nostro amore ogni giorno. L’amore deve dare frutto o muore, e allora quando stavo realizzando che i figli avrebbero potuto non arrivare sono entrata in panico. Che razza di matrimonio sarebbe stato? Ma non avete idea dei modi in cui Dio ha permesso che il nostro amore portasse frutto…

Non è il tipo di pace che deriva dal “Siamo passati per un momento difficile ed ecco come l’abbiamo risolto”. Non tutte le domande ottengono la risposta che vorremmo, ma questo non significa che non ci sia alcuna risposta.

Il saggio di Ellen è non solo onesto sul dolore e la sofferenza, ma anche pieno di speranza e di generosità. È anche questo che si vede guardando la croce: non solo sofferenza vera e totale, donazione dolorosa di sé, ma una porta per entrare in un nuovo mondo che dobbiamo attraversare.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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