Di Ruth Baker
Non so voi, ma quando sono addolorata o stressata ci sono due vie che può prendere la mia vita di preghiera: o mi sento più vicina a Dio, e la preghiera arriva allora più facilmente, o la mia vita di preghiera diventa arida e sembra impossibile qualsiasi tipo di comunicazione con Dio. È allora che spesso veniamo incoraggiati a cercare preghiera e ispirazione in altri modi, ma cosa fare quando si sente che nulla ci ispira? Tre anni fa, quando mi trovavo in una situazione di questo tipo, ho scoperto le preghiere di Dietrich Bonhoeffer (grazie alla pubblicazione dello YOUCAT). All’epoca sentivo di non riuscire a pregare con le mie parole. Non avevo parole atte a esprimere i miei sentimenti, ma le preghiere di altre persone – i santi e anche i salmi – sembravano un po’ fuori dalla mia portata. Nel momento in cui non riuscivo a pregare a parole mie, le parole di Bonhoeffer sono state la cosa migliore che potessi trovare!
Dietrich Bonhoeffer era un teologo luterano, scrittore e docente universitario che venne imprigionato dai nazisti e poi giustiziato nel 1945, negli ultimi mesi della II Guerra Mondiale. Anche se non sapete molto di lui, come nel mio caso quando ho scoperto le sue preghiere, il suo carattere emerge brillando in modo tranquillo dalle sue parole. Quello che amo delle sue preghiere è l’onestà. Non finge con Dio che vada tutto bene. È estremamente aperto sulla difficoltà della sua situazione, e tuttavia – e questa è la parte importante – non si arrende. Bonhoeffer deve aver conosciuto la verità per cui la morte non ha l’ultima parola. È Cristo ad avere la parola finale, e le preghiere di Bonhoeffer rinviano tutto a Dio di modo che nel paradosso della sofferenza si riescano a trovare conforto e forza.
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